ABIGAIL

11.2K 419 20
                                    

ABIGAIL

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

ABIGAIL

Prendo posto sul materasso del mio letto e picchetto la mano sullo spazio vuoto accanto a me. Heath si accomoda al mio fianco, non dice nulla mentre aspetta che io mi prenda il mio tempo per processare qualsiasi cosa, che si tratti di una bugia o una verità.
"Mi dispiace che tu... abbia dovuto vedere anche queste." Ammetto con un sospiro. "E magari ti aspetti anche una qualsiasi scusa ma... come posso mentirti e negarti una brutta evidenza?" incurvo le spalle posando le mani sulle ginocchia. Poi non so come, comincio a ricordare e raccontare.

Sono morta. Sono morta. Sono morta. Ho un solo maledetto ordine da rispettare: essere puntuale. E io, invece, trasgredisco dopo nemmeno due settimane dall'ultimo errore. Coach Banner ci ha trattenute oltre l'orario e quando ho visto l'ora sono quasi impazzita.
Corro dal campo fino a casa come una pazza, non ho più fiato nei polmoni. Apro la porta e prego con tutta me stessa che lui non ci sia ma stavolta il cielo non è dalla mia parte e zio Arthur è seduto sulla sua poltrona, una sigaretta in mano mezza finita e lo sguardo fisso su un punto indistinto dell'intonaco. Guardo l'orologio digitale al suo fianco e deglutisco. Sono le 08:06. Troppo, troppo tardi per riuscire a scamparla. "Sai dove spegnerò questa?" indica la sigaretta che tiene stretta tra due dita. Indietreggio di un solo passo, lui si alza e in un baleno afferra il mio braccio strattonandomi in avanti. Indosso ancora il reggiseno sportivo che si ferma attorno alla vita e i calzoncini bordeaux e questo è un altro madornale errore. Sono proprio una stupida. "Sei minuti." Guarda il mio corpo. Vorrei vomitare, piangere e mandarlo via. Solleva la sigaretta, la tiene come fosse una penna adesso e poi si abbassa al livello del mio viso, proprio accanto al mio orecchio. "Una per ogni minuto di ritardo." Sibila. E poi preme sulla pelle del mio fianco. Un urlo abbandona le mie labbra mentre tento di dimenarmi e sfuggire dalla sua presa. Lui non molla la presa sul mio braccio e di nuovo, preme la punta della sigaretta sulla mia pelle. Brucia, brucia, brucia. Ho il cuore a mille, la fronte imperlata di sudore mentre lui ripete l'azione per altre tre volte. Ne manca ancora una. Non penso ad altro che alla morte. Voglio morire. Voglio porre fine a queste torture. Basta, basta così. "Forse adesso impererai la lezione." Ghigna.
E mentre preme con più forza per l'ultima volta la mia vista comincia a farsi più sfocata, le mie orecchie vengono pervase da un fastidioso ronzio e mi accascio. Mi accascio come neve al suolo. Non sento più il mio respiro più pesante. Non sento più niente. "Mamma." Biascico, ne sono certa, prima di perdere del tutto i sensi e crollare nel buio.

"Il... tatuaggio – reprimo a fatica le lacrime – lui non ne sa niente. È solo un promemoria." Mi azzardo a guardarlo e quello che vedo è un viso distorto dalla rabbia. Heath è furente. Si alza passandosi una mano sul viso e prende a camminare per la stanza. Sembra un leone in gabbia, pronto a sbranare la sua preda. Spero solo di non essere io. Non sono pronta a ricevere altre urla in faccia. Lo guardo a lungo in completo silenzio, poi si volta nella mia direzione e finalmente si avvicina. Non so perché, ma sento il bisogno di averlo vicino. C'è qualcosa in lui che non riesco a spiegare però... mi fido. Non ho paura della sua presenza. Si abbassa all'altezza del mio viso, le mani congiunte in segno di preghiera sulle labbra. I suoi occhi mi scrutano attenti e io ricambio lo sguardo. Passano pochi secondi, afferra le mie mani e mi trascina letteralmente sul suo corpo. Finisco, in maniera poco elegante, sulle sue gambe ma a lui non importa proprio niente. Avvolge le sue braccia attorno al mio corpo mentre io non perdo tempo e stringo le mie braccia attorno alla sua nuca. Sento una mano accarezzare distrattamente i miei capelli e l'altra ferma sulla mia schiena. Il mio viso è poggiato sulla sua spalla e le mie gambe ai lati della sua vita. È una posizione piuttosto intima, è vero, ma non c'è nulla di malizioso nei nostri gesti. Mi stringe come se volesse far suo il dolore, come se volesse rimettere insieme i pezzi, e non so come questo mi faccia sentire precisamente ma non è per niente una brutta sensazione. Mi sento al sicuro con lui ed è assurdo, lo so bene. Solo che... non sono certa di voler reprimere questa cosa che sento. "Grazie, Heath." Stringo la presa sulla sua maglia. Il ragazzo fa leva sulle gambe e si alza dal pavimento con me aggrappata al suo corpo. Reprimo uno strillo e poggio i piedi sul pavimento senza staccare le braccia dal suo collo. "Scusa." Mormoro notando la nostra vicinanza. Mi allontano di qualche passo e recupero i vestiti dal pavimento. "Mi... mi cambio e arrivo." Cammino fino al bagno e mi chiudo la porta alle spalle. Cosa stava per succedere lì fuori? Ho davvero provato il desiderio di... baciarlo? Oh, santo cielo. Scuoto il capo, lego i capelli in una treccia e finisco di vestirmi. Esco dal bagno e calzo le scarpe mentre noto Heath fermo sulla soglia. "Pronta?" domanda. "Pronta." Annuisco con un lieve sorriso. E forse questa semplice parola nasconde altri significati, forse sto immaginando tutto io, non lo so, ma credo di sì, credo di esserlo. 

𝑊𝘩𝑎𝑡 𝐼𝑓 [𝐵𝑟𝑜𝑘𝑒𝑛 𝐺𝑖𝑟𝑙𝑠 𝐷𝑢𝑜𝑙𝑜𝑔𝑦 𝑉𝑜𝑙.𝟣]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora