The List

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- A quanto pare non è lei. -

Sospirò Zoey mentre saltellava giù per i quattro gradini che separavano la porta d'ingresso di casa Hall dal vialetto che conduceva alla strada.

In un'altra occasione avrei subito ribattuto con un bel "te l'avevo detto!", tuttavia, visto com'erano andate le cose, non me la sentii e serrai le labbra. Infastidendomi invece per il tono quasi dispiaciuto con cui la rossa aveva pronunciato quella frase.
Come se fosse un peccato che Tsundolyn, pardon, Yanderlyn non fosse la persona che stavamo cercando.
Non che questo migliorasse le cose...

D'accordo, Gwendolyn non era la serial killer che stavamo cercando (a meno che tutta quella a cui avevamo appena assistito fosse stata solo una recita ben congeniata, ma mi rifiutavo categoricamente di concepirla come una reale possibilità), tuttavia aveva comunque cercato di ammazzare una persona! E come aveva reagito quando Zoey le aveva fatto notare quanto fosse stata insensata la sua gelosia nei confronti di Austin?
Con un semplice versetto di sorpresa.
"Oh." Aveva detto.
Della serie: "Oh, dici sul serio? Ma allora che fortuna che non l'abbia fatto fuori, eh? E io che già avevo rubato la sega a motore dal capanno degli attrezzi per il secondo round!".

Rabbrividendo leggermente, cercai di togliermi quel pensiero dalla mente.
Per quanto non fossimo amici nel vero senso della parola, mi metteva comunque parecchio a disagio il pensiero che per tutto quel tempo Gwendolyn avesse usato quell'atteggiamento da tsundere come una specie di copertura.

- Hai scelto il nostro prossimo obbiettivo? -

Mi chiese tutto d'un tratto Zoey, distogliendomi dai miei pensieri.

- Eh? -

Replicai, preso alla sprovvista.

- Sì, insomma... Anche se ho scelto Gwen per via del vostro legame, comunque sono stata io a sceglierla. Quindi mi sembrava giusto lasciare che il prossimo lo scegliessi tu. -

Mi spiegò rapidamente la rossa, alzando leggermente le spalle.

- Grazie davvero per tutta questa premura nei miei confronti. -

Le dissi sarcasticamente.

- Non c'è di che! -

Replicò lei, candida, rivolgendomi un sorriso così genuino da darmi la certezza che il suo non fosse ulteriore sarcasmo.
Probabilmente neanche sapeva cosa significasse.

- Per me fa lo stesso. - Sbuffai. - Anzi, A proposito... Si può sapere con quale criterio hai stilato quella lista? Mi hai detto che il motivo varia di sospetto in sospetto, ma in che modo? E, soprattutto, come puoi avere la certezza che l'assassino sia proprio uno degli studenti della nostra scuola se tutti gli altri omicidi sono avvenuti altrove? -

- Lo saprai a tempo debito. - Replicò lei, alzando solennemente il mento. Come un vecchio guru nell'atto di placare l'eccessiva curiosità del suo apprendista riguardo tecniche per lui ancora troppo complicate. - Adesso scegli. -

Con un sospiro allungai una mano per prendere il foglietto di carta che lei si era appena sfilata dalla tasca sinistra dell'enorme cappotto verde.

Mi dava una strana sensazione avere quella lista tra le mani.
Bene o male, che fosse di faccia o solo per sentito dire, avevo una mezza idea di chi fosse ognuna di quelle dieci persone.
Neanche Axel Clark, pur essendo uno dei più temuti bulli della scuola (ovviamente io ne conoscevo personalmente la maggior parte), mi dava l'idea di essere così fuori di testa da poter ammazzare qualcuno.

Certo, era anche vero che fino a poche ore prima pensavo lo stesso di Gwendolyn, tuttavia ero ben consapevole del fatto che, se avessi continuato a pensarla in quel modo, non sarei arrivato proprio da nessuna parte.

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