ABIGAIL

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 ABIGAIL 

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 ABIGAIL 

"Abigail." Si lagna. "Come fai a sapere che sono io?" borbotto ritirando il dito da sotto il suo naso. "Mmh, forse perché ci sei solo tu?" sbadiglia aprendo gli occhi. La sua mano stringe il mio fianco, io ridacchio poggiando il mento sul suo petto. Non mi fa tanto male visto che sto applicando la crema mattina, pomeriggio e sera. Voglio che questi lividi se ne vadano il prima possibile. "Ma dormivi, poteva essere chiunque." Ribatto. Heath mi fissa scettico e poi ritorna a chiudere gli occhi. "Chi tace acconsente." Bisbiglio fiera della mia risposta. Lo guardo per un bel po' notando le sue ciglia lunghe e chiare accarezzargli il viso, le labbra piene e l'accenno di barba che tanto adoro. Spingo sui talloni per arrivare alla sua altezza e poggio una mano sul suo volto tracciando poi un dito fino al mento. "Mi dispiace che tu abbia visto quello che è successo in quel bagno." Spezzo il silenzio. Il suo corpo si tende mentre pian piano apre gli occhi e comincia a disegnare con i polpastrelli sulla mia schiena. "Non ti colpevolizzo per aver desiderato di smettere di soffrire Abigail, ma vederti in quel modo... mi ha spezzato." "Niente 'sei un incosciente'?" chiedo. "Io... so cosa si prova a sentire il desiderio irrefrenabile di porre fine al dolore e non posso davvero permettermi di parlare. Solo che- non voglio tu lo faccia mai più. Andandotene mi lasceresti solo e io non voglio più esserlo. Non parlo di egoismo ma di mancanza che è ben diverso." Mi guarda attirandomi un po' più vicino. "Cosa è successo?" domando. "Voglio dire, puoi anche non dirmelo, non è un problema però io sono qui se hai bisogno." Aggiungo. Un sorriso lieve gli incornicia il volto. "C'è un motivo se ho deciso di aprire una palestra e tutto parte da quando io avevo sei anni e Scott otto. Nostro padre ci picchiava perché ci detestava. Sapevamo che non era nato per ricoprire un ruolo del genere e beh, ce lo ha dimostrato da subito. Quando ci siamo fatti più grandi Scott ha cominciato ad andare in palestra e lo avrei fatto anche io ma c'erano troppe spese e non volevo dare questo peso a mia madre. Fatto sta che a quattordici anni cominciai ad allenarmi in casa, in camera mia, di nascosto da mio padre. Una sera era incazzato per non ricordo quale motivo e decise di colpirmi... quella sera Scott gliele diede di santa ragione e lo buttammo fuori di casa. Lucas aveva una situazione simile a casa e ci pensai io a sistemare quello stronzo del suo patrigno. Da quel giorno convinsi Lucas ad allenarsi con me e quattro anni dopo, dopo aver richiesto un prestito in banca, abbiamo aperto la Eastwood Gym. C'è solo il mio cognome perché Lucas dice che il suo fa schifo, abbiamo litigato per questo visto che io volevo ci fosse anche il suo ma è cocciuto e così... eccoci qua." "Qual è il suo cognome?" "Till." "Beh, non ha tutti i torti." Faccio una smorfia facendolo sbuffare una risata. "Come stai adesso?" poggio il mio naso sulla sua guancia ritrovandomi attaccata al suo viso. "Meglio. È il nostro passato e tale rimarrà." Risponde spostando di poco il volto. Il mio cuore accelera alla vista della sua bocca a qualche centimetro dalla mia. "E tua madre, come sta?" mormoro. "Benissimo. Non ci sentiamo spesso però c'è un bel rapporto." Dice piano. "Non abita qui a Coventry?" "No, ha deciso di trasferirsi a Birmingham per cambiare aria." Spiega. "Come darle torto. Ha fatto la cosa migliore di tutte." Sospiro. "Hm-hm." Alzo lo sguardo ma trovo il suo fisso sulle mie labbra. Passo l'indice sulla sua mascella spostando lo sguardo sulla sua bocca fino a tracciarne i contorni, respiro proprio su di essa e accenno un sorriso quando scorgo un tremore. Ancora una volta aspetta che sia io a decidere come muovermi e mi piace, rispetta i miei tempi e i miei desideri. Decido di porre fine al suo supplizio e colmo la distanza tra i nostri visi acciuffando le sue labbra. Poggio una mano accanto al suo viso per reggermi mentre mi godo questa sensazione unica, sento le sue mani sfiorare i miei fianchi sotto al maglione e poi la schiena ma a me non causa nessun fastidio. Ho la più totale fiducia. Premo il mio corpo sul suo desiderando di essergli il più vicina possibile e sorrido sulla sua bocca quando rilascia un piccolo gemito di piacere. Faccio scorrere la mia mano sul suo collo e poi sul tessuto della maglia, trovo l'orlo e – sentendomi piuttosto fiera di me e coraggiosa – lo supero toccando finalmente la sua pelle calda e liscia. Heath mi ha scatenato certe... emozioni dentro dal primo momento che ho incrociato il suo sguardo e non è un mistero che ci sia attrazione fisica tra di noi, solo... non credevo sarebbe scoppiata in questa maniera. Mi aspettavo qualcosa di più calmo ma sono un fuoco, melma tra le sue mani che potrebbe modellare a suo piacimento. Le nostre lingue si cercano, così come le nostre mani bramose di toccare e accarezzare sempre di più. Heath ribalta la situazione facendomi ritrovare con le spalle al materasso senza mai staccarsi dalle mie labbra e a me non dispiace di certo. Riscoprire tutto questo è strano e meraviglioso allo stesso tempo; sono passati anni e pensavo che non avrei mai provato la sensazione di unicità, che mi sarei legata a qualcun altro, invece eccomi qui... completamente persa tra le braccia di un ragazzo che con un solo sguardo mi ha dato tutto. Non ho nemmeno idea di come le nostre maglie finiscano sul pavimento, capisco solo che la sua bocca si muove avida sul mio collo ma attenta a non farmi male e senza lasciare un marchio. Faccio scorrere le mani sulle sue spalle nude beandomi dei suoi baci, mi sembra quasi di sentire una classica canzone rock, una di quelle che Heath ascolta spesso mentre si diletta in cucina.
"Fanculo." Il moro solleva il capo dall'incavo del mio collo ed io realizzo che sto davvero sentendo una canzone rock a me – ovviamente – sconosciuta proveniente dal suo cellulare. Mi porto una mano sulla bocca e soffoco una risata mentre il ragazzo si tende per recuperare il cellulare dal comodino. "Che vuoi?" risponde. "Sul serio, Scott? Vuoi che me freghi qualcosa della tua macchina? No- sì, complimenti, compra la cena allora. Italiano. Ciao." Heath sospira e mi rivolge uno sguardo. "Scott?" chiedo. "Ha venduto un'auto, era euforico." Borbotta. "Ma è fantastico!" "Non meglio di quello che stavo facendo io." Mi fa notare. Ridacchio arrossendo come una stupida e gli rubo un bacio. "Non posso obiettare." Dico nello stesso momento in cui il mio stomaco comincia a brontolare. "Bene, avrei rovinato io stessa il momento. Che fortuna che tuo fratello abbia chiamato." Non lo guardo nemmeno in faccia talmente sono rossa. Heath ride e si sporge oltre il materasso per recuperare le nostre maglie. "Biscotti e film? Dobbiamo comunque aspettare per la cena che Scott ci offrirà gentilmente." "Andata." Annuisco sorridente. "Andata." Sorride al mio tono allegro. 

𝑊𝘩𝑎𝑡 𝐼𝑓 [𝐵𝑟𝑜𝑘𝑒𝑛 𝐺𝑖𝑟𝑙𝑠 𝐷𝑢𝑜𝑙𝑜𝑔𝑦 𝑉𝑜𝑙.𝟣]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora