La voce del giornalista in tv arrivò bassa e confusa alle mie orecchie.
Mentre rigiravo svogliatamente il cucchiaio nella minestra, la mia mente continuava ad andare altrove..."- Perchè proprio io? -"
Avevo chiesto quel mattino alla piccola, svitata, inquietante Zoey Graves.
"- Perchè se lo dicessi a qualcun'altro, rischierei che lo andasse a raccontare a uno dei suoi amici, mentre meno persone lo sanno e meglio è. -"
Aveva risposto all'istante la rossa. In volto ancora quell'espressione seria e matura, che mai avrei creduto potesse appartenerle.
"- Quindi hai scelto me perchè... -"
"- Perchè non hai una vita sociale, ovvio! -"
Aveva risposto lei all'istante, finendo la frase al posto mio e piegando perfino un angolo delle labbra verso l'alto in un mezzo ghigno! Quell'impertinente...
"- Non posso darti tutti i torti. -"
Avevo risposto io sbuffando.
"- Ma comunque... Non ti aiuterò. -"
Lei aveva stretto le labbra in una linea sottile, arricciando, insieme al piccolo nasino all'insù, tutte le lentiggini che lo circondavano.
"- Me lo aspettavo. -"
Aveva sospirato, chinando il capo affranta.
E io avevo appena pensato di essere finalmente riuscito a liberarmene (che sciocco, eh?), quando lei aveva rialzato di scatto i suoi grandi occhi verdi su di me, stabilendo con voce ferma e decisa:
"- Bene. Allora domani dopo scuola vieni sul retro. Ti mostrerò le prove. -"
Quindi, senza neanche aspettare la mia risposta, si era voltata ed era corsa via, lasciandomi lì, con una mano ancora ferma sulla chiave infilata nella toppa dell'armadietto e le mente in subbuglio.
A proposito di menti in subbuglio, se devo proprio dirla tutta, in realtà, oltre alla bizzarra discussione con Zoey Graves, c'era anche un'altra cosa che mi stava dando il tormento.
Mentre sollevavo dal piatto il cucchiaio colmo di brodaglia, un ricordo mi attraversò improvvisamente la mente.
Due occhi azzurri che mi osservavano intensamente da pochi centimetri di distanza. Le nostre dita intrecciate in una stretta confusa e calorosa. Il brivido che aveva attraversato tutto il mio corpo, da cima a fondo, nel momento in cui avevo sentito il suo respiro rapido e irregolare sulle mie labbra.
Mi irrigidii e lasciai cadere il cucchiaio, osservandolo con distacco mentre lentamente affondava nel piatto, facendosi spazio tra verdure e pezzetti di carne non meglio identificata.
- Ti è passato l'appetito? -
Chiese la voce stanca e leggermente divertita di mia madre.
Sollevai lo sguardo dal piatto, incontrando i suoi sottili occhi castani, in parte coperti da ciocche dei suoi lunghi capelli color paglia e sotto i quali si poteva intravedere, nonostante lo strato di fondotinta, l'accenno di un pesante paio di occhiaie.
Scesi, osservando la sua mascella squadrata e i suoi tratti così affilati e dolci al tempo stesso.
Quindi mi soffermai sulle sue carnose labbra rosa, ora leggermente sollevate verso l'alto.Cos'aveva da ridere? Solo perchè avevo una quindicina di chili di troppo, non significava che avevo sempre fame. E poi non è che quella brodaglia fosse uno dei miei cibi preferiti...
- Ti ho lasciato in frigo qualche pancake che è... -
- L'ho già mangiato. - La interruppi con uno sbuffo. - Per merenda. -
STAI LEGGENDO
Stereotype
Mystery / ThrillerDal momento in cui vieni al mondo a quello in cui lo lasci, non ti abbandoneranno mai. Ti avvolgeranno come una seconda pelle, un rivestimento che, fino al tuo ultimo istante, non riuscirai a capire se ti appartenga davvero o meno. Nel tempo potrebb...