Capitolo 44 [Bea]

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A mezzanotte, esce il primo disco di Nico, Pianeti e lui non sta facendo altro che fare discorsi a caso da stamattina.

«Devo prendermi qualcosa, un tranquillante o altro, altrimenti stasera rimango secco» si gratta la testa.
«Devi solo stare tranquillo e guardarmi» dico prendendogli il viso.

Appoggia la fronte sulla mia, chiudendo gli occhi. Ha così tanta ansia, da esser capace di piangere come un bambino.
«Andrà tutto bene, capito?» dico lasciandogli baci a stampo tra le parole «Adesso preparati e andiamo, altrimenti facciamo ritardo»

Mi prende per i fianchi, lasciandomi uno dei suoi baci, che sa dare ogni volta in modo pazzesco, rendendoli tutti unici. Mi perdo tra le sue labbra e lui tra le mie.
«Dai amore, devi prepararti, ci metti più tempo di me» dico ridendo.
Lo costringo a staccarsi da me, ma non ci pensa neanche.

«Smettila con quel sorrisetto, vai a prepararti» dico spingendolo sul petto per allontanarlo.
«Se non mi vuoi basta dirlo prima, stronza» fa il broncio.
È troppo bello quando si comporta da bambino.

Mi preparo anch'io. Mi sto abituando a fare tutto con queste stampelle, ma finalmente potrò toglierle tra tre giorni, se la ferita sarà del tutto guarita.

Stasera andiamo in pizzeria, a mangiare con i suoi amici, i soliti.

Indosso uno jeans azzurro leggermente attillato ed una t-shirt bianca messa dentro. Aspetto che Nico esca dal bagno, ma ci mette le ore. Faremo ritardo anche stasera, lo so già.

«Finalmente!» dico appena sento aprire la porta del bagno.
«Ho bisogno del mio tempo!» dice mentre decide cosa mettersi «Devo farmi bello»
«Per chi, scusami?»
«Per la probabile ragazza figa che passerà tra i tavoli» sghignazza.
Gli tiro la prima scarpa che trovo, prendendo la sua schiena.
Si mette a ridere e lascio perdere la sua idiozia.

Entro in bagno, mi pettino i capelli, mi lavo i denti e passo un filo di mascara sulle ciglia. Sono pronta.

«Non ho mai conosciuto una ragazza così veloce, quanto te» dice mentre si allaccia le scarpe.
Lo prendo come un complimento. Molti la considerano come una dote.

Niccolò mi prende la borsa. Infilo il giubbino e mi dirigo verso il portone, cercando di stare al passo con Nico. Scendiamo in ascensore ed entriamo in macchina.

Partiamo e dopo qualche minuto mi arriva una chiamata da Marika, la mia collega di lavoro.
«Bea, come stai?»
Mi sta chiamando ogni giorno, per sapere come sto. Si sente in colpa e non capisce che in realtà lei non ha fatto nessun errore.

«Marika, tutto ok. Tu ti sei ripresa?» chiedo io.
«Si dai, senti volevo dirti che ho parlato con mio padre e che appena ti senti meglio puoi tornare... Come dipendente»

Guardo Niccolò stupita. Lui non capisce.
«Che succede?» chiede piano per non disturbare la chiamata.
Non riesco a parlare per quando sono sorpresa. Il mio periodo di prova è già finito e sono stata assunta.

«Bea, ci sei?»
«Io... Non so cosa dire, non so come ringraziarti» balbetto.
«Mi sembrava anche il caso di farmi perdonare» dice.
«Non è stata colpa tua Marika, te l'ho detto mille volte»
«Ti voglio bene Bea»
«Anch'io te ne voglio»
La saluto, ringraziandola infinite volte e poi riattacco.

La nostra amicizia è cresciuta velocemente. Marika è una ragazza dolce e gentile, si merita tutto il bene del mondo.

«Ma chi era?» chiede Niccolò.
«Marika»
Guarda alternativamente me e la strada, invitandomi poi a spiegare.
«Mi hanno assunta»
Sono piena di felicità dentro.
«Dio piccola, sono troppo felice per te»

Ora potrò cominciare ad avere una certa autonomia e soprattutto non far spendere a Nico tutti quei soldi per me. Mia madre sarà fiera di me, ne sono certa.

Arriviamo al parcheggio del solito pub. Per fortuna non siamo gli ultimi arrivati, manca ancora qualcuno. Niccolò mi aiuta a scendere dalla macchina. Mi vergogno da morire con queste stampelle.

Saluto Federica ed Adriano, ultimamente ho stretto molto anche con loro. La notte dell'incidente mi sono stati molto vicini.

Saluto poi il resto degli amici di Nico. Mancano meno di due ore e tutti non vedono l'ora che esca il suo disco. Niccolò è fortunato ad avere amici così, che gli vogliono bene.

Ci sediamo a tavola, aspettando che arrivino tutti.
«Scusate il ritardo» sento una voce familiare.
È Giulia e con lei c'è anche Giorgio.

Guardo Niccolò cercando spiegazioni, ma il suo sguardo sembra più scombussolato del mio.
«Perché è qui?» gli dico riferendomi a Giulia.
«Non lo so, Bea» dice con poco interesse.

Si mette proprio affianco a lui, come se non bastasse. Iniziano a parlare di non so cosa, vorrei capire, ma non riesco.

Arriva il mangiare, ma a lui interessa poco anche questo.
«Niccolò?» cerco di attirare la sua attenzione.
Mi fa gesto con la mano di aspettare, senza neanche girarsi.

Tutti mi guardano, si accorgono del nervoso che ho addosso. Inizia a mangiare per cercare di distogliere l'attenzione e lasciar perdere Niccolò.

Niccolò non mi sta calcolando da circa venti minuti, per parlare con la sua ex. Dopodiché riesco a resistere solo a pochi secondi ad alzarmi e andarmene dal pub.

Esco fuori, tenendo le stampelle per mano per andare più rapidamente. Non dovrei sforzare la gamba, ma ora non mi importa, non sento neanche dolore. Giro senza una vera direzione da seguire. Ho un nervoso addosso che riuscirei a spaccare tutto.

Sento correre qualcun'altro dietro di me ed ovviamente è Niccolò. Mi prende per un braccio che subito cerco di liberare.

«Dove vai?» chiede.
«Non lo so, ma che sto a fare qui?»
«Stai con me, Beatrice, che vuol dire che sto a fare qui?»
Inizio a ridere in modo sarcastico.
«Smettila di fare la scema» dice cambiando tono.
«La scema sono io?» dico guardandolo.
Rimane senza parole, non sa come rispondere.
«O lo scemo sei tu, che per mezz'ora non fai altro che non calcolarmi per parlare con la tua ex?» continuo.
«Hai ragione, ma scusami, per favore, stasera esce anche il mio disco e...»
«Aspetta il tuo disco con Giulia» lo interrompo.

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NUOVO CAPITOLO PER VOI. 🗝️💓

Cribbio, Niccolò! 😣
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Buona serata a tutti!

La sua Wendy | Ultimo | #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora