La Cheerleader

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So che probabilmente in questo momento state tutti fremendo dalla voglia di sapere cosa diamine ci fosse in quell'armadio...
Ma prima mi tocca aprire una piccola parentesi.
Mi dispiace.
Ok, forse neanche più di tanto.

Ad ogni modo, prima di tornare al mio primo insozzamento di fedina penale, devo tornare indietro di circa una settimana.
In realtà avrei potuto scegliere anche un qualsiasi altro giorno, come due settimane, tre mesi o anche un anno fa, dato che il siparietto che sto per mostrarvi va avanti ormai da almeno un paio d'anni.

Ma ora torniamo allo scorso giovedì mattina...

- Shittylas! Pst, Shittylas! -

Facendo finta di nulla, continuai a sfogliare il mio quaderno di storia, pieno di schemi e riassunti.

- Shittylas! -

Continuò a chiamarmi insistentemente quella voce, in poco più di un bisbiglio. Come se temesse che qualcuno la potesse sentire.

Sapevo bene chi mi stesse chiamando e anche chi fosse la persona da cui non voleva farsi sentire.
Tuttavia continuai a leggere i miei appunti come se nulla fosse.

- Murphy! -

Che dire. Era talmente tsundere che non mi avrebbe mai chiamato per nome come si deve, solo per non rischiare che io "fraintendessi" e iniziassi a credere di aver instaurato con lei un qualsivoglia rapporto di amicizia.
Oh beh, per quella volta decisi che mi sarei anche potuto accontentare del mio cognome.

- Sì? -

Risposi finalmente, voltandomi tranquillamente verso la finestra dell'aula. Essendo seduto nella fila dei banchi affacciati sul cortile scolastico, ce l'avevo proprio accanto, sulla sinistra.

Dal davanzale vedevo spuntare una zazzera di lisci capelli corvini.
Nel sentire la mia voce, subito Tsundolyn si alzò un po', facendo spuntare metà del viso, circa fino a metà naso.

Lei si guardò furiosamente intorno, setacciando la classe da cima a fondo.

- Non è in classe. - Le dissi prima che le si incrociassero gli occhi. - Domani c'è la partita, ricordi? -

- Oh, giusto. -

Sospirò la corvina, sorridendo sollevata e alzandosi interamente in piedi.

- Se ci fosse stata cosa avresti fatto? -

Le chiesi sorridendo divertito.

- Quello che faccio sempre. - Replicò lei assottigliando lo sguardo. - Avrei aspettato qui che arrivasse la professoressa e poi sarei entrata dalla finestra mentre è girata a chiudere la porta. -

Mi sarebbe piaciuto ricordarle come le fosse andata l'ultima volta (e anche tutte le precedenti), ma capii che forse era meglio stare zitto.
Visto il suo caratterino, era altamente probabile che non avrebbe reagito affatto bene se le avessi illustrato come, ad esempio mercoledì scorso, nel tentativo di entrare in classe passando attraverso la finestra, le fosse rimasta incastrata una bretella della borsa nella maniglia.
Risultato? La borsa, che era mezza aperta, era schizzata via, spargendo per il cortile fogli e penne varie, mentre lei, dalla sorpresa, aveva perso l'equilibrio, cadendo a terra di faccia.

Avevo sentito dolore per lei.

Certo, sempre meglio di quella volta, l'anno scorso, in cui a rimanerle incastrata nella maniglia era stata la cintura dei pantaloni. Avevo fatto appena in tempo a togliere dalle mani del redattore del giornalino scolastico la sua adorata macchina fotografica, altrimenti il numero in prima pagina sarebbe stato assicurato.

- Prendi la borsa. -

Disse lei prima di lanciarmela attraverso la finestra.

Io la presi al volo, ma a quel punto le rivolsi un'occhiata alquanto scettica.

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