34. Cindy mood cazzuta

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"Gli hai detto di Noah?"

La faccia di Emily era più o meno sconvolta.

"Proprio così." Mi limitai a dire, sorseggiando con noia il mio milkshake alla fragola.

Giusto qualche ora fa c'era stato il piacevole, per modo di dire, incontro con Sean, dove appunto gli avevo spifferato di Noah.
A quel punto avevo sperato che lui e la sua testa calda finalmente cedessero e che mi avrebbe confessato tutto, ma a quanto sembrava, Arscott era più cocciuto di chiunque altro.

Mi aveva fissata trucidandomi con gli occhi, ma avevo visto una scintilla di panico e esitazione comparire sul suo volto.
Non c'era voluto molto però, per far largo alla sua solita espressione perennemente incazzata.
Mi sentivo ancora il suo sguardo addosso, come se non se ne volesse andare e la cosa era a dir poco straziante.

Dopo istanti di agitazione e tensione, aveva avuto la brillante idea di salire in macchina, senza calcolarmi minimamente e sgommare via a tutta velocità, lasciandomi sul ciglio del marciapiede con un cipiglio del tutto infuriato.

"E lui come ha reagito? Mi stupisco che tu sia ancora nel mondo dei vivi, se devo essere sincera..."

"Speravo che fosse la volta buona che mi spiegasse tutto, ma mi ha piantata in asso." Ammisi, piegando le labbra in una smorfia schifata.

"Cazzo." Gracchiò Emily, pulendosi i lati della bocca sporchi da residui di torta al cioccolato.
"È davvero una testa calda. Secondo me dovremmo provare con Barrie, mi sembra più docile, non credi?"

Ci pensai su. Non aveva tutti i torti, se avessi giocato la carta di Noah Miller con Barrie forse una volta per tutte sarei riuscita a sapere ciò che mi nascondevano. Anche se dovevo ammettere che al momento, sia lui che Sean sembravano parecchio ostinati a non farmi sapere niente di niente. Nemmeno fosse una questione di stato, dannazione.

"Hai ragione, proverò a parlargli a casa. Ora vado un attimo al bagno, con tutto questo milkshake sto per farmela sotto." Dissi e senza troppi pensieri mi alzai dalla sedia e mi diressi verso i bagni.

"Cindy!" Mi gridò qualcuno, nel momento esatto in cui stavo svoltando l'angolo.

Sollevai la testa e mi girai in cerca della persona che mi aveva chiamata.

"Lexi." Feci, in segno di saluto.

Lexi era una mia compagna di scuola, frequentava parecchi corsi con me ed eravamo amiche, circa, in realtà non ci frequentavamo più di tanto, ma comunque la consideravo una brava ragazza.

"Ho un urgente bisogno del tuo aiuto." Disse, con espressione quasi preoccupata. "L'altra cameriera si è sentita male e ho un sacco di tavoli da servire, potresti portare quel vassoio lì nel tavolo numero 20?"

Sgranai gli occhi, non mi sarei mai aspettata una richiesta del genere, ma sembrava davvero in difficoltà e nel locale c'era parecchia gente, perciò annuii e lei quasi mi saltò al collo.

"Certo, ti aiuto volentieri. Tavolo 20 hai detto?" Domandai, incerta. "Si, è il primo tavolo che trovi fuori nel retro." Mi spiegò e poi si dileguò, correndo da una parte all'altra della stanza per consegnare le ordinazioni ai tavoli mancanti.

Ma da quando esiste un retro in questo posto?

Senza dire una parola allungai le braccia e afferrai il vassoio posizionato sul bancone di legno e feci una smorfia quando vidi che era pieno di birre.

Footlover - amore in campo di giocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora