7. Quei gran manzi dei Monster

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"Au revoir." Ci salutò la professoressa di francese, poco prima che suonasse la campanella. Tutta la classe rispose allo stesso modo, io rimasi zitta, con la testa sospesa tra le mani. C'erano giorni in cui non riuscivo a stare dietro all'insegnante di francese, parlava davvero troppo e troppo velocemente, e il mio povero cervello si sovraccaricava fino ad esplodere.

"Si, si, au revoir un grandissima minchia. Addio." Borbottai io, quando finalmente la campanella suonò.
Uscii di corsa dall'aula e misi lo zaino sulle spalle.

"Ehi Cindy! Aspetta." Mi richiamò una voce alle mie spalle. Mi voltai e vidi Jackson correre verso di me, con il vento tra i capelli e un sorriso stampato sul viso.
Mi fermai per fare in modo che mi raggiungesse e quando finalmente fu al mio fianco, provai anche io a sorridergli.

"Ti serviva qualcosa?" Domandai inarcando un sopracciglio, vedendo che camminava vicino a me senza però parlare.
"Volevo solo sapere se era tutto apposto, sai non mi fido molto di Arscott." Si grattò la nuca a disagio, e io aprii leggermente la bocca.
Mi venne da scoppiargli a ridere in faccia, ma mi trattenni.

"Si, tutto apposto, non devi preoccuparti." Cercai di rassicurarlo, senza sembrare scortese.
In realtà, ieri, il tragitto in macchina era stato migliore di quanto credessi. Sean non aveva quasi spiaccicato parola e io nemmeno, dal momento che non avevo voglia di ricevere offese. Ma comunque ero arrivata a casa sana e salva senza tanti problemi.
Anche se Sean mi sembrava strano, era diverso dal solito, quasi triste, ma allo stesso tempo era incazzato nero, e fortunatamente non si era sfogato con me.

Aguzzando lo sguardo intravidi Emily vicino ai cancelli della scuola.

"Scusa Jackson, ma devo andare. Mi aspettano." Indicai la mia amica e senza dargli tempo di rispondere mi dileguai.

Mi dispiaceva comportarmi così con lui, ma non riuscivo a farne a meno, mi sentivo oppressa e...non so, preferivo quasi starmene con Sean, forse.

"Oh Cindy, eccoti finalmente." Mi disse Emily, quando arrivai da lei.
"Già, ho avuto un imprevisto." Di nome Jackson, che ultimamente era piuttosto appiccicoso, ma non lo dissi.

Nel frattempo arrivò anche Abby, che mi cinse le spalle con il braccio.

"Dobbiamo proporti una cosa, Cindy." Abby ed Emily si guardarono complici, mentre io riducevo gli occhi a due fessure, confusa.

"Cioè?" Chiesi.

"Oggi pomeriggio, i Monster hanno una partita, e siccome ci vanno quasi tutti, abbiamo comprato tre biglietti."

Scoppia a ridere.

"Non ci vengo nemmeno dopo morta ad una partita di quelli lì."

"Invece ci vieni punto e basta. I biglietti li ho comprati e tu muovi quel culo." Mi stupii del soffice palato della mia amica e mi finsi offesa.

"Ma che poi, da quando bisogna comprare i biglietti per vedere una partita di una stupida scuola?!" La domanda mi sembrava più che logica.

"Da quando giocano quei gran manzi dei Monster. Tre quarti degli spalti sono occupati da ragazze che sono lì solo ed esclusivamente per vedere Sean Arscott. Non vorrei dire, ma quel ragazzo lì, in divisa, è una benedizione del signore." Sospirò Emily, con aria sognante.

Io roteai gli occhi al cielo. "È solo un pallone gonfiato. Non so perché tutte gli vadano dietro."

"A volte davvero non capisco da chi tu abbia preso. I nostri geni sono talmente diversi da far paura, e siamo gemelle! Quindi Cindy, vedi di darti una svegliata, perché io non rinuncio ai miei posti in prima fila solo perché tu, e solo tu, pensi che quei ragazzi siano brutti." Abby ed Emily si diedero il cinque, lanciandomi poi un'occhiataccia fulminante.

Footlover - amore in campo di giocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora