2 Fede al dito ( Revisionato)

3.3K 41 0
                                    

Iku raccolse la sua camicia per rimetterla, ma, era in uno stato penoso: mezza strappata e con i bottoni staccati.

"Mi scusi, devo aver esagerato un po'" esclamò Naozumi, con rammarico e soggezione.

Adesso, si vergognò un po' di sé stesso, di aver perso il controllo in quel modo.

Lei notò che, adesso era improvvisamente così cortese e pudico. Molto diverso dall'uomo perverso di prima.

Era interessante questo contrasto del suo carattere, poteva essere particolarmente spinto e perverso, e poi, tornare ad essere di colpo un uomo a modo, non appena si liberava della sua eccitazione.

"Non fa niente, a me è piaciuto molto!" rispose sorridendogli.

Trovò carino che, adesso lui si stesse facendo dei problemi.

"Quando ho voglia di scopare, io ecco, perdo il controllo" dichiarò impensierito, temeva di essersi spinto troppo in là.

"Le ho già detto che mi piace! Con me non deve farsi nessun problema, si esprima liberamente a livello sessuale" rispose Iku, in un tono di voce così carezzevole che, si sentì sciogliere, quasi gli venne voglia di scoparsela nuovamente.

Iku aggiunse in tono divertito, ridacchiando, con soltanto il reggiseno addosso: "L'unico problema è che, adesso, non ho più cosa mettermi!".

Il signor Okazaki, aprì un armadietto e tirò fuori una delle sue camicie di riserva.

"Porto sempre qualche vestito di ricambio. Certo, magari, le starà un po' larga" esclamò , dandole una sua camicia bianca.

Si mise e abbottonò la camicia, le stava parecchio larga sotto, ma, sul seno le cadeva fin troppo aderente, lasciando degli ampi spazi aperti tra i bottoni, da cui si scorgesse la forma delle sue tette.

"Mi dia del tu" - Lo esortò ad abbandonare le inutili formalità.

"D'accordo, Miyazawa Iku, fai così di nome giusto?" domandò con maggiore interesse.

Lei annuì.

"Nel mio caso, preferirei essere chiamato Okazaki, capo o mio padrone, se non ti dispiace" esclamò in tono apertamente ambiguo, dopotutto, era stata lei a dirle di non contenersi, e a questo punto se lei si prestava bene al gioco, perché sottrarsi ad esso?

"D'accordo" acconsentì lei, con un sorrisetto ammiccante.

"Ancora quel sorrisetto, dio mio, quelle labbra glie le stacco a morsi!" meditò, trovandola ancora parecchio eccitante, soprattutto, con addosso quella sua camicia, le faceva due bocce pronte ad esplodere dal tessuto.

"Allora, a domani puttanella" esclamò in tono perverso, senza riuscire più a contenersi.

Lei in tutta risposta sorrise, e gli lanciò un ultimo furtivo sguardo ammaliante.

Lui le posò una mano sul culo, palpandolo, per poi darle un colpetto secco a mo' di saluto.

"Non fare tardi domani, ti voglio qui alle 8 di mattina precise che, dopo ho un' udienza in tribunale" assunse nuovamente un tono autoritario.

Lei si accorse solo in quel momento di quel malaugurato dettaglio, di cui avrebbe dovuto accorgersi prima, portava una fede d'oro al dito.

Lui era sposato!

Non che, questo potesse ferirla, però l'idea di avere il ruolo di una rovina-famiglie non le piaceva; le era già successo in precedenza con un uomo, con la quale praticasse sesso occasionale una volta alla settimana.

Per lei era come l'incontro di palestra, un impegno che, le servisse per tenersi in forma, ma, la moglie di lui quando lo scoprì non fu della sua stessa opinione.

Secretary "to fuck" #wattys2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora