Vivrò davvero

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Il capitolo andrebbe ascoltato sulla canzone che ho messo qui e siccome ad aggiornare ci metto più del dovuto e mi scuso davvero di questo, prima di buttarvi nella lettura voglio dirvi che questo capitolo contiene degli specifici riferimenti a due capitoli precedenti "Raccontami" e "Terra degli uomini" per cui se volete potrete prima rileggere quelli e poi tornare qui.
Grazie sempre e buona lettura.

Riccardo

Qualcuno ha detto che con la morte non finisce niente, che chi se ne va resterà sempre con noi anche se non fisicamente, che dobbiamo vivere per onorare davvero chi non c'è più, perché chi ci ama e ora non è qui non vorrebbe vederci addolorati, non vorrebbe che noi ci spegnessimo con lei.
E da quel giorno che Arianna se n'è andata avrò sentito frasi così ogni momento, da chiunque.
È la vita dicono.
E la vita a volte non ti dà segnali, non ti mette in guardia, non ti avvisa dei dolori che stanno per arrivare. Colpisce e basta. Ti mette in ginocchio e non te le dà le istruzioni per rimetterti in piedi, quello lo devi fare tu.
Ma come ci si può riuscire quando non sai nemmeno perché devi sopportare un dolore così grande?
Come ci si può riuscire se tutto quello che sanno dirti è che un motivo vero non c'è?
Come ci si può riuscire se al posto di chi amavi è il silenzio tutto ciò che resta?

Non ho mai avuto paura del silenzio io, a volte lo trovo confortante, ma oggi darei tutto per non sentirlo. È così forte, così intenso, mi toglie il respiro e mi fa paura, perché è la prova che io non potrò vederla più Arianna, non potrò ascoltarla più la sua voce che mi chiama, il suo sorriso che mi rassicura, i suoi gesti che dicono che lei mi ama come fosse mia madre.
Non avrò più niente di lei, solo i ricordi, che non basteranno mai a colmare il vuoto che nel cuore mi ha lasciato.

Il suo cuore si è fermato.
Capita.
È un infarto.
Questo mi hanno detto.
E non esiste nessuno sul quale sfogare la rabbia che sento perché nessuno ha colpa.
È stata la vita.
E allora io vorrei urlarglielo che è una grandissima stronza.
Che ha colpito la persona sbagliata.
Che io avevo bisogno di Arianna e doveva lasciarla qui, con me.
Che lei meritava molto di più di quello gli ha riservato.
Che era troppo presto.
Che non lo volevo sentire il silenzio della fine.
Che mi mancherà troppo.
Che le volevo bene.
Che ci saranno troppe cose che lei non potrà mai vedere.
Ma io le farò, per lei, per me.

I giorni dell'addio sono stati i più bui.
Non realizzavo.
Non mi sembrava vero.
Speravo che tutti si stessero sbagliando e che da un momento all'altro Arianna sarebbe arrivata e avrebbe sorriso cancellando il dolore che provo.
Ma non è mai successo.
Non è successo al funerale mentre guardavo il legno marrone di un oggetto che non avrei voluto imparare a vedere mai.
Non è successo quando l'hanno portata nella cappella e me l'hanno strappata via  per sempre.
Non è successo quando sono tornato a casa e non succederà mai.
Mi è bastato guardare gli occhi bagnati di Isabella quella sera per capirlo.
Ed è stato lì che allora ho pianto.

Le mie lacrime sono uscite sole, incontrollate ed io le ho lasciate cadere tutte tra le braccia di chi mi ama senza riserve, di chi non si è mai arresa con me, proprio come Arianna.
Lei è stata la prima ad aver creduto in questo ragazzo, per lei un figlio, per lei tutto.
Io non lo sapevo ma lei me lo ha insegnato l'amore quello bello, quello vero, quello incondizionato ed io la porterò con me dentro ogni respiro.

Sono passati giorni ma continua a fare male senza smettere la sua assenza e mentre sono qui, con gli occhi chiusi ad ascoltare le onde, nella casa al mare, quella che mi ha visto crescere, quella che mi ha visto piangere, quella dove pensavo di vivere il mio ultimo attimo.
Sono voluto venire qui perché ho qualcosa da finire, un cerchio da chiudere.
Per Arianna, per me.

"Anche a me piace ascoltare le onde"
Apro gli occhi e guardo Alexandria sedersi sulla sabbia accanto a me.
Lei, Matteo e Isa sono voluti venire insieme a me qui, non mi lasciano mai solo per troppo tempo, hanno paura, paura per me. Lì comprendo, al momento anche io ho paura.
"Lo so" mi limito a rispondere.
"Mi sembra che lui mi parli attraverso la loro voce"
E non ho bisogno di chiederglielo, so di chi sta parlando.
Suo padre. 
"Come si fa?" Le domando.
"A fare cosa?"
"Ad andare avanti con il cuore a pezzi"
"Non lo so" e mi sorprendo di questa sua risposta.
"Ma tu lo hai fatto"
"Ho trovato qualcuno che mi ha spinto in avanti quando non riuscivo a muovermi"
"Matteo"
"Sì" sorride.
"Ma ora cammini da sola, con lui accanto, ma con le tue gambe"
"Sì, ma il mio cuore è sempre a pezzi"
E ora il suo sguardo azzurro come il mare qui di fronte a noi si fa triste.
"Dicono che il tempo aiuti"
"E tu ci credi?" Mi chiede.
"Vorrei farlo perché adesso fa troppo male l'assenza"
"Riccardo, il tempo ti costringe ad imparare a convivere con un'assenza che di fare male non smetterà mai. Prima ti ho detto che non lo so come si fa ad andare avanti con il cuore a pezzi ed è così. Io non lo so come faccio, perché ancora ora ci sono giorni in cui mi manca il fiato per quanto mi manca mio padre"
"Ma non ti fermi"
"Non mi fermo"
E ora i suoi occhi mi trasmettono determinazione.
"Perché?"
"Perché sarebbe come far morire di nuovo papà ed io non voglio che questo accada"
La sua risposta così ferma e decisa mi lascia senza parole anche se io non ne ho mai avute tante da dire.
"Se fosse qui papà morirebbe nel vedermi spegnere e allora io me lo immagino proprio qui, accanto a me, a dirmi di non farlo ed è per lui che non mi fermo e non mi fermerò"
Alexandria ha una forza che io non so se avrò mai.

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