Capitolo 35 [Bea]

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«Avevo idee diverse su Niccolò» dice Alessio.
«Ovvero?»
«Pensavo fosse più responsabile delle sue azioni»

L'odio che c'è tra Niccolò e Alessio è inspiegabile. Mi mette in condizioni difficili. Sono entrambi importanti per me, anche se ovviamente Nico lo è ancora di più.

«Non ti merita» mi guarda dritto negli occhi.
«Nico non mi farebbe mai del male» dico io.
«Magari non è sua intenzione, ma tu comunque non meriti di essere trattata così»

Lo lascio parlare. Non la penso così, so che Niccolò ci tiene a me e anche fosse la mia vita senza di lui è improponibile!

«Hai fame?» chiedo.
«No, grazie»
«Beh, io si» dico dirigendomi in cucina.

Decido di fare una cosa molto veloce, quindi prendo una piadina, del prosciutto cotto e sottiletta. La scaldo e mi metto a tavola.

Alessio mi raggiunge, si siede affianco a me.
«Sei stanchissima» dice.
«È stato un viaggio snervante» dico io «Quattro ore in silenzio, dato che quello non mi ha spiccicato parola»
«Che noia»
Finisco di mangiare, mentre lui fa qualcosa al telefono.

«Mm» mi pulisco la bocca «Dobbiamo ripassare per l'esame, abbiamo solo due giorni»
«No, dai, facciamo qualcos'altro» dice sedendosi sul divano.
«No, ripasso, decido io cosa fare» prendo il libro dallo zaino e lo seguo.
«Secchiona» dice mettendomi in braccio dietro la schiena.
Sto arrossendo, me lo sento.

Faccio finta di non farci caso e comincio a ripetere i primi argomenti d'italiano.
«Mi ascolti per favore?» dico quando mi accorgo che non lo sta facendo.
«Si! Stai andando bene!» ride.
«Bene, allora continua tu» dico porgendogli il libro e sorridendo.

Comincia a ripetere. Lui credo abbia già studiato tutto, quindi mi è utile ascoltarlo, ma anche la mia stanchezza post viaggio si fa sentire e senza accorgermene mi addormento.

Non so quanto tempo sia passato, ma mi sveglio sentendo una specie di spintone addosso, con Niccolò davanti i miei occhi e Spugna che abbaia e piange impaurito.

Mi alzo quando vedo che Niccolò comincia ad andare senza un preciso motivo addosso ad Alessio.

«Niccolò!» cerco di aggrapparmi a un suo braccio per fermarlo.
«Tu levati» dice spingendomi facendomi tornare sul divano.

Iniziano a bisticciare e spingersi senza capire il perché.
Cerco di fare domande, ma non ottengo risposte. Non riesco a fermarlo e ho paura che si facciano male.

Comincio ad avere il respiro affannoso, per la paura che succeda qualcosa. Non riesco a essere forte in certe situazioni.

«Il suo ragazzo sono io, tu non servi a molto»
«Il suo ragazzo non dovrebbe dargli spintoni»

Continuano. Ho ancora il respiro veloce e io non ne posso più, di sentire le loro voci e Spugna che abbaia. Mi scoppia la testa.
«Basta!» riesco ad alzare la voce.
Si accorgono del mio respiro. La cosa deludente è vedere che a Niccolò poco importa, è Alessio ad avvicinarsi e preoccuparsi.

Mi porta un bicchiere d'acqua, mentre ancora non riesco a credere quello che è appena successo, quanto può essere prepotente Niccolò e soprattutto con me.

Passano due minuti di silenzio, ma che però me ne sembrano dieci.
Chiedo ad Alessio di andarsene, per poter parlare con Nico. Non mi fa altre domande, mi ha capita.

Va via e io e Niccolò rimaniamo da soli. Sono arrabbiata e non poco. Non deve permettersi più di trattarmi cosi.
Il respiro torna quasi del tutto alla normalità.

«Si può sapere cosa cazzo ti è passato per la testa?» chiedo.
«A te invece?» cerca di difendersi.
«Niccolò stavamo ripassando per l'esame, te l'ho detto che sarebbe stato qui per qualche ora»
«Stavate ripassando, vero?» si altera ancora di più «Stavate ripassando uno appoggiato all'altra, dormendo tutti coccolati? Hai ragione tu allora!»

Uno appoggiato all'altra? Coccolati? Non è stata mia intenzione sicuramente, non l'avrei mai fatto. Ero stanchissima e magari non me ne sono resa neanche conto.
Cerco di spiegargli, ma lui non ne vuole sentire.

«Io me lo sentivo. Me lo sentivo che qualcosa non andava e sono venuto, per portarti la spesa, anche se devo ammettere che era più una scusa quella» dice con gli occhi che si gonfiano di lacrime «Però non credevo di arrivare a dovermi preoccupare di te»
«Nico, non l'avrei mai fatto apposta, non me ne sono accorta, ero troppo stanca dal viaggio, lo sai!»

Si siede sul lato del divano, comprendono il viso.
Stiamo vivendo un periodo sommerso da problemi e Nico non ce la fa più, lo vedo.

«Nico forse è meglio che ci calmiamo per un po', forse abbiamo entrambi bisogno di tranquillità» dico avvicinandomi.
Mi guarda con occhi spalancati, quasi impauriti.

«Nico, non guardarmi così ti prego... Forse bisogna per un attimo calmare le acque, lasciare che si risolva almeno qualcosa...»
Appena sente le mie parole, si alza dal divano dirigendosi verso la porta.

D'istinto mi alzo anch'io per cercare di parlare e non farlo andare via.
«Nico, aspetta, parliamo un attimo» dico mettendomi davanti la porta.
«Levati» dice cercando di spostarmi da lì «Levati ho detto, prima che sfondo la porta!»
Non l'ho mai visto così arrabbiato, ma secondo me è la cosa migliore da fare.

Mi lancia la copia delle chiavi di casa mia per il corridoio e riesce a spostarmi dalla porta.
Lascia Spugna, lascia tutto, lascia me senza chiarirci, senza spiegarci, senza parlarci e io adesso non so in che situazione siamo messi.

Crollo sulle mie ginocchia e finisco a terra a piangere. Mi manca già. Ha inteso tutto in modo sbagliato, mentre io pensavo potesse servire a entrambi.

Non lo sostituirei mai con nessuno. Niccolò mi ha cambiato la vita e voglio che ne sia la parte fondamentale di essa.

Lo amo e i sentimenti che provo per lui, non cambieranno mai.

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NUOVO CAPITOLO PER VOI. 🗝️💓

Piango.
Li rivoglio insieme.

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Buona serata a tutti!

La sua Wendy | Ultimo | #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora