Capitolo 16 [Nico]

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Sono le due di notte e non riesco a dormire. In una settimana è successo di tutto. Non sono abituato al mio vecchio letto, la mia vecchia camera, ma c'è il mio vecchio pianoforte.

É raro se la notte dormo. Mi piace la notte. È un periodo della giornata, dove riesco a pensare anche alle piccole cose, che poi si rivelano importanti e mentre tutti dormono, io riesco a scrivere le mie canzoni.

E ho vissuto insieme a te
Scrivendo pagine, pagine e
E ho perso ma tu eri con me
Ed adesso suono e mi chiedo il perché
Ed adesso sogno soltanto che arrivi il giorno
Che la notte mi giro e non dormo
Mischio le lacrime con il vino rosso
E ti sento nei discorsi di chi mi sta intorno
Tu eri la nota che fa uscire il capolavoro che è in me.

Bea, tra qualche ora se ne va e il solo pensiero, mi distrugge. Sto impazzendo. Non se ne può andare così, senza salutarmi, senza darmi un bacio, senza darmi un abbraccio.

Non riesco ancora a credere alla gente che mi ha circondato da sempre. Sono amareggiato da Giulia, ma soprattutto da Giorgio. Mi sono sempre fidato. Mi rendo conto che a volte, la gente a cui vuoi più bene, non ti merita.

«Mi mancava sentirti suonare in piena notte» entra mia mamma in camera.
«Non pensavo, sai?»
«É successo qualcosa con Giulia?» dice facendo riferimento al testo della canzone che sto scrivendo.
«In realtà ti sei persa tante cose, mà» dico giocando con gli arpeggi al pianoforte.

Gli spiego tutto. Era tanto che non parlavo così con mia mamma. Semplicemente perché sono sempre stato impegnato in studio, con gli amici... Mi pento di non averla vista per tutto questo tempo.

«Fattelo dire Nico, Giulia non mi è mai piaciuta» dice mettendosi una mano in testa.
Per fortuna riesce a farmi fare una risata.

Le parlo di Bea, di quanto è bella e dolce e della sua partenza. Gli racconto di cosa è successo ieri, mentre guardavamo la partita.
«Sembra un angelo, da come ne parli» dice «Falla sentire importante, Nico e se ci tieni davvero così tanto, vai da lei ora, portagli dei fiori, chiamala, digli che gli manchi...»
«Sono le due di notte, mà»
«Devi solo dimostrare che per lei faresti di tutto, che andresti ovunque per lei»
«Siete così complicate voi donne» dico scherzando.

Mia madre, mi dà un bacio in fronte, prima di tornare a letto. Mi è mancata anche lei, mi è mancato mio padre, mi è mancata questa casa, questa camera... Qui si racchiude tutta la mia vita.

Penso a ciò che ha detto mia mamma. Farei di tutto per lei, andrei anche sotto casa sua, ma non voglio sembrare troppo ossessivo e fastidioso.
Scrivo un messaggio a Bea, sperando non stia dormendo, anche se so che non risponderà:
"Mi manchi Bea, da morire"
Il suo ultimo accesso è dieci minuti fa, non credo di averla disturbata.

Non spero in una sua risposta. Torno al piano, continuo a scrivere questa canzone, che la rappresenta sempre di più. É sempre più bella da ascoltare, nonostante a volte sono poco fiducioso in me, ma parla di lei e non c'è cosa più bella.

Controllo insistentemente il cellulare, finché non noto che dopo tanto riesce a vedere il mio messaggio, ma non risponde.

Voglio sentirla, non mi interessa se la disturbo. Decido di chiamarla. Risponde solo alla quarta chiamata.

La chiamata è iniziata, ma c'è silenzio. Ho sempre amato il silenzio, ma non in questo momento: «Mi manchi davvero, Bea» dico nonostante la sua mancata risposta.
La sento sbuffare ogni tanto.

«Ti manco anch'io, Bea» mentre dico queste parole, la sento singhiozzare, cercando di non farsi sentire.
Sta piangendo. Non riesco a pensare che lo stia facendo a causa mia.

La sua Wendy | Ultimo | #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora