Scissors

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- È inutile che provi a negare o fare il finto tonto. Ci sono diverse persone che ti hanno visto. -

Seduto da solo a uno dei tavoli più isolati della mensa, Hester, talmente assorto nei suoi pensieri da non essersi neanche accorto del nostro arrivo, quasi rischiò di strozzarsi con il puré di patate all'udire quelle parole.

Dandosi da solo un paio di pacche sulla schiena, mandò giù il boccone e si pulì frettolosamente le labbra con il fazzoletto.
Quindi sollevò i suoi occhi color cremisi dal vassoio, puntandoli su Zoey.

Il suo non sembrava tanto lo sguardo cupo e assatanato da "adesso che lo sai, dovrò ucciderti", quanto piuttosto quello perplesso e stranito da "e mo' che vuole questa?".

- Di che stai parlando? -

Chiese, dato che la rossa rimaneva in silenzio.

- Lo sai perfettamente. - Replicò lei con fermezza. Ci mancava solo che sbattesse la mano sul tavolo e gli puntasse contro la torcia del cellulare. - Sabato scorso, intorno a mezzogiorno, sei uscito dal tuo nascondiglio e hai girato nei dintorni della scuola... E non ci provare neanche a mentire, la mia era un'affermazione, non una domanda. -

Aggiunse non appena vide Hester dischiudere le labbra, come pronto a ribattere.

Il rosso la guardò allibito, probabilmente chiedendosi quali problemi la affliggessero.
Quindi si voltò verso di me, ricevendo in tutta risposta al suo sguardo interdetto, una scrollata di spalle.
Benchè fossi stato io stesso ad andare da Zoey a riferirle ciò che avevo sentito in corridoio, e in un primo momento fossi stato praticamente sicuro che fosse proprio lui il serial killer che stavamo cercando, in quel momento nel vedere la sua reazione, non potei fare a meno di dubitare che fosse davvero lui il colpevole. Magari non era neanche lui la persona che quel giorno si trovava in cortile, dopotutto quella ragazza aveva detto di averlo visto solo da lontano. In tutta la scuola chissà quante persone con i capelli tinti di rosso c'erano.
E proprio perché stavo pensando a questo, non avrei mai creduto che la reazione di Hester sarebbe stata...

- E va bene. Sabato sono uscito. - Disse con uno sbuffo, lasciando la presa sul cucchiaio di plastica, che rimase però, grazie al purè nel quale era immerso, in posizione perfettamente verticale. - È vero, mi sono fatto un giro intorno alla scuola e, anche se non ricordo l'orario esatto, è possibile che sia stato intorno a mezzogiorno. E allora? Che problema c'è? -

Zoey sollevò impercettibilmente il mento, mentre un sorriso vittorioso le faceva inarcare le labbra sottili.

- E per quale motivo? -

Chiese, già pronta a sfasciare il suo alibi, qualunque esso fosse stato.

- Che vi importa? -

Ribattè lui, irriggidendosi e assottigliando leggermente lo sguardo.

Quella reazione mi lasciò sconvolto.
E così era davvero lui?

- Qui le facciamo noi le domande. -

Replicò Zoey, prendendo la sedia accanto ad Hester e sedendosi su di essa al contrario, con le gambe divaricate ai lati dello schienale.

Iniziai seriamente a chiedermi se il suo addestramento da spia non fosse consistito in una maratona di film polizieschi di serie B.

- Insomma, ditemi cosa volete e fatela finita. -

Esclamò Hester, iniziando a spazientirsi.

- D'accordo, allora la farò breve. - Concesse Zoey, puntando i suoi occhietti verdi in quelli rosso sangue dell'altro senza un briciolo di timore. - Ti dice nulla il nome Abigail Mitchell? -

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