Capitolo Quindici

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Millie's Pov

Non tutte le tempeste vengono per distruggere, alcune arrivano per chiarire il tuo percorso.
Dopo la notte scorsa mi sento magnanima.
La vita è troppo corta per sprecare tempo ed energie serbando rancore, meglio perdonare in fretta chi mi ha fatto un torto, amare sinceramente chi lo merita, ridere e godermi la vita senza dimenticare più cosa mi rende felice.
Finn mi rende felice.

Rotolo sul materasso, tirando il lenzuolo sopra gli occhi. Non sono passate nemmeno ventiquattro ore e sono già quel tipo di ragazza.
Lui si è chiuso nel suo bunker per lavorare su non so cosa.
Temo che il suo manager non gli abbia reso le cose facili eppure la luce nei suoi occhi mi riempie di una fiducia tutta nuova.
Mi alzo pigra e vado in camera mia a cambiarmi.

Torno alla tuta che mi ha già dato tante soddisfazioni e anche i tacchi mi salutano, a favore delle All Star su cui Maddie ha disegnato degli unicorni, al termine di una serata alcolica. Sono tozzi e con un’espressione un po’ ebete, come dovevamo essere noi in quel momento, eppure non le butterei mai via.

Questa mattina mi sento euforica e con le ali ai piedi, pronta ad affrontare tutto, anche Barbie fashion, tanto che sono quasi dispiaciuta di non incrociarla. Riprendo a esplorare la proprietà. Vicino alla fontana c’è un labirinto con spesse siepi in bosso, mi avventuro nei corridoi e dopo un paio di tentativi raggiungo la torretta che si trova al centro. Salgo la scala che porta in cima alla piccola costruzione, trovandomi su una terrazza che domina il giardino.

Da questo punto panoramico ho una visione dei disegni geometrici, delle aiuole fiorite, che colorano il parco. Per quanto Jackie e Linda abbiano fatto del loro meglio, continuo a non sentirmi a mio agio in questo posto. Decido di tornare al mulino, ed evitare incontri spiacevoli.
In presenza di Finn il suo manager è stato educato e inappuntabile, dubito però che sia un mio fan. Nemmeno il suo assistente, Cooper, mi convince, dietro a quei sorrisi sembra sempre nascondere qualcosa.

Shayne invece è l’unico coerente: mi detesta e non compie alcuno sforzo per dissimularlo. Con lui sono oltre il disagio, non sono però più disposta a scappare.
Una volta raggiunto il vecchio mulino nel bosco mi siedo sul patio in legno, che dà sul laghetto. Un leggero venticello mi scompiglia i capelli e mitiga il calore del sole, qui dove le querce secolari gli hanno lasciato un varco. 
Riprendo la lettura da dove l’avevo interrotta.

Sono arrivata a un punto straziante della storia: il protagonista, Alexander, è un uomo distrutto, la cui mente rischia di cedere alla follia, ma l’amore per la sua Tatiana è la sua àncora di salvezza.
È sempre lì, saldo e inalterato.
Non riesco a non pensare a Finn e la caparbietà, la cocciutaggine, con cui ha creduto in noi.
La svolta nella nostra relazione è stata così improvvisa, che non abbiamo fatto piani.

Non abbiamo parlato molto a dire il vero, avevamo del tempo arretrato da recuperare e sentimenti negati da abbracciare. Ora però vorrei andare avanti un passo per volta, senza inutili aspettative. D’altronde, pianificare gli anni a venire non mi ha portato alla felicità.

Voglio stare vicino a Finn perché, anche se non avevo in programma di incontrarlo, conoscerlo è stata la cosa migliore che mi sia mai capitata. Capisco i dubbi che aleggiano su di noi, ancora adesso non sono sicura di riuscire a sopportare la pressione che lo circonda.
Finn stesso ha rischiato di rimanerne schiacciato. A dispetto di quello che pensano di me, non sono a caccia di celebrità. Da quanto ho sperimentato, le persone famose hanno una patina dorata che nella vita vera lascia solo graffi.

Nelle scorse settimane, terminati i turni al Links, ho recuperato le prime quattro stagioni di YOLO. Ho visto Finn crescere, l’ho visto brillare e sprofondare sotto gli occhi del mondo. Era talmente evidente che mi è sembrato un grido d’aiuto, lanciato verso quei pochi che vanno oltre le parole, per chi si avventura a guardare gli occhi di una persona e il dolore che possono contenere. Anche nei suoi momenti più bui, quando con il suo umore anche la trasmissione prendeva una piega più cupa, lui non ha mai smesso di bucare lo schermo.
Nei suoi servizi vedo tanto di lui.
Nel modo in cui racconta le storie, nella sensibilità e l’acume con cui tiene lo spettatore incatenato, appeso fino all’ultimo minuto.
Guardando la trasmissione ho finalmente capito il perché di tanta adorazione, e so con certezza che quello dei suoi produttori è un bluff bello e buono.
Senza Finn YOLO sarebbe solo una trasmissione come tante. Anche gli altri sono molto amati e seguiti, ma non fanno la differenza.

YOLO ~ FillieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora