ABIGAIL

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ABIGAIL

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ABIGAIL

"Abigail, amore, hai tu il mio lucido?" "Sì, ecco." Dallo specchio sorrido a mia madre allungando il braccio per poterle passare il tubetto. "Come siamo belle. Spencer impazzirà." Ridacchia. "Lo spero. Sono stata mezz'ora davanti allo specchio per mettere questo maledetto eyeliner in maniera decente." Sbuffo. "Sono mesi che ci provi!" ride la mamma. "Ah, per favore." Alzo gli occhi al cielo. "Vanno bene le cose fra di voi..." dice mentre afferra un pennello. "Molto. In realtà mi aspettavo qualcosa di poco serio all'inizio, sai, per il fatto che ha vent'anni... invece no, mi trovo benissimo e lui è davvero fantastico." So di avere uno sguardo sognante al momento ma è la pura verità. Ormai ci conosciamo da un anno e stiamo insieme da dieci mesi, mi ha colpito dal primo momento con i suoi capelli biondi e occhi scuri, il suo fascino e le sue battute. Non mi hai mai forzata a fare niente e quando, un paio di mesi fa, mi sono concessa a lui per la prima volta... ho capito che niente ci avrebbe separati. Se è possibile, adesso siamo ancora più legati e non c'è dubbio che lui sia l'uomo della mia vita. Lo amo con tutta me stessa, mi rende una persona migliore e ne sono felice. I nostri genitori ci supportano, abbiamo dei buoni amici e ottimi voti. Una coppia stabile a tutti gli effetti. "Ehi, sognatrice!" mia madre mi richiama facendomi ridacchiare e arrossire. "Scusa. Dicevi?" "Tuo padre ci aspetta. Siamo in ritardo, come sempre." Ride. "Andiamo allora." Le sorrido smagliante seguendola fuori dal bagno. Ne ho uno personale in camera mia ma preferisco usare quello di mamma quando ci sono occasioni del genere, mi piace condividere momenti come questo in sua compagnia. Siamo parecchio legate e lo adoro. E oh, sono follemente innamorata di mio padre. Potrei fare a gara con mamma. È l'uomo più gentile nel pianeta, non mi hai mai fatto mancare niente e mi sostiene in qualsiasi occasione. Lavora parecchio visto che lui e zio Arthur gestiscono la Silver ma trova comunque il tempo di chiedermi della scuola, venire ai saggi, sedersi a tavola con noi e consolarmi quando ne ho bisogno. Sarei persa senza di lui.

*

Sono tremendamente stanca perciò ho la testa poggiata sul finestrino e gli occhi chiusi. "Ehi, piccola, dormi?" la voce di papà mi fa sorridere mentre apro gli occhi. "No, sono solo stanca." Rispondo. "Tua madre si è addormentata un quarto d'ora fa e speravo di non essere del tutto solo." Ridacchia. "Ci sono." Stringo la sua spalla scivolando al centro, tra il suo sedile e quello di mamma. Prendo la mia giacca dal sedile e facendo attenzione la poso sul corpo della mamma, fa freschetto e non voglio si ammali. "Sei sparita con Spencer dopo solo un'ora. Dove siete andati?" domanda. "Dopo il ballo, sì. Siamo stati sul patio, quello vicino al laghetto. Ci scocciava stare in mezzo ad un branco di vecchietti." Rido. "Ehi, vecchietto a tuo nonno! Io sono fresco come una rosa, signorina!" lascio un bacio sulla sua guancia e ritorno al mio posto. "Hai ragione. Sei un ragazzino e se potessi, ti sposerei io." "Mi fai arrossire. Lo sai che sei tutto per me e la mamma." "Lo so e sai, forse potreste lavorare per regalarmi un bel fratellino, no?" "Vuoi condividerci? Non me lo sarei mai aspettato!" scherza. "Sarà dura, ma sopravviverei." "Ne parlerò con la mamma allora." "Sì, magari quando io non sono nei paraggi eh." "Abigail!" lo vedo arrossire furiosamente e questo mi fa ridere di cuore. "Non sono nata due giorni fa e di sicuro so come nascono i bambini. Ovviamente dalla cicogna. Quindi prendetevi il vostro tempo e parlate con una brava cicogna." Lo prendo in giro. "Sei... unica." Ride mio padre. La sento la commozione nella sua voce, è uguale alla mia quando parlo di loro a qualcun altro. "Sì, lo so." Fingo di vantarmi chiudendo gli occhi. E poi è un attimo: mio padre sterza di brutto urlando il mio nome, io batto la testa da qualche parte e mentre perdo i sensi riesco solo a sentire il rumore dei vetri che vanno in frantumi, poi il silenzio.

Apro gli occhi di scatto, mettendomi a sedere sul materasso. Ho la fronte madida di sudore e le mani che tremano. Sfioro la mia fronte, dove la piccola cicatrice giace ricordandomi i sei punti dopo l'incidente e rilascio un respiro tremolante. Il cuore fa male al loro ricordo ma non posso permettermi di ricadere in un baratro più profondo di quello attuale. Perché se solo perdessi quel piccolo lume di ragione che tengo acceso per Carol... so per certo che non ci sarebbe più nessun motivo di rimanere in vita per me. Poggio di nuovo la testa sul cuscino riprovando a prendere sonno, rimango ad occhi chiusi per non so quanto tempo e non ho nemmeno idea di quando mi addormento, so soltanto che quando apro gli occhi a causa della sveglia mi sembra di non aver riposato nemmeno per cinque minuti. Mi sento così ogni giorno, esausta e frastornata, stanca e con il bisogno costante di dormire. Magari per un minuto, magari per un giorno, magari per sempre.

La giornata si svolge come al solito, non c'è nemmeno una virgola che cambi a parte la sottoscritta. Io non sono mai la stessa. A dire il vero non lo so proprio cosa sono. Chi sono. Mi sento annientata, come se non avessi scopi nella vita oltre a quello di provare a sopravvivere per la mia migliore amica. Forse è così, forse non lo è. Io non so più niente dopo quel giorno. Ho perso tutto quanto, ho rinunciato all'unica persona che mi amava per quello che ero, ho mollato amici, psicologi e hobby e sono stata rinchiusa in una gabbia di vetro per il mio aspetto. Come ho già detto, non ho più niente.

𝑊𝘩𝑎𝑡 𝐼𝑓 [𝐵𝑟𝑜𝑘𝑒𝑛 𝐺𝑖𝑟𝑙𝑠 𝐷𝑢𝑜𝑙𝑜𝑔𝑦 𝑉𝑜𝑙.𝟣]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora