Stereotype

455 61 71
                                    

Quando arrivai a casa avevo le gambe che mi formicolavano e il volto in fiamme per la corsa appena fatta.
Spalancai la porta di scatto e il fatto che questa fosse stata lasciata aperta, non fece che aumentare la mia preoccupazione.
Subito però tutta la mia attenzione venne catturata dalle due donne in piedi al centro del soggiorno, intente a discutere animatamente.
Avevo la mente così annebbiata, che neanche non mi chiesi cosa stesse accadendo esattamente e, benchè avessi ancora il fiatone, questo non mi impedì di chiamare a gran voce mia madre, mentre mi affrettavo per frappormi tra lei e... Sierra Ramirez.

Ben presto, però, mentre riprendevo fiato e sentivo i battiti del mio cuore farsi poco per volta sempre più regolari, mi sembrò chiaro che ci fosse qualcosa che non quadrava.
Innanzitutto perchè entrambe le donne mi guardavano come se fossi impazzito.
Perquisii rapidamente Sierra con lo sguardo, analizzando il suo volto, le sue mani, le tasche dei pantaloni e della giacca. Niente armi, nè un atteggiamento che lasciasse presagire che stesse per tirarne fuori una da qualche parte.
Poi mi voltai, incrociando lo sguardo interdetto e anche leggermente preoccupato di mia madre. Niente ferite, lividi o qualsiasi altro segno di una colluttazione.
Cosa stava succedendo?

- Tutto a posto, Nick? -

Mi chiese mia madre, posando una mano sulla mia spalla e guardandomi dritto negli occhi, cercando di capire a cosa fosse dovuto il terrore che sicuramente stava leggendo nel mio sguardo.

- Forse. -

Risposi dopo un attimo di esitazione.

Avevo preso un abbaglio?
O ero semplicemente arrivato in tempo?
In effetti, al mio arrivo le avevo viste litigare. Che fossi davvero riuscito a intromettermi giusto un istante prima che accadesse la tragedia?
Eppure... No, sentivo che doveva esserci un'altra spiegazione.

- Cosa succede qui? -

Chiesi, osservando prima mia madre e poi Sierra.

Le due ebbero un lieve sussulto all'udire la mia domanda e distolsero lo sguardo contemporaneamente.
Le posizioni si erano appena invertite, adesso erano loro quelle che si comportavano in modo strano.
Che la presenza di Sierra avesse qualcosa a che vedere con ciò che mia madre mi doveva dire quella sera?

- Ormai non ha più senso tergiversare. - Decise mia madre, facendo un respiro profondo per poi tornare a puntare i suoi occhi nei miei. - Non c'è un modo semplice per dirlo, Nicholas. Ce n'è solo uno diretto e uno che invece ci porterà via tutto il pomeriggio... Quale preferisci? -

- Diretto. -

Risposi senza pensarci due volte.
Ne avevo abbastanza dei giri di parole.

A questo punto, però, prima di riportarvi ciò che a quel punto mi disse mia madre, vorrei che voi immaginaste il tutto alla mo' di Star Wars, con tanto di mantelli, nave spaziale e spade al laser. Magari aggiungete anche uno Yoda sullo sfondo.
C'è tutto? Perfetto.

- D'accordo. - Sospirò mia madre, quindi rivolse un rapido sguardo all'altra, come a chiedere la sua conferma e poi, tornando a guardare me, disse tutto d'un fiato: - Io sono tuo padre. -

Una piccola parte di me (quella che voleva abbandonarsi all'isteria) avrebbe quasi voluto ridere.
L'altra invece (quella che per fortuna alla fine prevalse) rimase impassibile, in attesa di capire cosa intendesse dire.

- Sono trans, Nick. Adesso Natalie, ma un tempo Nathan. - Aggiunse, nel vedere il mio sguardo confuso. - Ma tu sei mio figlio biologico sotto tutti i punti di vista, dato che ti abbiamo avuto prima che io compissi l'operazione. - A quel punto fece un piccolo cenno con il mento in direzione di Sierra. - Lei è tua madre. Niente rapimento alieno, purtroppo. Si è solo tirata indietro quando ha saputo che avevo intenzione di operarmi e ti ha lasciato a me... Questo è quanto. Sono stata abbastanza diretta? -

StereotypeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora