ABIGAIL

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ABIGAIL

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ABIGAIL

Siamo in macchina da qualche minuto ormai ma Heath non mi ha detto molto, quindi non mi resta che aspettare e scoprirlo da sola. Non che io mi aspetti nulla di sorprendente, sono abituata a passare il mio compleanno in casa e da sola. Uscire mi fa persino strano. "Siamo quasi arrivati." Dice il moro. "Hm-hm." E in effetti ci fermiamo dopo altri dieci minuti. Non sono mai stata in questa parte di quartiere, sembra anche piuttosto trascurata. "Dove siamo?" chiedo. "Questa era la mia vecchia casa." Risponde prima di scendere e aspettare che io faccia lo stesso. "Non ci abita più nessuno e probabilmente la demoliranno fra qualche mese. Ho sentito che hanno in mente di rimettere la zona a nuovo." Heath prende la mia mano intrecciandola con la sua come fosse la cosa più naturale di sempre, come se lo facesse da una vita, e mi fa avvicinare all'abitazione abbandonata. "Ti dispiace?" lo guardo. "Credo di sì. Voglio dire, sono successe tantissime cose orribili ma ho anche mosso i miei primi passi lì dentro. Ho giocato insieme a Scott in giardino, aiutato mamma a pitturare la porta d'ingresso... erano momenti belli, quando lui non c'era." "È normale che sia così. È stata dura anche per me lasciare casa dei miei." Accarezzo il dorso della sua mano. "Ti ho portato qui perché ho pensato che ti sarebbe piaciuto sapere un po' di me." Ammette. "E pensi che dopo... potremmo andare da me?" mordicchio il mio labbro inferiore. "Solo se ne sarei pienamente sicura." "D'accordo." Annuisco.
Heath recupera una chiave dal suo portafogli e apre la vecchia porta d'ingresso. "Cucina e soggiorno." Indica le due stanze alla nostra sinistra e destra. "È per metà ancora arredata." Noto. "Sì, mia madre ha pensato di prendere solo il necessario." Spiega. Saliamo le scale poste al centro, di fronte c'è il bagno e si capisce perché la porta è socchiusa quindi è facile notare i sanitari. Alla sua sinistra due stanze e sulla destra una. "Quelle sono la stanza dei miei e di Scott. La singola è mia." Guarda la stanza sulla destra. "A Scott piaceva la vicina e quindi abbiamo fatto a cambio. All'inizio non eravamo molto legati, ad essere onesto. Poi, con le mani di papà mai ferme, abbiamo cominciato ad avvicinarci fino a diventare uno lo specchio dell'altro." Sorrido avvicinandomi un po' a lui. È bello che parli così di suo fratello, si percepiscono l'amore e l'affetto che nutrono l'uno nei confronti dell'altro. Io sono sempre stata figlia unica ma voglio credere che semmai avessi avuto un fratello o una sorella saremmo stati di sicuro legati. "Sciupafemmine già da bambino?" sorrido seguendolo proprio nella stanza di Scott. "Aveva una fidanzata nuova ogni settimana. La cosa non è cambiata nemmeno alle superiori." Sbuffa una risata Heath. "E tu com'eri?" domando guardandomi intorno. Ci spostiamo nella sua camera ma non è molto diversa da quella di Scott. C'è lo scheletro di un letto, dei segni sul pavimento che indicano ci fossero un armadio e una scrivania e tanta polvere. "Ho avuto una fidanzata alle medie e due alle superiori. Ero molto simile a Scott d'aspetto, ecco perché non si avvicinavano in molti, ma ero diverso da lui in fatto di relazioni. Le due che ho avuto sono state abbastanza importanti e impegnative." Spiega. Un fastidio allo stomaco fa capolino al pensiero di Heath con un'altra. Che ci pensi ancora? Forse è ancora innamorato di una delle due? "L'università, invece, è stata solitaria. Non per un motivo specifico." Aggiunge. "Aspetta, università? Hai detto che tu e Lucas-" "Mentre cominciavamo l'università. Le nostre madri sono sempre state intransigenti sull'istruzione." "Quindi tu..." "Potrei tranquillamente insegnare educazione fisica a scuola. Ho una laurea. Ti stupisce?" sorride divertito. "Sì. Voglio