Tomboy

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Con una sorta di grido di battaglia, la ragazza si scagliò contro il maggiore.
La lunga coda bionda che ondeggiava come una frusta alle sue spalle.

Il ventenne schivò il suo colpo con leggera difficoltà, scartando a sinistra in tempo per vedere il pugno della ragazza passargli davanti, a solo pochi millimetri dal naso. Ma subito fece del suo meglio per rimontare, sferrando un destro che la diciassettenne riuscì a parare solo per un soffio.

Con gli occhi sgranati dallo stupore e dalla meraviglia, Zoey, Gwen e io osservavamo lo scontro di boxe che stava avvenendo tra i due fratelli, affacciati dalla lunga e stretta finestra del loro garage.

Quando poco prima avevo raggiunto le due, nel trovarle lì, in silenzio e immobili davanti alla finestra, completamente assorbite da ciò che stava accadendo all'interno dell'edificio, avevo quasi temuto per il peggio.
Insomma, sentire tutte quelle grida non mi aveva suggerito proprio nulla di buono.
E invece, non appena ero arrivato alle loro spalle e avevo fatto come per chiedere cosa mi fossi perso, senza dire nulla la rossa mi aveva zittito, tornando poi a rivolgere la sua attenzione sullo scontro.

Quella scena aveva dell'incredibile.
Abituato da sempre a vedere Katherine con i pon pon in mano, la divisa colorata da cheerleader addosso e un sorriso smagliante stampato perennemente sul volto (sia che fosse impegnata in una coreografia, sia che si trovasse in piedi trionfante sulla cima di una piramide umana), vederla in quel contesto, con i capelli legati in una coda stretta, il volto completamente struccato e imperlato di sudore, i guantoni da boxe e una canotta nera (probabilmente del fratello visto quanto le stava larga) addosso e il volto tutto corrucciato in un'espressione di pura concentrazione, mi lasciò a dir poco senza parole.

Lo scontro continuò per altri cinque minuti, quando i due, ormai sfiniti, si rivolsero un breve cenno d'intesa e poi si lasciarono andare, sedendosi a terra con un tonfo e sputando quasi in sincrono i rispettivi paradenti.

- Comunque sei stata sleale. Quello era un fallo bello e buono. -

Sentimmo dire in uno sbuffo dal maggiore, mentre si sfilava i guantoni respirando affannosamente.

- Lo sapevo che saresti riuscito a schivare quel colpo. -

Replicò la sorella con un'alzata di spalle, liberandosi poi le mani a sua volta.

Il ventenne le rivolse un'occhiataccia, ma lei finse di non notarla.

A quel punto li osservammo mentre si toglievano di dosso le scarpe da boxe, o almeno, questo per quanto riguardava il ragazzo. Katherine, infatti, aveva ben altro ai piedi.
Strabuzzai gli occhi quando me ne resi conto.
Aveva seriamente fatto un'allenamento di pugilato con addosso delle scarpette da danza!?

- Torniamo alla porta d'ingresso, prima che si accorgano di noi. - Proposi. Anche se non avevamo fatto nulla di male, comunque pensai che non fosse proprio il caso di farsi beccare lì a spiarli. - Se suoniamo adesso il campanello, probabilmente ci sentiranno. -

Zoey annuì, dandomi ragione.

Gwen invece non mosse un solo muscolo.
Stavo per ripetere la domanda, quando la vidi sgranare gli occhi e sussultare.
Qualcosa mi diceva che era appena stata beccata...

Detto fatto, solo pochi istanti dopo il portone del garage si spalancò con un clangore metallico e una biondina a piedi scalzi ne uscì fuori di corsa.

- Gwenny! - Strepitò la cheerleader-pugile, gettandosi con uno slancio tra le braccia di una tsundere-yandere alquanto interdetta. - Cosa ci fai qui? Hai finalmente capito di non poter vivere senza di me? -

Come se stesse seriamente prendendo in considerazione quella domanda, Gwendolyn rimase in silenzio per diverso tempo prima di riuscire ad elaborare una frase di senso compiuto.
Ma non fece neanche in tempo a darle voce, che prese la parola una quinta persona.

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