ABIGAIL
Non mi aspettavo di essere creduta sul serio, pensavo che Arthur avesse ingaggiato qualcuno per tirarsi fuori da questa situazione ma a quanto pare gli hanno tutti voltato le spalle. La polizia non vuole saperne di essere invischiata negli affari di Arthur Silver, zio dell'orfana e maltrattata nipote e a me va bene così. Non mi importa se pensano più alla loro immagine, importa che lui verrà indagato per tentato omicidio e lesioni permanenti nei miei confronti. Mi è stato chiesto il consenso di portare in aula le foto scattate al mio collo appena arrivata in ospedale e ovviamente ho subito confermato. Tutto pur di tenerlo lontano il più possibile. È stata dura raccontare tutto quello che ho subito in questi sei anni ed è stato umiliante far vedere loro tutti i segni lasciati dalle sue mani.
Adesso, a distanza di quattro giorni posso finalmente tornare a casa e questa è la notizia più rassicurante che potessi ricevere durante questi quindici giorni d'inferno. Sospiro infastidita dal fatto che non possa mettere da sola il dannato maglione che Carol mi ha gentilmente prestato mentre Heath se la ride. "Adesso ti fai aiutare?" "Per favore." Mi aiuta ad infilare le braccia nelle maniche e poi lo sistema sui miei fianchi. "Come va la testa?" domanda. "Pulsa." Mi metto a sedere sul bordo della vasca a causa del mal di testa che si intensifica. Non posso compiere chissà quali movimenti con la testa e questo comporta la scarsa autonomia anche nel fare le cose più semplici come ad esempio girarmi per guardarmi alle spalle."È permesso?" sentiamo una voce proveniente dalla mia camera. "Aspettavi qualcuno?" domanda Heath. "No. Mi allacci il cordino, per favore?" "Certo." Sorride. "Arrivo subito!" alzo il tono di voce per farmi sentire. "Fatto. Tutto okay per il resto? So fare delle acconciature da urlo." Il ragazzo mi riserva un occhiolino mentre mi aiuta ad alzarmi. "Da urlo perché faranno sicuramente paura." "Ehi, mi sono offeso. Sono bravissimo." Sbuffa. "Sicuro." Sbuffo una risata entrando in stanza. Quando mi accorgo di chi ho davanti i miei piedi si cementano al suolo. "Oddio, Abigail." La mia mano è ancora appoggiata al braccio di Heath e mentalmente lo ringrazio almeno un migliaio di volte perché se non avessi lui come appoggio sono certa che mi scontrerei con il pavimento. "Marcus... Spencer." "Vieni, siediti." Mormora Heath. Mi aiuta a raggiungere il letto a piccoli passi, poi prendo posto sul materasso non molto comodo mentre il moro si siede sulla sedia accanto al letto.
"Bambina mia... santo cielo." Marcus, il migliore amico di papà da sempre e Spencer, il ragazzo che pensavo sarebbe stato l'uomo della mia vita sono qui davanti a me. "È... strano rivedervi dopo così tanto tempo." Ammetto. "Ho chiesto tantissime volte di te a... a Arthur ma mi ha sempre liquidato con scuse che hai tempi sembravano reggere visto tutto quello che avevi passato." L'uomo davanti a me mi osserva in pena. "Già." "Abigail, mi dispiace così tanto per quello che è successo... non avrei mai dovuto permetterlo ma- si trattava di tuo zio, il fratello di tuo padre, come avrei potuto immaginare..." "La colpa non è vostra e nemmeno mia. Non passare le prossime notti ad arrovellarti il cervello." Conosco benissimo quest'uomo e so che lo farà. "Chiedi troppo, bambina mia. Come stai adesso? Ho saputo che lui rimarrà dentro." "Ho ancora un po' di nausea, giramenti e mal di testa ma sto bene. Sì, non so ancora perfettamente le dinamiche del processo ma c'è la certezza che sconterà qualche anno dentro." "Se avrai bisogno di testimoni io e Spencer siamo disponibili. Diremo loro delle nostre discussioni con Arthur e delle sue scuse. Siamo qui per aiutarti. Lo dobbiamo a te e la tua famiglia." Marcus stringe la mia mano e io lo ringrazio con un sorriso lieve mentre la vista si appanna. "C'è una cosa che voglio chiarire adesso, però." Mi faccio forza e trattengo le lacrime. "Dimmi tutto." Annuisce l'uomo. "Io non voglio avere niente a che fare con l'azienda, Marcus. Quello è sempre stato l'impero di mio padre e suo fratello, non mio. Prendi tu il comando, lascialo a Spencer... fai quello che vuoi, basta che tu mi dica dove firmare per liberarmene." "Abigail, forse dovresti pensarci... è la tua eredità." "Non mia, della mia famiglia. Papà ci sperava ma alla fine sapeva che io non avrei mai preso il suo posto. Neanche dopo Arthur. L'azienda è tua. Vendila, tienila... non voglio più essere associata a niente di quel mondo." "D'accordo. se questo è il tuo desiderio così sarà ma ne parleremo meglio quando ti sarai ripresa, okay? Non voglio stressarti con documenti e firme per ora." Sorride. "Grazie, Marcus.""Abby." Mi volto cauta econ lentezza estenuante, guardandolo per la seconda volta nella giornata. "Spence.""Vi lascio soli. Ti aspetto in macchina, okay?" l'uomo stringe la spalla del figlio e dopo avermi lasciato un bacio in fronte lascia la stanza. Vedo lo sguardo di Spencer spostarsi sul ragazzo al mio fianco ma a Heath non sembra importare più di tanto. Guarda me e si alza. "Vuoi che ti prenda un tè prima di andare?" domanda agganciando il suo mignolo al mio. "Sì, grazie. Entra pure quando hai fatto." Sorrido. Il moro ricambia il sorriso e poi lascia anche lui la stanza. Lo seguo con lo sguardo fino a quando non è sparito dalla mia visuale, poi ritorno su Spencer. "Lo so che mio padre lo ha già detto ma mi dispiace per non aver insistito... pensavo che mi avessi lasciato per tutti i cambiamenti a cui eri stata sottoposta." "Come avrei potuto preferire lasciarti quando avevo perso tutto, mmh? Tu eri l'unica cosa bella che mi rimaneva ma ho dovuto rinunciarci anche per salvaguardarti." È difficile trattenere le lacrime ma stavolta non mi impongo nulla, ho il diritto di piangere. "Perdonami per non aver provato più a contattarti. Avrei dovuto insistere, venirti a cercare e invece mi sono arreso perché era la cosa più semplice da fare." Anche la sua voce è tradita da un singhiozzo. È questa la differenza tra lui e Heath. Lui si è arreso, Heath non ha aspettato nemmeno un giorno per venirmi a riprendere. Scaccio via le lacrime che mi bagnano il viso ma non abbasso lo sguardo. "Io credevo davvero che saresti stato l'amore della mia vita, Spencer. Sognavo una famiglia con te, un matrimonio e i tanti viaggi in programma ma dopo tutto quello che è successo... i miei sentimenti non ci sono più." "C'è un altro ormai." Alza le spalle. "Heath non è il motivo per cui io non nutro più sentimenti nei tuoi confronti, lui è arrivato dopo. Quello che c'è stato tra di noi è stato meraviglioso, sei stato tutte le mie prime volte e penso che una parte di me ti terrà sempre nel cuore perché sei stato il mio primissimo amore ma adesso non c'è più. C'è tantissimo affetto ma non è amore. Voglio che tu lo sappia perché mi conosci e sai che nonti mentirei mai." "Già, e lo apprezzo. Non sono venuto qui pretendendo di tornare insieme o chissà cosa, però non nego di averci un po' sperato. Ho avuto altre due relazioni ma tu... non ti ho mai dimenticata, ecco." Arrossisce. "E mai succederà. Possiamo tenerci in contatto se la cosa non ti pesa." "Certo che no. Adesso che ti ho ritrovata non ho alcuna intenzione di perderti." Mi guarda.
La porta della stanza si apre e Heath fa capolino, tra le mani due bicchieri. "Scusate l'interruzione – si avvicina e mi cede il bicchiere, poi porge l'altro a Spencer– ne ho preso uno anche a te, se ti va." Spencer lo guarda sorpreso ma accetta il bicchiere con un ringraziamento. "Sei molto fortunato, lo sai?" guarda Heath. "Sì, lo so." Annuisce il ragazzo. "Bene, allora io... vi auguro il meglio e... vado." Sorride impacciato. "Ci sentiamo. E... è stato bello rivederti." Sorrido. Spencer avvolge le sue braccia attorno alla mia vita con un sospiro e – "ancheper me" – mormora. Uno schiarirsi di gola ci fa allontanare, trattengo una risata quando noto lo sguardo di Heath puntato sulle mani di Spencer che, poverino, si allontana. Saluta anche il mio ragazzo e poi ci lascia soli. "Sì,beh, non vi sentirete di sicuro così tanto spesso." Mi guarda. "Che scemo." Lo attiro a me dai bordi della maglia. "Mmh. Meglio andare. Non voglio stare qui dentro un minuto di più e penso che sia lo stesso per te." Mi bacia. "Hai detto bene. Andiamo."
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𝑊𝘩𝑎𝑡 𝐼𝑓 [𝐵𝑟𝑜𝑘𝑒𝑛 𝐺𝑖𝑟𝑙𝑠 𝐷𝑢𝑜𝑙𝑜𝑔𝑦 𝑉𝑜𝑙.𝟣]
RomanceAbigail Silver, ventidue anni, quasì ventitré, studentessa di legge. Heath Eastwood, ventisei anni, capo della Eastwood Gym. Abigail è una ragazza a cui la vita non sorride da ormai sei anni, piena di paure e di odio intriso sulla pelle tenta di sop...