Lies

376 59 6
                                    

- Sta mentendo. -

Questa fu la limpida risposta di Zoey quando le andai a riferire tutto ciò che avevo scoperto.
La sua affermazione, però, non era riferita a Samantha, nè a Casey, Hester o Axel.
Parlava di Gwendolyn.

A quanto pareva, infatti, la corvina aveva dichiarato alla polizia di essersi avvicinata molto ad Abigail durante i suoi ultimi giorni di vita e aveva perfino saputo dire nel dettaglio quale potesse essere la causa più plausibile del suo suicidio. Perché ormai era questa la spiegazione che si era deciso di dare all'accaduto: Abigail Mitchell si era tolta la vita da sola.

- Ma tu lavori per la polizia, giusto? -

Le chiesi mentre eravamo per strada, diretti a casa Hall.
Infatti, subito dopo aver concluso il suo colloquio con Sierra, Gwendolyn era stata riportata a casa dal padre e così non avevamo avuto modo di parlarle.
Sapevamo a grandi linee cosa avesse detto alla poliziotta solo grazie a Britney, che aveva già sparso la notizia per tutta la scuola.

- Più o meno. - Rispose la rossa. - Più che "per la polizia", però, diciamo che io lavoro "con la polizia"... Insomma, si può dire che abbiamo un rapporto simile a quello di Sherlock Holmes con Scotland Yard. Capisci? -

- Sì, credo di sì. - Risposi, per poi accigliarmi. - Un momento, questo significa che io sono John Watson? -

- Se preferisci, puoi essere Mrs. Hudson. -

- Watson va più che bene. -

- Ma ad ogni modo... - Riprese Zoey. - Perché quella domanda? -

- Oh, giusto, quasi me lo stavo dimenticando... Ecco, se tu lavori con la polizia ed entrambi, grazie a quel re bianco, sapete per certo che la morte di Abigail non è stata affatto un suicidio, allora perché diffondere una notizia del genere e raccogliere testimonianze da chi le stava vicino per sapere quali potrebbero essere le cause che l'avrebbero spinta a togliersi la vita? Ma poi, perchè la polizia non collabora con noi nelle indagini per trovare l'assassino? Fin'ora, a parte consegnarti quel pezzo degli scacchi, non hanno fatto nulla. -

- Elementare, Murphy. - Rispose lei con un mezzo sorriso sulle labbra, facendomi alzare lo sguardo al cielo con un sospiro di esasperazione. - Come ti ho già detto più volte, il nostro caso è estremamente top secret. Non si può diffondere come se nulla fosse la notizia che c'è un serial killer in circolazione, si scatenerebbe il panico. Così hanno inventato la faccenda del suicidio e ora stanno facendo del loro meglio per renderla credibile. Anche loro ovviamente stanno investigando per trovare il colpevole, ma non stanno concludendo granché e, da quando quella Sierra Ramirez si è unita alla squadra, sono io che cerco di evitarli il più possibile. Non mi fido di quella donna, temo che potrebbe compromettere le indagini. -

Non seppi come ribattere alla sua ultima affermazione. Era innegabile che ci fosse qualcosa di strano in quella donna, tuttavia sospettare addirittura che fosse in combutta con l'assassino...

Ma intanto che parlavamo, eravamo arrivati a casa di Gwendolyn.

Venne ad aprirci il padre, comunicandoci con un sorriso bonario che la figlia era al piano di sopra insieme a Kathrine.

Mentre salivo le scale, tenevo le dita incrociate, sperando solo di non trovarle nude sul letto.
Quando trovai la porta chiusa, i dubbi aumentarono. Certo, era impossibile che stessero facendo qualcosa di troppo spinto, considerando che il padre di Gwen era in casa, ma comunque ritenni che fosse decisamente il caso di bussare e aspettare il loro permesso per entrare.

Zoey, però, fu di tutt'altro avviso.
Infatti io non ebbi neanche il tempo di colpire la porta con le nocche una singola volta, che lei aveva già abbassato la maniglia e l'aveva spalancata, con talmente tanta foga da farla andare a sbattere contro la parete.

StereotypeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora