Axel Clark

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Attacca prima di essere attaccato.

Non è un concetto tanto difficile da capire.
Com'è che diceva quel filosofo?
Mi pare che c'entrassero qualcosa i lupi, ma il concetto è questo.
Gli uomini sono continuamente in guerra gli uni contro gli altri e ovviamente non mi riferisco solo alle guerre vere e proprie. Anche nella vita di tutti i giorni bisogna sempre guardarsi le spalle.
È nella natura umana essere egoisti e approfittatori. Non appena ti distrai e lasci scoperta una falla nella tua corazza, anche solo per pochi istanti, puoi considerarti finito.
È una continua lotta per la sopravvivenza e, come diceva il buon vecchio Darwin, solo il più forte sopravvive.
Ognuno agisce sempre e solo per il proprio tornaconto.
Non c'è nulla che si possa fare per cambiare la realtà dei fatti, bisogna semplicemente accettarla e farsene una ragione.
Non è tanto una questione di chi sia la colpa, una volta che il vetro è in frantumi, non importa più a nessuno chi abbia scagliato la pietra. L'unica cosa di cui sono tutti alla ricerca è l'anello debole del sistema, quello incapace di difendersi da solo, che si può benissimo utilizzare come capro espiatorio ogni volta che se ne ha la necessità.

Con questo non voglio certamente negare l'esistenza di cose come la simpatia, l'amicizia o l'amore. Semplicemente credo che, così come un "nemico", dopo averlo conosciuto, può trasformarsi in un "amico", lo stesso può avvenire anche al contrario. A pensarci bene, probabilmente è molto più frequente il secondo caso rispetto al primo.
In poche parole, ciò che sto cercando di dire è solo che, come si suol dire, fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio.

A dirla tutta, non ho avuto alcuna esperienza traumatica nella mia infanzia che mi ha portato ad adottare una simile filosofia di vita (sempre che sia corretto definirla in questo modo). Certo, vivo da solo con mia sorella, Lauren, ma lei ha un buon lavoro come infermiera in una clinica privata e così riesce a mantenerci senza particolari problemi. Semplicemente quando ho bisogno di comprare qualcosa per me, mi tocca fare qualche lavoretto part-time per una settimana o due. Ma questo non c'entra nulla.
I miei genitori sono morti solo perché quella sera mio padre era un po' brillo e mia madre lo era ancora più di lui, quindi non posso neanche dare la colpa al camionista coinvolto nell'incidente, il quale fortunatamente è riuscito a salvarsi.
Quindi... No. Non ho vissuto alcun episodio particolarmente sconvolgente o traumatico nel corso della mia infanzia. O almeno, non l'ho vissuto sulla mia pelle.

Infatti quando ero alle elementari, ma forse qualche volta anche all'asilo, accadeva spesso che l'intera classe si mobilitasse contro un singolo elemento.
Il motivo per il quale ciò avveniva poteva essere dei più vari: magari aveva fatto la spia alla maestra per qualcosa sulla quale si era deciso di mantenere il segreto, forse si era azzuffato con il beniamino della classe o magari stava semplicemente sulle scatole a tutti per il suo caratteraccio.
Fatto sta che, qualunque fosse il motivo per cui si era ritrovato al centro del mirino, ormai poteva anche dirsi spacciato.
Non so perchè tutti credano buoni e innocenti i bambini, forse perchè li ritengono ancora incorrotti dalla società? Non c'è dubbio che sia così, ma io sinceramente credo l'effetto sia l'esatto opposto. È proprio perché sono ancora così inesperti di quelle che sono le regole che governano il mondo degli uomini, che i bambini possono fare affidamento solo ed esclusivamente sui loro istinti animali. E quale istinto animale è più forte di quello della sopravvivenza e del senso di appartenenza al branco?

Ciò che ricordo con assoluta nitidezza di quelle "spedizioni punitive", più che i pianti del povero malcapitato di turno o le angherie che gli venivano fatte, è un pensiero. Una singola frase che, lo ricordo perfettamente, in quelle occasioni mi si piantava al centro della mente come un chiodo fisso.

"Io non farò mai questa fine."

Non è questione di cosa sia giusto o sbagliato. Semplicemente c'è chi riesce ad adattarsi e confondersi nella massa e chi invece, o per scelta o semplicemente perchè non ne è in grado, si ritrova a giocare in solitaria, a recitare il ruolo di "quello diverso".
Venire isolati dal gruppo è qualcosa che non auguro a nessuno.
È più divertente giocare in solitaria piuttosto che venire inglobati dal "branco"? Indubbiamente.
Più emozionante? Certo.
Migliore per la propria crescita personale, il raggiungimento della propria indipendenza e via dicendo? Ovvio, non c'è neanche bisogno di chiederlo.
Tuttavia, nel momento in cui ti ritrovi da solo, specialmente se sei in quella condizione perchè fai parte di un qualche tipo di minoranza, ti devi continuamente guardare le spalle.
Ci sono alcune regole che non vanno infrante quando ci si trova all'interno di una comunità: cose che devi fare o non fare, dire o non dire in base al contesto, che tu lo pensi seriamente o meno.
Chiamatela vigliaccheria, ipocrisia o che vi pare. Io lo chiamo istinto di sopravvivenza.

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