YOLO ~ Fillie

Capitolo Tredici

Millie's Pov

Mi rifiuto di farmi intimidire e, dopo una doccia, scendo a fare colazione.
Dopo la tuta di ieri, ho scelto un paio di leggins e una felpa oversize con un paio di ballerine. Maddie direbbe che voglio provocare Barbie fashion e, forse, ha ragione.

Devo passare solo qualche giorno in questo posto, finché non sarà tutto risolto, non ho intenzione di iniziare nessuna stupida guerra con lei.
Se però dovesse provarci, non sarò io a tirarmi indietro. Tutta la mia sicurezza si perde quando in cucina non trovo il volto familiare di Linda a salutarmi.
Sola in questa grande dimora, riaffiora il disagio di questa strana situazione.

Voglio tornare a casa, alla mia routine, parlare con Maddie fino a notte fonda mentre mangiamo cioccolato. Voglio tornare alla mia banale e noiosa vita, a prima che conoscessi Finn.
Anche se, prima che lui irrompesse come un uragano, non l’ho mai considerata né banale, tantomeno noiosa.
Quest’uomo mi esaspera anche quando non c’è, e mi accende in modi che non credevo possibili.

Mi guardo intorno, non voglio mettermi a frugare nelle scansie, così prendo una mela dal cesto sul bancone della cucina e decido di esplorare il parco.
Vago da oltre mezz’ora per i giardini e rimpiango la golf cart del circolo, per visitare la tenuta mi tornerebbe decisamente utile. La facciata dell’edificio è stata restaurata con cura riportando la roccia al colore originario, l’alternarsi di grigio chiaro e scuro contrasta con la bordatura bianca delle finestre, l’edera che risale le pareti regala l’impressione di una casa accogliente. Oltre quello principale ci sono altri edifici, uno è basso e con grandi portoni verdi, potrebbe essere una stalla o un deposito, in lontananza ho notato una serra dalle alte vetrate in stile liberty.
Il prato curato si estende fino al limitare del bosco circostante.

Arrivando, ieri mattina, abbiamo incrociato un ruscello che attraversava le querce, i faggi e i cespugli di sorgo selvatico. Vorrei addentrarmi ma sollevo lo sguardo al cielo che minaccia pioggia, la solita estate inglese, e rimando l’esplorazione a un altro momento.
Tornando verso l’edificio principale, mi chiedo quante volte Finn e compagni abbiano passeggiato per quei sentieri.

Una fontana circolare domina la facciata nord, l’acqua fluisce regolare dalla freccia di Cupido, puntata verso l'alto.
Mi siedo sul bordo e immagino che abbia colpito anche me.
Perché da quando lo conosco, Finn non ha mai lasciato i miei pensieri.
Ho provato a cambiare soggetto, peccato che dovunque guardassi, era lui che vedevo, nel sorriso di un passante, nella pioggia che cadeva. Dopo avermi portato la valigia, non l’ho più visto.
La rabbia nei suoi confronti è stemperata dal sincero dispiacere che ha dimostrato quando ha realizzato cosa hanno provocato le sue azioni. Vedere come lo tratta il suo manager mi ha aperto gli occhi sulla sua quotidianità.

Questo ragazzo che può ottenere tutto con lo schiocco delle dita, non ha il minimo controllo sulla sua vita, a parte quel poco che gli viene concesso.

Una coupé sportiva si avvicina di gran carriera lungo il vialetto, fermandosi a poca distanza dalle alte siepi di bosso che circondano la sezione del parco alle mie spalle. Mi alzo pronta ad andarmene, perché a differenza di Barbie, non sono affatto interessata a conoscere il proprietario di quell’auto. Mi avvio verso l’ingresso secondario dell’ala di servizio, l’unica zona che sono riuscita a memorizzare.
La ragazza che esce dall’auto è slanciata, alta ma non diafana come una modella, e con una massa di capelli rossi che le ricade sulle spalle. Ha la pelle chiarissima. Jeans bianchi e una camicia rosa abbinata alla borsa, che sembra appena uscita da una pubblicità.
La osservo un attimo di troppo e temo si sia accorta della mia presenza, anche se è difficile dirlo con quegli occhiali da sole.
Poi li sfila e mi punta con passo deciso. Mi agito, aspettandomi il secondo round dopo Barbie fashion, invece lei mi attira in un abbraccio che mi toglie il fiato.
È così magra che non mi aspettavo tutta quella forza.