dire, non è che io pensassi tu fossi... insomma, sono solo molto sorpresa e in positivo." Arrossisco. "Va tutto bene – sbuffa una risata – lo so." "Anche Scott?" "Sì, solo che lui ha preso un percorso del tutto opposto da quello che ci aspettavamo. Ha una laurea in ingegneria meccanica." "Wow... e come mai?" "A scuola era molto bravo nelle lingue, quindi pensavamo che avrebbe scelto quelle all'università, invece eccolo lì." "Beh, è felice con la sua officina no? È questo che conta." "Sì, siamo entrambi soddisfatti dei nostri lavori." Ci conduce di sotto e poi fuori. Chiude la porta dietro di sé e depone la chiave all'interno del suo portafogli.
Quando ritorniamo in macchina mi chiede se io sia sicura di ritornare nella mia vecchia casa, rispondo affermativamente e così, dopo circa quindici minuti, ci ritroviamo davanti la mia ex casa. È chiaro che sia l'opposto di casa Eastwood ma io ho sempre pensato che se papà lavorava così tanto e voleva viziarci ne aveva tutto il diritto. Non mi ha mai dato fastidio vivere nel lusso visto che ci sono nata e tutte le amicizie che ho coltivato sono sempre state sincere. I miei genitori erano ricchi sia fuori che dentro e per questo gliene sarò sempre grata. Papà ha costruito tutto con le sue mani ed è giusto che usufruisse dei confort che c'erano in casa. "Caspita." Commenta Heath. "Grandissima, lo so." Sorrido al ricordo. "Lo sai, la casa era talmente grande che i miei ci organizzavano le cacce al tesoro per i miei compleanni. C'erano bambini che gironzolavano ovunque." "Posso solo immaginare." Sorride scendendo dalla macchina. "Entriamo dal retro. È rischioso dalla principale." Dico trascinandolo in fretta verso la porta sul retro. Se solo qualcuno dovesse riconoscermi sarei nei guai fino al collo, soprattutto con Heath accanto. "Direi che questa cucina è grande quanto l'appartamento in cui vivo adesso." Heath si guarda intorno mentre io rilascio un lungo respiro. "La casa è di mia proprietà, quindi spetterà a me decidere che farne. Arthur non ha mai detto nulla in merito e non credo voglia prenderla lui quindi io ne approfitto e non tiro mai fuori l'argomento." Spiego prima di mostrargli il resto della casa. Perdo un po' di tempo nel raccontargli storielle sui miei genitori mentre gesticolo ricordando ma a lui non sembra dare fastidio, anzi, sembra ben contento di ascoltare. "Questo era il secondo studio di papà ma sarebbe diventata la stanza di mio fratello un giorno. Pochi minuti prima dell'incidente lo chiesi a mio padre, sai... di avere un fratellino e lui mi disse che ne avrebbe parlato con mamma. Erano ancora giovani e un altro figlio poteva rientrare nella cornice. Beh, il resto lo sai e quindi è rimasto lo studio." Scrollo le spalle con un sospiro. "Ti sarebbe piaciuto averne uno, eh?" Heath accarezza la mia schiena facendomi appoggiare a lui. "Terribilmente." "Mmh, non ne avrai uno più piccolo però ne hai uno maggiore. Lo sai che Scott ti adora e io sono disposto a dividerlo." Dice. Le sue parole mi fanno commuovere, mi toccano il cuore e lo accarezzano. "Gail – emette un lamento – non volevo farti piangere." Cerca subito il mio sguardo. "Ho solo apprezzato, mi sono commossa." Lo rassicuro. "Vallo a dire a quel rompiscatole che ti sei commossa per lui. Se ne vanterà in eterno." Borbotta. "A proposito, lo raggiungiamo? Mi sento in colpa ad averlo lasciato solo." Ammetto. "Io sì, tu hai il resto del pomeriggio impegnato." "Mmh, è vero. Ti scusi da parte mia con Scott?" chiedo mentre ci facciamo strada verso le scale. "Non ci penso nemmeno. Dalle mie labbra non uscirà mai la parola 'scusa'." Mi punta un dito contro. Alzo gli occhi al cielo e aspetto di rientrare in macchina per poi estrarre il cellulare dalla borsa e mandare un messaggio proprio a Scott. 

𝑊𝘩𝑎𝑡 𝐼𝑓 [𝐵𝑟𝑜𝑘𝑒𝑛 𝐺𝑖𝑟𝑙𝑠 𝐷𝑢𝑜𝑙𝑜𝑔𝑦 𝑉𝑜𝑙.𝟣]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora