Caro Leopold,
come stai? È da tanto che qualcuno non ti chiama così, vero?
Quasi riesco a vedere la tua faccia in questo momento, adesso che hai realizzato chi ti sta parlando, o meglio, scrivendo.
Stai tremando, non è vero?
Spero solo che non strappi questa lettera prima ancora di leggerla tutta.
Perchè una lettera e non un semplice messaggio? Ovviamente perché non sono in possesso del tuo numero e anche perchè, se pure ce l'avessi, non avrei comunque un cellulare per mandartelo. Non so se te lo ricordi ancora o no, ma in casa mia c'è solo un vecchio telefono fisso, che non permette di mandare messaggi e dubito che, se ti avessi chiamato, tu mi avresti risposto.
Probabilmente ti starai chiedendo quale sia il senso di tutto ciò.
Bella domanda. Sinceramente me lo sto chiedendo anch'io.
Ho semplicemente pensato che, essendo questa la fine, fosse il caso di lasciarti un messaggio, almeno per dirti addio come si deve.
Forse questo sarà l'ultimo messaggio che Leopold riceverà.
L'ultimo messaggio indirizzato a lui da parte dell'ultima persona che sa della sua esistenza.
Sinceramente mi auguro che non sia così. Mi auguro che in futuro Leopold riceva una montagna di messaggi e che quando passi, tutti lo salutino chiamandolo per nome.
Il suo, di nome, ovviamente.
Ma forse sono un'egoista a pensarla in questo modo. Probabilmente non è questa la cosa che desideri tu.
Sono molto comodi i suoi vestiti, vero? Ti stanno a pennello.
Eppure, non ti danno mai fastidio?
Non ti prude mai la base del collo a causa dell'etichetta? Ricordo che tu la strappavi sempre, non riuscivi proprio a sopportarla. Lui invece la lasciava sempre al suo posto, neanche si accorgeva della sua presenza.
Com'è vedere il tuo nome inciso su una lapide? Immagino che non debba essere piacevole. Le lacrime che ci versi sopra sono dovute alla sua o alla tua morte? Me lo sono sempre chiesto.
So che questa lettera potrà sembrarti inopportuna, dopotutto è da sei anni che non ci rivolgiamo la parola, però sentivo di doverlo fare. Mi sembrava ingiusto uscire di scena senza neanche averti detto ciao.
Quando ci incrociamo per i corridoi, mi guardi a malapena. Forse temi che io possa dire qualcosa? Ti giuro che non ho mai fiatato, non l'ho mai detto ad anima viva. Come si suol dire, mi porterò questo segreto nella tomba.
A breve potrai constatarlo da te.
Mi chiedo se parteciperai al mio funerale. Probabilmente no, ma se per caso ci dovessi passare e incontrassi mio padre, digli che non è stata colpa sua, che per quanto sia stato un genitore terribile e io non abbia alcuna intenzione di giustificare ogni suo sbaglio in nome della depressione cronica, comunque non è stata colpa sua, nè di quella megera di mia nonna e neanche di mia madre, morta partorendomi. Non è stata colpa di nessuno, solo mia.
So che quando eravamo piccoli, tu mi consideravi una persona forte.
E non lo dico per vanità, ma solo perchè sei stato tu stesso a dirmelo un giorno, chissà se te lo ricordi. Mi hai detto che ero la persona più forte che tu avessi mai incontrato, perfino più forte di lui.
E dire che all'epoca nutrivi per lui una vera e propria adorazione.
Mi colpirono molto quelle parole, al punto che anche adesso, a distanza di anni, ogni tanto mi sorprendo a ripensarci. La cosa che mi sorprese tanto di quella tua osservazione da bambino, fu la sua falsità. Non sto dicendo che tu mi abbia mentito, sono certa che lo intendessi sul serio, dopotutto a quei tempi eri ancora incapace di mentire, tuttavia non riuscii comunque a prenderti sul serio. Perché io a dire la verità sono sempre stata convinta del contrario, ovvero di essere una persona incredibilmente debole.
So che non si direbbe dal mio atteggiamento: le mie lunghe e continue fughe di casa nel periodo in cui vivevo dalla nonna, le mie compagnie non proprio raccomandabili, il mio vizio del fumo, il mio amore per il gin, le mie scenate e le mie scazzottate (ricordo che quelle tra me e lui erano qualcosa di leggendario nel nostro quartiere, solo tu non lo sopportavi e ti facevi sempre in quattro per dividerci).
Eppure ti assicuro che tutte le cose che ti ho appena elencato sono proprio cose adatte ad una persona debole quale sono io.
Forse tu sei l'unico che mi può capire quando dico che se mi fossi mostrata fin dal principio per come sono davvero, non avrei avuto alcuno scampo. Mostrare le proprie debolezze è pericoloso e mi fa paura la sola idea che qualcuno possa capire cosa mi passi davvero per la testa.
Non è pesante indossare gli abiti di una "cattiva ragazza", ma a volte li sento un po' stretti.
Più che una tigre (adesso mi ricordo, "sei forte come una tigre", così mi dissi quella volta), a volte mi sento proprio come un gattino randagio, che rizza il poco pelo che gli rimane e sguaina le sue piccole unghie nel tentativo di mostrarsi più grande e forte degli altri, anche se sa benissimo che non è affatto così e dentro di sé sta tremando come una foglia.
E il fatto, Leopold, è che ormai non ne posso più di continuare così.
A volte mi piacerebbe ricominciare daccapo e vedere se così riesco ad aggiustare qualcosa, ma dubito che ne sarei in grado e ormai sono troppo stanca per fare un altro tentativo.
Tu però puoi farlo.
Puoi uscire dai suoi panni e tornare nei tuoi in un battito di ciglia, senza alcuno sforzo. So che lo vuoi. So che anche tu a volte ti senti soffocare e vorresti morire. So che odi il football con tutto te stesso e che nascondi delle scarpe da danza nel tuo armadietto. So che ti odi per non averlo salvato quando avresti potuto, ma ti assicuro che io non ti biasimo, nessuno l'ha mai fatto.
Devi smetterla di incolparti della sua morte e iniziare a vivere la tua vita.
Ma forse troverai presuntuoso da parte mia dirti queste cose.
Dopotutto questo è il mio testamento. È la mia lettera di addio alla vita.
Ormai ho quasi finito lo spazio, spero che tu ci capisca qualcosa, anche se ho scritto così fitto.
Quindi non mi resta che dire addio anche a te, Leopold. Ti auguro di essere felice, a chiunque appartenga la vita che alla fine deciderai di vivere,Abigail
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Stereotype
Mystery / ThrillerDal momento in cui vieni al mondo a quello in cui lo lasci, non ti abbandoneranno mai. Ti avvolgeranno come una seconda pelle, un rivestimento che, fino al tuo ultimo istante, non riuscirai a capire se ti appartenga davvero o meno. Nel tempo potrebb...