46. Il momento della verità

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Una raggio di luce fioca mi tagliò il viso, costringendomi a strizzare gli occhi

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Una raggio di luce fioca mi tagliò il viso, costringendomi a strizzare gli occhi.
Provai ad alzarmi ma qualcosa di pesante e possente mi teneva stretta. Solo a quel punto mi ricordai di avere Sean nel mio stesso letto.
Subito sentii l'agitazione attraversarmi le vene come una carica elettrica.

Poco dopo sentii un grugnito e qualche parola borbottata che però non riuscii a capire.
Mi sottrassi dalla sua presa e mi allontanai di poco in modo da guardarlo in viso.

«Ho la testa che esplode.» lo sentii buttare fuori l'aria e lo vidi passarsi una mano sulla faccia, per poi stiracchiarsi. Quando lo fece la maglietta sottile si sollevò, mostrando gli addominali scolpiti e le ossa iliache evidenti.
Distolsi lo sguardo e deglutii rumorosamente.

«Si in effetti stai uno schifo.» lo canzonai, mentendo spudoratamente, perché anche dopo una sbornia era bello come non mai, ma non dovevo dimenticare che mi aveva trattata di merda, già questa notte mi ero lasciata andare come una stupida.

«È una gioia parlare con te di prima mattina.»
Ironizzò, sollevando un angolo della bocca in un sorriso sbieco.

«Per me invece è una gioia trovare un ragazzo in camera mia nel bel mezzo della notte, decisamente poco sobrio. Non sai che infarto mi hai fatto prendere.» lo guardai male e incrociai le braccia sotto al seno, mettendomi a sedere sul materasso.

«E poi come ti è venuto in mente di prendere la macchina in quelle condizioni? Ti avrei ucciso se ti fosse successo qualcosa!» Strillai e gli tirai un pugno sulla spalla, facendolo sobbalzare.

«Ti preoccupi per me kicker?» chiese, guardandomi con una strana scintilla negli occhi.

«Certo che mi preoccupo, razza di coglione.
Non sono mica senza cuore come te.»

Ci fu un attimo di silenzio e poi Sean parlò.

«Cindy, avevo bevuto ma ricordo quello che ti ho detto ieri; credo sia arrivato il momento che tu sappia come stanno le cose.» si raddrizzò anche lui sul letto e prese un respiro, uno di quelli che si prendono prima di scendere sott'acqua per stare in apnea.

Un vuoto mi riempì il petto e il cuore cominciò a martellarmi nella cassa toracica talmente forte che credevo potesse uscirmi. Ecco, l'ansia e le mille paranoie cominciavano a farsi sentire. Lo guardai dritto negli occhi e racchiusi il labbro inferiore fra i denti per evitare di dare in escandescenza.

Sean si strofinò entrambe le mani sul viso e poi le fece affondare nei capelli scompigliati, tirandosi le ciocche che gli ricadevano sulla fronte. «Forse è meglio se facciamo due passi.»

               
                                      ***

SEAN

Infilai le mani nelle tasche e dondolai i piedi mentre camminavamo sul marciapiedi.
Era mattina presto e per strada non c'era nessuno, per cui il silenzio era l'unico rumore nell'aria e si, era un rumore davvero opprimente e fastidioso, dannazione.

Footlover - amore in campo di giocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora