Entro dentro casa di Bea con Spugna in braccio, poi lo lascio andare. Va a prendere la palla e torna da me, così glie la lancio e ci gioco un po'.
«Vuoi un caffè?» chiede Bea andando verso la cucina.
«Si, grazie» dico.
Sono un po' in imbarazzo, non vedevo l'ora di vederla, ma in realtà non so come comportarmi.
Mi alzo e mi siedo sul tavolo davanti a lei.«Che mi racconti?» chiede girandosi verso di me.
«Ho tante cose da raccontare» dico io.
«Allora comincia pure» dice ridendo.
Amo il suo sorriso.
«Suonerò in un locale a Milano, a Roma, poi andrò a Sanremo e uscirà un nuovo disco» spiego.
«Davvero?»
«Si»
«Vorrei venirti a vedere una volta» dice versando il caffè nelle tazzine.
«Vieni a Milano» dico ancora incredulo da ciò che mi ha detto «con me»
«Milano è un po' lontano... Magari verrò a vederti a Roma» dice servendo il caffè.
«Andiamo con Spugna» tengo duro.
«Ti prego Niccolò, non insistere, da una parte vorrei, ma dall'altra sento che non posso...»
«Cosa vuoi dire?»
«Non me la sento, scusami» taglia corto.Beviamo il caffè, ma tra noi torna l'insicurezza che c'era appena sono arrivato.
Mi manca troppo, ma so di essere stato uno stupido.«Quando vuoi prendere Spugna comunque, non farti problemi» dice tra un sorso di caffè e l'altro.
«Sta crescendo in fretta» dico io.
«Si, è sempre più bello» lo guarda «L'altro giorno l'ho portato dal veterinario, aveva le coliche, si vedeva che non stava bene»
«Perchè non mi hai chiamato?»
«Perchè stava già meglio, sarebbe stato inutile farti preoccupare per una colica»Come se ha capito che stiamo parlando di lui, Spugna ci raggiunge accucciandosi affianco a noi.
«Vorrei fare una passeggiata con Spugna, poi lo riporto qui» dico alzandomi.
«Se vuoi, puoi tenerlo stasera a casa» dice.
«Non preoccuparti, anche perché non posso dai miei, c'è poco spazio, non starebbe bene» spiego «Vieni con noi?»Ci pensa più volte e poi decide di venire con noi. Mi rimetto il giubbino, mentre Bea mette la pettorina a Spugna e usciamo.
«Dove andiamo?» chiedo.
«Dove vuoi»
«Sei sicura?» chiedo di nuovo.
«Si, perché?» dice ridendo.Mi dirigo verso la macchina e lei capisce già dove voglio andare, nel mio posto preferito.
«Non possiamo andare qui al parchetto?» chiede per evitare di entrare in macchina.
«Se devi evitarmi in tutti i modi basta dirlo» dico facendo entrare Spugna in macchina «Non ti sto obbligando, fa quello che vuoi»Entro in macchina aspettando la decisione di Beatrice. Entra anche lei.
Mi spunta un leggero sorriso e lei se ne accorge.
«Non fare il contento» dice.
«Sei rimasta la solita» sorrido ancora «Tanto non ci riesci a fare la dura»
«Smettila!» dice colpendomi il braccio.
Ho sempre amato i suoi modi di fare, la conosco troppo bene.Ci aspettano dieci minuti di strada. È difficile parlare con Bea, dato il suo terribile distacco. L'ho distrutta emotivamente e capisco il suo comportamento, ma vorrei almeno risolvere la questione e parlare tranquillamente come due persone normali.
Arriviamo. Scendiamo dalla macchina e lasciamo Spugna libero. Si tuffa subito in acqua, ama nuotare ed ha anche imparato bene.
Per farsi il bagno fa troppo freddo però. Così mi siedo sul mio solito masso e Bea mi segue.
Teniamo d'occhio Spugna che non affoghi, non si sa mai. Esce e rientra in continuazione dall'acqua, si diverte da morire qui.«Era un po' che non tornavo qui» dico.
«Da quando?»
«Dall'ultima volta che ti ho portata qui»
«Giulia non ce l'hai portata?» dice con tono di sfida.
«No» rispondo secco.
«Strano»
Riesce a farmi innervosire con poco, l'ha sempre saputo fare bene.
«Io Giulia non l'ho più sentita da quando abbiamo litigato» dico serio.
Non risponde.Non voglio insistere, prima che si inneschi davvero un litigio pesante tra noi. Quindi mi alzo e vado verso Spugna, per vedere che sta combinando.
Dopo qualche minuto torno da lei, sperando si siano calmate le acque.
«Non so quanto ti piaccia l'idea, ma siamo costretti a vederci per Spugna, anche se a me non dispiace, ma io vorrei poter parlare tranquillamente con te» dico «quindi per favore, impegniamoci entrambi»
«Per te è semplice, Niccolò»
«Non è vero, anzi ti capisco...»
«No, tu non mi capisci, invece» mi interrompe, alzando la voce «Se tu mi capivi e mi amavi sul serio, saremo rimasti ancora insieme»
«Mi manchi da morire Beatrice, non immagini quanto» dico, mentre iniziano a bruciatmi gli occhi.
«Anche tu mi manchi, eppure cerco di resistere a starti lontana»
«Tu non resistere, Wendy»~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
NUOVO CAPITOLO PER VOI. 🗝️💓
Niccolò è la dolcezza in persona e anch'io voglio un ragazzo come lui. Sono triste. Ciao.
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Buona serata a tutti!
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La sua Wendy | Ultimo | #wattys2019
Novela JuvenilBea é costretta a trasferirsi insieme a sua madre a Roma, per questioni economiche. La protagonista incontra Niccolò, ragazzo duro come il ferro, ma più fragile di una rosa. Lei, la nota che fa uscire il capolavoro che é in lui, poeta che vive di vo...