Verità

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Per questioni di lunghezza il capitolo l'ho pubblicato in due parti. L'altra la troverete già pubblicata subito dopo di questa.

Una luce fastidiosa mi colpisce gli occhi, tento di aprirli ma sento le palpebre pesanti, faccio una fatica immane per costringermi a svegliarmi. Mi guardo intorno e so di non essere nella stanza che ha visto molti miei risvegli, sono sempre a casa ma in una camera che non è la mia. Una camera che ho sempre aperto con rabbia, dolore e a volte anche disprezzo verso la donna che mi ha messo al mondo. Troppe le volte che ho aperto la porta con la paura di quello che ci avrei trovato dentro mista alla speranza di non trovarla comunque mai vuota. Sì perché anche se odiavo quello che mia madre faceva a lei e anche a me, lei c'era, anche vuota e spenta ma c'era. E anche se mi auguravo di non doverla più vedere ubriaca, persa e distrutta, la mia paura più grande era che un giorno io non l'avrei trovata più.
Ma non è mai successo e da bambino mi sono illuso che era per me che lo faceva, che era per me che non se ne era ancora andata. Certo la odiavo, perché anche se qui in realtà da solo mi ci aveva lasciato lo stesso, ma finché la vedevo, continuavo a nutrire la speranza che un giorno sarebbe stata più della donna che mi aveva messo al mondo e avrei potuto chiamarla finalmente mamma.

E oggi, ora che sto per aprire gli occhi, in una stanza che non è la mia, provo la stessa paura di vedere quello che potrei trovarci dentro mista alla speranza di non trovarla comunque vuota.
Esito un attimo, le palpebre tremano e le apro. Ci metto poco a mettere a fuoco e poi la vedo.
Lei è qui. Accanto a me.
Mia madre è qui.
Mi sta fissando seduta sul letto ed il suo sguardo, pieno dei suoi occhi color smeraldo, non è perso, non è spento, è vivo come non l' avevo mai visto. Vivo come avevo sempre sperato.
"Buongiorno Riccardo" e sorride come non ha mai fatto.
"Sei qui" dico per convincermi.
"Certo. Dove altro dovrei essere?"
Non rispondo, tanto lo sa che cosa sto pensando. Lei è sempre stata qui, ma solo adesso, guardandola, mi sembra ci sia davvero.
"Sono qui e non ho intenzione di andare da nessuna parte. Non senza mio figlio" sembra così sicura mentre lo dice.
"Perché?" E la mia domanda le fa scomparire il sorriso.
"Sei mio figlio e sarò egoista, ma io ho bisogno di te e tu di me. Lo sai. Lo hai detto"
È vero l'ho detto. Ieri sera le ho detto di non lasciarmi, di aiutarmi, di non permettermi di spegnermi. Gliel'ho detto tra le lacrime mentre mi teneva stretto come fossi ancora un bambino. E ieri sera è così che mi sono sentito,un bambino. Un bambino perduto che piange lacrime piene di rabbia, di dolore, paura e mancato amore. Un amore desiderato, cercato, odiato ma che in fondo ho sempre aspettato. E ieri sera è da quell'amore che mi sono fatto abbracciare, è a quell'amore che ho gridato forte di restare ed è da quell'amore che mi sono lasciato accudire. Ne avevo bisogno, ne ho sempre avuto, anche se ho imparato a non ammetterlo. Ma ora sono stanco, così ieri ho lasciato che mia madre mi vedesse piangere, che sentisse il mio dolore, che percepisse la mia rabbia ma anche la mia resa.

Ieri per la prima volta è stata mia madre a tirare me su dal pavimento, a salire, a fatica, le scale mentre io barcollavo, a trascinarmi per il corridoio mentre io singhiozzavo, a mettermi a letto mentre tremavo e ad ascoltare le mie parole sussurrate: "ti odio ma ti amo di più"
Ma anche se l'ho detto, non può essere così facile, niente lo è mai.
"È vero l'ho detto, ma anche quando non l'ho fatto tu lo sapevi. Ma invece mi hai lasciato da solo, io avevo bisogno della mia famiglia e voi me l'avete negata. Perché? Mi odiavate a tal punto?"
Mia madre spalanca gli occhi a quelle mie ultime parole.
"Io non ti odio, mai l'ho fatto"
"Eppure in tutti questi anni sei stata qui senza esserci mai" e sento il bisogno di alzarmi, di mettere distanza tra me e mia madre, e mentre lei mi guarda io pianto lo sguardo fuori dalla finestra.
"In tutti questi anni ho sbagliato. Ho fatto la cosa più brutta che una madre possa fare al proprio figlio. Ti ho abbandonato perchè anche se ero qui non c'ero per te. Ma mai ti ho odiato, mai. Niente di quello che è successo è mai dipeso da te. Io ti ho voluto fin dal primo momento che ho saputo di essere incinta"
È dolce il suo tono di voce ed io non voglio allontanarla ancora, non ne ho la forza. Ma devo sapere, voglio sapere.
"E allora perché mamma? Dimmi perché sono cresciuto con Arianna e non con te, dimmi perché ho dovuto vederti mentre ti distruggevi, dimmi perché un padre io non l'ho mai avuto" la voce mi esce più dura di quanto vorrei, ma non lo faccio apposta per ferirla, voglio solo che mi dica la verità.
"Ero così giovane quando ho incontrato l'amore, andavo ancora al liceo e non ero pronta al suo arrivo. Ero una ragazzina troppo ingenua e sognavo un principe che mi portasse via con sé. Quando la mia migliore amica Martina una sera mi propose di uscire con lei ed il suo ragazzo non potevo immaginare che quel giorno anche io avrei trovato l'amore in due occhi marroni talmente profondi che non avrei potuto lasciare mai"

C'È IL MONDO DENTRO I TUOI OCCHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora