Austin Richmond

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A grande richiesta (due per la precisione, più una minaccia da parte di mia sorella e il fatto che ho realizzato mi urtasse sapere di essermi fermata a 49 capitoli quando ero così vicina al 50), ho deciso di mettere da parte ancora per un po' i miei progetti di distruzione dell'umanità (capirete quando uscirà la prossima storia) e... Insomma, ecco il capitolo di Austin. L'ho inserito qui e non alla fine perchè volevo comunque lasciare a Britney e Zoey il gran finale.
Buona lettura.

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So che ognuno di noi è unico e diverso da chiunque altro.
So che proprio per questo motivo non bisognerebbe mai paragonarsi a un'altra persona o agire contrariamente alla propria volontà e ai propri principi solo per il bisogno di sentirsi come gli altri.
So che concetti come "giusto" e "sbagliato" non sono altro che convenzioni sociali e che tra qualche decennio ciò che a noi oggi può sembrare giusto, verrà considerato una barbarie o viceversa.

Eppure, anche se sono perfettamente consapevole di tutto ciò, è comunque difficile tenere a mente questi principi nella vita di tutti i giorni e agire di conseguenza.

Ci vuole del coraggio per essere sè stessi fregandosene dell'opinione altrui. Coraggio che io non possiedo.

E non sto parlando solo di fare o meno coming out, ma anche di tutto il resto. Di tutta una serie di piccole preoccupazioni e remore che prese da sole non sarebbero altro che microscopici ciottoli, ma che alla fine, messe tutte insieme, vanno a costruire un muro che Muraglia Cinese e Trump levateve proprio.

- Devi scioglierti un po', dannazione! Sembra che c'hai un manico di scopa attaccato alla schiena! -

Mi riprese una volta una Katherine quattordicenne, mettendo le sue mani sulle mie spalle e scrollandole avanti e indietro con violenza.
Io la lasciai fare e poi, non appena si fu fermata, le suggerii di darsi una calmata. Non l'avessi mai fatto.

- Io mi dovrò anche calmare, ma tu, mio caro, ti devi dare una svegliata! Mi urta il fatto che in giro hai sempre quell'aria spensierata da "non me ne frega di niente e nessuno" e invece quando siamo da soli metti su quella faccetta afflitta. Non ho intenzione di diventare la tua psicologa personale, ma questo te lo devo dire: dovresti iniziare a prendere le cose con più leggerezza. -

- Scusami, ma a sentirlo dire da te non è che mi fidi più di tanto. -

- Non puoi paragonare le mie pippe mentali con le tue, Austin. Sono su due piani completamente diversi! Le mie sono tipo da: "ma se gli dico che ha un bel culo, mi prende per una maniaca o apprezza?" o "l'occhiolino significa che posso provarci, che le è venuto un tic per il nervoso o è un segnale in codice per dire al suo fidanzato palestrato di venire qui e ridurmi in poltiglia?". Mentre i tuoi sono dilemmi esistenziali, da prendere la lametta e farla finita una volta per tutte. "Perché non esiste una guida su come essere normali?", "Perché so che, se anche esistesse, non sarebbe abbastanza per cambiare il fatto che sono una totale nullità?", "Perchè solo io devo sforzarmi così tanto, mentre per gli altri è tutto così semplice?", "Perchè non riesco a smettere di pensare al didietro di quel tipo che mi è passato accanto per strada?" o... -

- Ehi! Adesso basta! - La interruppi. - Sei tu la feticista dei culi, non io. -

Aggiunsi, facendola scoppiare in una fragorosa risata.

- Almeno mostri finalmente un po' di emozioni umane. -

Ridacchiò e io ci misi alcuni istanti a capire che si stava riferendo al mio arrossimento.

Non credevo che sarei mai riuscito ad abituarmi al fatto che lei sapesse della mia omosessualità.
A dirla tutta, non era stato neanche completamente volontario il mio coming out con lei. Era avvenuto un anno prima, subito dopo il suo, in cui mi aveva rivelato di essere bisessuale. A quel punto mi aveva detto, testuali parole: "ah, comunque lo so che sei gay, è inutile che neghi. Anche se sono bi, ho anche io un radar niente male", come se fosse una cosa scontata.
Messa in quel modo, non ero riuscito a negare, pensando che lei avesse raccolto delle vere e proprie prove a favore della sua supposizione e che lo desse ormai per appurato. Quando successivamente avevo scoperto che invece era stato tutto un bluff e che il suo era solo un piccolo presentimento, giuro che l'avrei strangolata.

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