ABIGAIL
Vengo dimessa con un avviso, Carol mi porta a casa sapendo che Arthur si trova in azienda. Ovviamente prenderò questo paio d'ore per cercare di riposare e avere la mente lucida per quando lui sarà di ritorno. La mora non ha accennato a nessuno dei due grandi discorsi che mi aspettavo già questa mattina. Ho aspettato per ore che cominciasse con un 'perché lo hai fatto?' o 'perché lo hai mandato via?' ma niente. Mi è rimasta accanto a parlare del più o del meno, a volte anche in silenzio. Io non ho la voglia e la forza di parlare di Heath, so che è stata la cosa migliore da fare. E poi... prima si dimenticherà di me, prima tornerà a condurre una vita normale senza pazze suicide. So bene di essere impazzita in quel bagno, so di aver tentato... il suicidio ma non farò niente per negarlo. È successo, è il mio desiderio e Carol deve rispettarlo. Capisco quanto questo sia difficile per lei perché del resto, chi rispetterebbe tale desiderio, soprattutto se si tratta della tua migliore amica? Nessuno. Io con lei non lo farei. E allora perché chiedi a lei di farlo? Perché so che vivrebbe meglio senza di me nella sua vita.
"Ti ho cambiato le lenzuola e di sotto è tutto sistemato. Prima delle sei dai una controllata per vedere che sia tutto a posto, okay?" annuisco svogliatamente e filo a letto. Stanotte non ho chiuso occhio: un po' per la paura di sognare Arthur, un po' per il pensiero costante di Heath. Fa male sapere che non passerò più il mio tempo libero con lui e fa male sapere che è tutta colpa mia. Ieri ho trovato un attimo di pace tra le sue braccia e quando mi ha lasciata, seduta ancora sulle mattonelle di quel bagno, mi è crollato per l'ennesima volta il mondo addosso. "Dovresti passare in palestra per me e ritirare l'abbonamento. Tanto non andavo comunque." Mormoro fissando il lenzuolo bianco sotto di me. "Non è detto che non ti lasci più andare." Carol prende posto sul capezzale. "Non mi importa se lo fa o meno, non sarei andata lo stesso." "Okay, ci passo domani." Si arrende. "Grazie." "Riposa. Ti sveglio io tra un paio di ore." Accarezza distrattamente il mio braccio. Ho notato come faccia fatica persino a guardarmi e questo è un segno di rottura. Chissà fino a dove sarà capace di arrivare.Arthur torna a casa alle sei in punto. La sua cena è pronta e io sto già ritornando in camera. Faccio ancora parecchia fatica a stare in piedi ma di certo non è una scusa per non fargli trovare un piatto in tavola e il suo vino pregiato. Una volta dentro, mi chiudo la porta alle spalle e scivolo sul pavimento. Chiudo gli occhi ma non verso nemmeno mezza lacrima. Ho accettato il mio destino, non c'è via di fuga per una come me. D'un tratto il mio corpo si tende. Sento i suoi passi salire le scale per poi fermarsi davanti alla mia porta. Scatto verso il letto e afferro il primo libro che mi capita a tiro, poi la porta si apre.
"Starò via per altre due settimane. Se non vuoi che succeda ancora una volta quello che è successo ieri farai meglio a mandarmi un messaggio quando vai e torni dall'università. Quando vai in palestra e quando esci a fare la spesa. Conosco i tuoi orari, Abigail. Tenta di farmi fesso come stavi cercando di fare ieri e stavolta non sarò così tanto gentile. Parto tra tre giorni." Poi se ne va sbattendosi la porta dietro. Continuo a fissare il legno, in attesa di una sua altra visita, magari per togliermi di mezzo ma niente. Aspetto invano per un tempo indefinito. Ed è così che mi addormento, la testa poggiata al muro, il libro in grembo e la voglia matta di avere Heath accanto.
Sobbalzo al suono della vibrazione del mio cellulare, è a contatto con il materasso quindi mi è impossibile non percepirla. Lo afferro, ancora mezza intontita, e lo premo contro l'orecchio senza nemmeno controllare di chi si tratti. "Pronto?" sbadiglio. "Gail." Sono sveglia e cosciente in un attimo. "Che ti avevo detto?" "Non puoi chiedermi una cosa impossibile." Dice. "L'ho fatto." "E a me non importa. Pensavo che sarebbe stato meglio in quel modo ma sono cazzate e lo sai anche tu..." sospira. "Non ti mollo, Abigail. Né adesso né mai." Il mio cuore si restringe. Vorrei così tanto, tanto averlo vicino. "Dovresti." Trattengo un singhiozzo a fatica. "Hai bisogno di me. E io di te." Deglutisco e poi un singhiozzo silenzioso. Non ci riesco, non posso più contenermi. "Ho bisogno di te." Ripeto. "Come faccio a sentirlo in questa maniera così disperata?" "Non saprei spiegartelo. Non c'è una regola che decida quando è giusto un legame e quando no. Ci sono persone che si conoscono da anni e sono estranei, ci sono persone che si conoscono da tre misere settimane ed è come se si conoscessero da sempre. Chi dice che noi siamo sbagliati?" premo forte la mano sulle labbra per soffocare i singhiozzi al significato delle sue parole. "Le persone." "E a te importa qualcosa?" mi chiede. "No." Rispondo subito. "Bene." "Io... è venuto qui verso l'ora di cena e mi ha detto una cosa." Heath rimane in silenzio per farmi proseguire e così faccio, gli riferisco le cose dette da Arthur e poi aspetto. "Potrai stare da me, io ti vorrei qui. Farai attenzione a non sbagliare l'ora e potresti portare quello che hai nel frigo da me così da uscire e fare spesa. Torni a casa quattro giorni prima che lo faccia lui e dai una sistemata generale così da fargli capire che a casa ci sei stata." "Non lo so. Hai capito cosa mi ha detto, no?" tiro su col naso mentre scaccio via le lacrime. "E tu hai sentito quello che ti ho detto io. Sono sicuro che mancherà due settimane intere e se tu farai attenzione non avrai problemi. Ti giuro, Abigail, che se dovesse succedere di nuovo una cosa come quella di ieri ti vengo a prendere e tu, in quella casa, non ci metti più piede." Mi rincuora sentirlo parlare in questo modo. "F-forse potrei... mettere delle sveglie. Voglio dire, per la palestra e la spesa. La mattina vado all'università e non è un problema." Mordicchio il mio labbro inferiore. Abigail, fai di nuovo piani. E se dovesse andare male? Te le cerchi davvero le cose. Scuoto il capo, focalizzandomi sulla voce di Heath. È lui che voglio sentire adesso. "Mi sembra un'ottima idea. Le metterò anche io per esserne sicuri." Dice mentre uno sbadiglio sfugge dalle mie labbra. "È tardissimo. Scusa se ti ho chiamata a quest'ora ma volevo davvero sentirti e so che di giorno c'è più rischio. Vai a dormire, okay?" un lieve sorriso fa capolino sul mio viso. "Anche tu. Buonanotte." "Buonanotte, Gail."
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𝑊𝘩𝑎𝑡 𝐼𝑓 [𝐵𝑟𝑜𝑘𝑒𝑛 𝐺𝑖𝑟𝑙𝑠 𝐷𝑢𝑜𝑙𝑜𝑔𝑦 𝑉𝑜𝑙.𝟣]
RomanceAbigail Silver, ventidue anni, quasì ventitré, studentessa di legge. Heath Eastwood, ventisei anni, capo della Eastwood Gym. Abigail è una ragazza a cui la vita non sorride da ormai sei anni, piena di paure e di odio intriso sulla pelle tenta di sop...