Richmond House

397 61 9
                                    

- Quindi... Ne sei proprio sicuro? -

Annuii seccamente con il capo.
Stranamente, mi ritrovai a non vedere l'ora di arrivare a destinazione. Qualsiasi cosa sarebbe stata meglio di sentirmi rivolgere ancora una volta quella domanda.

Maledizione a me.
Ma perché non potevo starmene zitto e lasciare che inviasse quel messaggio?

Era iniziato tutto dieci minuti prima, quando io e Zoey ci trovavamo ancora al parco e lei mi aveva appena mostrato i messaggi ricevuti da Britney.

- Le devo chiedere qual è l'indirizzo. -

Aveva detto la rossa, riferendosi chiaramente alla casa di Austin, facendo come per inviare un messaggio a Britney.

- Non serve. - L'avevo subito interrotta, prima ancora che iniziasse a scrivere. - So già dov'è casa sua. -

A quel punto lei aveva sorriso.
E sì, si era trattato esattamente di un sorriso alla "Lenny Face" (ci mancava solo che si mettesse ad alzare e abbassare le sopracciglia).
Sinceramente non credevo che fosse capace di fare simili espressioni.
E avrei davvero voluto continuare a non saperlo.

- Non farti strane idee. - Avevo sospirato, alzando lo sguardo al cielo. - Lo so semplicemente perchè vive vicino al negozio di antiquariato. -

- Io non stavo pensando proprio a niente. - Aveva replicato lei, con un tono di voce che lasciava intendere l'esatto opposto, per poi iniziare a dirigersi verso l'uscita del parco. - Su, andiamo! -

Durante i primi due minuti di tragitto, pur continuando a sorridere, mi aveva dato l'impressione di avere davvero deciso di sorvolare su quella questione. Ben presto, però, erano iniziati i "ma quindi dicevi sul serio o...?" e i "sicuro di esserne sicuro?" e, peggio ancora, i "guarda che non ti sto facendo queste domande per interesse personale. Considerando il motivo per cui stiamo andando a questa festa, sei pregato di condividere subito con me tutte le informazioni su Austin Richmond di cui sei in possesso".

Quando arrivammo, in un primo momento quasi mi sentii sollevato.
In un primo momento.
E quasi.
Infatti ben presto, all'udire il chiasso proveniente dall'interno della bella villetta a due piani e nel leggere il cognome "Richmond" sulla cassetta della posta, realizzai cosa stesse davvero accadendo e allora tutta l'ansia si abbattè su di me in un colpo solo, lasciandomi tramortito sul portico, con l'indice sospeso a mezz'aria a cinque centimetri di distanza dal campanello, senza che si decidesse a premerlo.
Infatti alla fine fu Zoey a suonare.

Inizialmente pensai che con tutta quella confusione nessuno avrebbe sentito il suono del campanello e stavo quasi per suggerirle di andare via (speranza vana, lo so, ma sognare non costa nulla), quando sentii la serratura scattare e la porta si spalancò di colpo.

- Finalmente! - Esclamò Katherine. - Ormai non ci speravo più. -

La bionda sembrava rinata rispetto a come l'avevo vista in quel locale.
Ci accolse con un sorriso raggiante sulle labbra, l'aria leggermente affannata e un bicchiere di plastica rosso in mano.
Qualcosa mi diceva che questa volta non contenesse affatto un cocktail analcolico.

- Quanti siamo? -

Chiese Zoey, entrando nell'abitazione con passo deciso, senza battere ciglio di fronte al caos che regnava all'interno del salone di casa Richmond.

- Solo una ventina. - Rispose Katherine con un'alzata di spalle. - La maggior parte, quando è stata annullata la festa da Grace, ha deciso di andarsene per fatti propri... Ma su, avanti, entrate! Non rimanere lì fuori, Nick. -

Considerando tutto il tempo che ci misi per decidermi a compiere quel piccolo passo e il fatto che mi decisi a muovermi solo quando ricevetti espressamente l'incitazione della cheerleader, probabilmente a un'occhio esterno dovevo apparire come una specie di vampiro.
Ed effettivamente in quel momento avevo una voglia assurda di correre via per rifugiarmi in qualche nascondiglio buio e angusto. Magari proprio all'interno di una bara, conservata negli anfratti della cantina di una villa abbandonata, con tanto di aria stagnante e pipistrelli appesi alle travi del soffitto.

StereotypeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora