Capitolo XXIII

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Dopo l'allegra chiacchierata con Jimin passò una settimana esatta e i due non avevano interagito in alcun modo, Jungkook era nella più totale confusione e la sua ragione prevaleva su quelli che oramai erano i suoi sentimenti, poiché oramai Jungkook aveva preso coscienza del fatto che Jimin non gli era indifferente ma la paura era più forte di qualsiasi consapevolezza, difatti Jungkook non aveva mai odiato i gay e non era nella sua natura farlo, la sua era solo una conseguenza a quello che gli era successo e la sua psiche da allora aveva innescato un meccanismo a lui sconosciuto, ma si era dovuto ricredere constatando che non tutti erano uguali e Jimin ne era la prova lampante, ed era anche per quel motivo che stranamente Jungkook non voleva perdere qualsiasi cosa c'era tra di loro. Ma Jungkook era totalmente inesperto e non sapeva come approcciare l'altro senza scatenare la rabbia in Jimin, Jungkook aveva da sempre cercato uno spiraglio di luce all'interno della sua vita tormentata, ad occhi esterni Jungkook poteva sembrare un ragazzo privo di problemi con un alta autostima di se essendo un ragazzo obiettivamente bello e affascinante, ma la realtà era un'altra. Jungkook non solo era un ragazzo problematico ma la stima verso se stesso era nulla, tanto che evitava accuratamente di guardarsi allo specchio, il ragazzo provava ribrezzo verso se stesso e il suo stesso corpo sporco e corrotto fin dentro l'anima, nonostante ciò aveva sempre cercato qualcuno che potesse conferirgli protezione e sicurezza e, quest'ultima l'aveva trovata nella sua ex ragazza a quei tempi Jungkook si sentiva al sicuro con lei, ma ciò non accadeva nei momenti di intimità con la ragazza, in quei frangenti il ragazzo si sentiva minacciato. E quando sentiva le mani dell'altra vagare sul suo corpo egli per difesa scattava come scottato da quei tocchi a lui sgraditi, per Jungkook tutto quello era estremamente umiliante, ed era anche per quel motivo che prese la decisione di lasciarla per non sentire il suo orgoglio di uomo costantemente ferito perché non riusciva a farsi toccare dalla sua ragazza, e tutto ciò per lui era degradante. Ma con il senno di poi aveva capito a prescindere da tutto non sarebbe mai riuscito a toccare una ragazza o a provare attrazione verso il gentil sesso, alla luce dei fatti accaduti era innegabile il fatto che provava attrazione verso gli uomini e ciò non era la conseguenza della violenza subita, ciò era dato dal fatto che Jungkook non aveva mai avuto modo di pensare a ciò che effettivamente era, troppo preso dai suoi tormenti e dalle sue paure, tuttavia però il ragazzo era cosciente che avrebbe almeno dovuto provare a reagire per superare quel muro che lo bloccava e rompere quelle catene che lo tenevano prigioniero, per Jungkook era giunta l'ora di aprire il suo cuore per consentire a qualcuno di amarlo.

Jungkook stava camminando per i corridoi e suoi piedi lo portarono nell'ala riservata agli studenti di danza senza che lui potesse fare alcunché per impedirlo, il ragazzo aveva bisogno di chiarimenti e risposte e c'era solo un individuo capace di dargliele, quell'individuo era Park Jimin solo lui poteva dare a Jungkook le risposte che tanto cercava. Quando Jungkook entrò nella sala trovò l'altro come sempre impegnato a ballare, ma questa volta il grigio  impegnato ad eseguire una coreografia non si accorse della presenza di Jungkook all'interno della stanza, e dal suo canto Jungkook non se la sentì di interromperlo quindi si sedette a terra con le gambe incrociate osservando i movimenti leggiadri  dell'altro, tuttavia però ben presto Jimin si accorse della presenza di Jungkook attraverso lo specchio davanti a se, mentre l'altro lo guardava rapito da quei movimenti eleganti ma sensuali al tempo stesso, tanto che Jungkook non riusciva in alcun modo a staccare lo sguardo dal corpo seducente dell'altro, che tuttavia era conscio dell'effetto che stava provocando nel minore compiacendosene. E mentre il grigio stava compiendo gli ultimi passi della coreografia, Jungkook sentiva il suo corpo accaldato e il suo respiro venirgli meno, il ragazzo dai capelli color ciliegia era convinto che il grigio prima o poi lo avrebbe spinto alla pazzia, poiché era sempre più confuso e non sapeva dare un nome a tutte quelle strane sensazioni che lo stavano investendo in pieno con la potenza di un uragano, Jungkook tentò di recuperare la calma ricomponendosi e quando Jimin si fermò lui si alzò dal suo posto mascherando ogni tipo di insicurezza indossando la sua consueta maschera, per poi avvicinarsi al grigio che senza alcuna particolare espressione sul volto aspettava che Jungkook facesse la prima mossa, che ovviamente non tardò ad arrivare.- Devo farti una domanda.- Disse Jungkook questa volta lievemente a disagio.- dimmi.- Disse Jimin incrociando le braccia al petto.- Come hai capito di essere gay? Voglio dire quando lo hai capito?- Jimin trattenne un sorriso in altre occasioni Jungkook ai suoi occhi sarebbe risultato tenero con quell'espressione imbarazzata e quegli occhioni smarriti, e gli risultò difficile anche essere arrabbiato con lui.- L'ho scoperto a quattordici anni ero al primo anno di superiori, a quei tempi facevo calcio e bhe mi accorsi di provare una certa attrazione verso un mio compagno, ma lui non l'ha mai saputo.- Disse Jimin sospirando prima ricominciare il discorso.- Avevo paura ed ero confuso accettarmi fu dura e fu ancora più dura dirlo ai miei genitori, perché avevo paura di deluderli ma i miei timori si rivelarono infondati perché i miei genitori mi accettarono.- Terminò il discorso Jimin guardando Jungkook, ovviamente il grigio non era stupido e aveva capito il motivo di quella improvvisa domanda da parte del minore, Jimin si aspettava che il ragazzo se ne andasse lasciandolo solo ma così non fu anzi Jungkook sorprese Jimin con una domanda del tutto inaspettata.- Sei mai stato al mare?- Chiese Jungkook guardando il grigio negli occhi.- No.- Sussurrò Jimin, tuttavia però Jungkook colse lo stesso la sua risposta.- Vuoi venire alla spiaggia di Gyeongpo?- Jimin boccheggiò per qualche istante incredulo, e non sapeva come interpretare quella richiesta avanzata dal minore.- E' per caso un appuntamento Jungkook?- Chiese scherzando Jimin sperando di avere qualche chiarimento, ma tutto ciò che ottenne fu una risposta vaga.- Interpretalo come ti pare.- Rispose sbrigativo Jungkook.- Allora accetti?- chiese di nuovo Jungkook.- Si, va bene.- Rispose Jimin mordendosi il labbro inferiore lievemente imbarazzato da quell'improvvisa proposta da parte del minore.- Bene allora ci vediamo domani.- Disse Jungkook prima di voltarsi per uscire dalla stanza, ma venne fermato da Jimin.- Aspetta Jungkook domani è sabato, sul serio sei venuto a chiedermi un giorno prima di uscire?- Disse incredulo Jimin.- Ci ho pensato all'ultimo minuto.- Rispose calmo Jungkook, e Jimin dal canto suo non sapeva se ridere dell'idiozia di quel ragazzo o esserne intenerito, e Jimin poté giurare anche di aver visto un mezzo sorriso sul volto del più piccolo prima che varcasse la porta della stanza per andare via, e da quando lo conosceva mai Jimin lo aveva visto sorridere infatti dovette ammettere che quella impercettibile incurvatura delle labbra rendevano Jungkook ancora più bello. Dal canto suo invece Jungkook mentre percorreva la strada per ritornare in camera sua si sentì fiero del suo operato, poiché quello era il primo passo che gli occorreva per riconquistare la fiducia di Jimin e da come il maggiore aveva reagito sembrava star percorrendo la corretta strada, e per la prima volta dopo tempo si sentì finalmente libero da quelle catene che lo tenevano prigioniero, tuttavia però Jungkook era cosciente che avrebbe dovuto abbattere l'ostacolo più arduo ovvero il possente muro che lui stesso aveva innalzato per difendersi dalle persone, ma Jungkook era ignaro che a quello ci avrebbe pensato qualcun altro.

Amygdala » Jikook.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora