Capitolo Dodici

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Millie's Pov

Ero così presa dalla discussione con Finn, da non accorgermi nemmeno che non fossimo più soli.
Quello che è entrato è un uomo di mezz’età, con i capelli brizzolati e uno sguardo penetrante che mi mette in soggezione. L’autorità con cui parla restringe il campo delle possibilità, di chi potrebbe trattarsi.

«Brian, non ti hanno insegnato a bussare?», Finn impreca tra i denti. «Essere il mio manager non ti dà il diritto di fregartene di tutto».
«Abbiamo perso sin troppo tempo con questi stupidi convenevoli». L’uomo sfida Finn, anche se è più basso di lui di quasi venti centimetri, e con mia grande sorpresa è quest’ultimo a cedere.
Curva le spalle, abbassa lo sguardo, come se fosse appena stato sgridato. Per la prima volta capisco cosa intendeva quando parlava di non avere il controllo della propria vita.

Manca poco che intervenga perché il modo di fare del suo manager non solo non mi piace, manca di rispetto a entrambi. «Duane sta arrivando. Ci siederemo attorno a un tavolo e troveremo la soluzione migliore per salvaguardare la trasmissione».
«Al diavolo il programma! Questa è la nostra vita», sbotta Finn.
«E dire che una volta ti interessava, dicevi che questa trasmissione era la tua vita», replica il suo manager, zittendolo.
«Chi è Duane?», chiedo confusa.
L’uomo mi degna appena di uno sguardo.
«Duane gestisce i rapporti con i media per la Foster Agency. Tutto quello che dobbiamo fare è dare loro una storia a cui dovrete attenervi, per una buona volta». Devo assimilare quella risposta quando Foster fa qualcosa che mi sconvolge, schiocca le dita davanti al naso di Finn. «Siamo d’accordo?» Il loro rapporto è completamente sbilanciato, lo è nel modo che meno ti aspetteresti.
Poi l’uomo sposta lo sguardo su di me.
«Dolcezza, mi sembri un tipo sveglio, dimmi semplicemente cosa vuoi e dopo che avrai firmato l’accordo di riservatezza, te lo farò avere. Quando Duane sarà qui…», lui agita il polso, scoprendo il Rolex in oro «ancora un paio d’ore al massimo, e tutto sarà concluso».

Finn non reagisce e Foster continua a trattarlo come se fosse un bambino con un problema cognitivo. «Non avremo altri problemi, giusto?»
«Vai al diavolo!», Finn si oppone con veemenza.
«Me lo auguro, ragazzo», sottolinea sprezzante il suo manager «la mia pazienza ha un limite». Un non detto aleggia tra loro, una tensione evidente nascosta dietro un sorriso di facciata.
Vorrei sapere, ovviamente, e lo farò, ma non è questo il momento giusto.
«Non sprecherò un solo minuto del tuo tempo», intervengo. «Sono più che felice di tornarmene a casa, sempre che il divo dello schermo qui a fianco si decida a lasciarmi stare». Foster scoppia a ridere, stringendo la spalla di Finn.
«Ha proprio un bel caratterino, potrei anche divertirmi a vederla intorno». Mi viene la pelle d’oca al tono accondiscendente che usa.
«Non mi faccio comandare da nessuno», e questa volta il soggetto è assolutamente lui. Finn soffoca una risata, mentre il suo manager resta senza parole per qualche istante.
«Ti farà comodo, sempre che sia la verità», pronostica, poco prima di abbandonare la stanza. Con lui se ne va anche parte della tensione accumulata.

Finn mi osserva di sottecchi e si avvicina a una porta secondaria.
«Hai fatto colazione?» Lui è furbo e mi conosce, sa come prendermi.
«Non ancora».
«Cosa ne dici di un sandwich al formaggio?» La mia mente torna a quando lui ha preparato la colazione per entrambi, il nostro primo giorno. Un sorriso gli piega le labbra all’insù e non sono preparata.
Il modo in cui il suo manager lo tratta ha spazzato via gran parte della rabbia, e ha fatto riaffiorare quella stupida parte di me che vorrebbe abbracciarlo e proteggerlo.
«È stata una notte lunga. Vorrei solo bere qualcosa, prima di andare a dormire». Lui mette il broncio.
«Non cucino così male».
«No comment». Il modo in cui ci ritroviamo di nuovo a scherzare mi disarma.

***
La vista della tenuta fuori dalla stanza è magnificente.
Una coppia di scale in roccia scura ricoperta di edera scende al livello del giardino, che si estende fino a perdersi nel bosco circostante. Il ronzio di un tosaerba in lontananza è l’unico rumore che rompe il silenzio, chiudo gli occhi, annusando l’odore dell’erba tagliata di fresco.
Finn è rientrato con le nostre bibite già da qualche minuto, gioca nervoso con il suo bicchiere. Qui, nel suo ambiente, sembra diverso.

YOLO ~ FillieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora