38. Fuga da Sean Arscott

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Eravamo seduti a tavola in un silenzio imbarazzante. La situazione era pressoché questa: Barrie, arrivato da una decina scarsa di minuti, guardava Sean in cagnesco; la mia fiamma ricambiava, ma tenendo un basso profilo, dal momento che mio padre lo scrutava da sotto le ciglia. Io invece, fissavo con sguardo intimidatorio e accigliato i tre maschi seduti a tavola. Per farla breve questa non era una cena, ma era una gara a chi guardava peggio l'altro.

Mamma si schiarì la gola, percependo la notevole tensione nell'aria, poi, passò gli occhi da me a Sean e viceversa, mettendosi elegantemente in bocca un pezzo di pollo.

«Quindi, come vi siete conosciuti? Sono così curiosa.» cantilenò lei, appoggiando la forchetta sul tovagliolo per portarsi entrambe le mani sotto il mento.

Mi guardai intorno, non sapendo da dove cominciare, Barrie si drizzò sulla sedia, cambiando l'approccio che poco fa aveva con Sean; aspettava con ansia una sua risposta.

«Gioco a football, ci siamo incontrati ad un'amichevole qualche tempo fa.»

Fortunatamente fu il ragazzo al mio fianco a rispondere, beandomi della facoltà di stare in silenzio e di non peggiorare la situazione del tutto disagiante.

«Ruolo?» mio padre si intromise nel discorso, piegando il viso in modo da far sollevare il sopracciglio con circospezione.

«Quarterback, signore.»

«uhm, come hai detto che ti chiami?» la domanda di mio padre quasi mi fece trasalire, possibile che si fosse già dimenticato il nome del mio splendido, magnifico, onnipotente ragazzo?

«Sean Arscott.» scandì il moro, abbozzando un lieve sorriso. Sembrava tranquillo, per niente intimidito dalla situazione. Quella del tutto agitata era proprio la sottoscritta, sembravo avere un battito cardiaco più veloce della luce.

Quando mio padre udì le parole di Sean, il suo viso si riempì immediatamente di un'improvvisa felicità.

«Non dirmi che sei il figlio di John Arscott?»

«Si, signore, in persona.» rispose lui, facendo spuntare i denti bianchi dalle labbra piene.

«Maddai! Io e tuo padre siamo andati insieme al college, che bei tempi quelli, tra feste, alcol, ragazze...»

Mia madre finse un colpo di tosse e socchiuse gli occhi trucidando mio padre, il quale si rese conto di aver esagerato con le informazioni e si zittì, bevendo un sorso di vino rosso dal bicchiere cristallino, sorridendo imbarazzato.

«Bene ragazzo, ora che so che non sei un disgraziato ti concedo il permesso di uscire con mia figlia, ma stai attento, se la farai soffrire non sarò clemente.»

Oh madre di Dio, ogni secondo che passava sentivo un pezzo di me staccarsi dal resto del corpo, per primo se n'era andata la mia dignità, in secondo luogo anche il mio orgoglio aveva deciso di farsi una bella passeggiata a 'fanculo.

Mentre cercavo di evitare gli occhi di Sean, il mio sguardo cadde su Abby. Mi accigliai, aggrottando le sopracciglia nel vedere il suo viso totalmente assorto a guardare il ragazzo al mio fianco. Sembrava stesse guardando la cosa più bella del mondo, e una morsa di gelosia mi bruciò nel petto, nonostante sapessi che non potevo darle torto, ero la prima ad incantarmi a fissare quei lineamenti celestiali.

Le tirai un calcio da sotto il tavolo, lei sussultò e cercò di nascondere le imprecazioni che le uscirono dalle bocca, al contrario di Barrie che stava maledicendo tutto e tutti fin da quando aveva messo piede in casa e aveva visto Sean.

Footlover - amore in campo di giocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora