Non mi importa

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Torno a casa con Arianna nel pomeriggio e per la prima volta ho qualcosa  di diverso, oltre al mio solito vuoto, a farmi compagnia. È il ricordo della mattinata e del pranzo passato. Quei bambini con cui ho giocato mi hanno davvero fatto immergere di nuovo nel mondo della spensieratezza, mondo che ho lasciato troppo presto, per colpa degli altri ma anche per colpa mia. Quei bimbi oggi mi hanno fatto ricordare perché mi piace giocare a calcio. L'impegno, il divertimento, l'essere un gruppo, sentirsi parte di qualcosa di bello, avere sempre, anche nei momenti no, qualcuno su cui contare e che crede in te. Mi manca sentirmi così, non ho mai pensato di riprendere a giocare a calcio dopo tutto quello che è successo e ora dopo tutto questo tempo, so che vorrei. Ma posso farlo? Gli altri poi mi permetterebbero di farlo? O non mi vorrebbero tra loro?
La prima regola nello sport è essere corretti, leali, saper perdere e saper vincere ed io non ero stato in grado di fare nessuna di queste cose.
Ma potevo provare ora, volevo provare ora, dovevo chiedere scusa ora. Avevo una possibilità ora, avrei dovuto usarla. Nessuno se non io ero il mio più grande nemico e se chi doveva odiarmi aveva deciso che ne valeva la pena, forse era davvero così.

Poi oggi c'è stato il mio primo vero incontro con chi conosceva il me di prima, quello perso e senza sogni, e anche se mi sento ancora così, so che posso essere anche altro, devo solo cercarmi.
È stata dura oggi affrontare quegli occhi color cioccolato, inizialmente la loro freddezza mi aveva colpito dentro e anche se sapevo di meritarla, speravo di non vederla. Poi però è successo che lei è venuta a cercarmi, a scusarsi, ad offrirmi un panino. È stata gentile quando io non me lo aspettavo più. È stato strano, ma piacevole. Mi sono trovato a disagio all'inizio, ma poi la canzone e la voce di Isabella mi hanno tranquillizzato, ho chiuso gli occhi e non ho più pensato.
Un sorriso si prende le mie labbra ripensando al panino, che alla fine era tutt'altro che avvelenato, e a Isabella. Si è seduta accanto a me come se nulla fosse perché convinta di dovermi dimostrare qualcosa e alla fine l'ha fatto davvero. Mi ha dimostrato che sono io ad aver paura di me stesso più di quanto gli altri ne abbiano di me. E l'ho capito questo quando le nostre dita si sono sfiorate, ho avuto paura che quel contatto la facesse scappare invece è rimasta, imbarazzata e non infastidita. Ha anche detto che domani la canzone da ascoltare l'avrebbe portata lei, come se fosse implicito un nostro nuovo incontro.
Penso davvero sia strana e anche se sono terrorizzato all'idea di stare a contatto con le persone, sono contento di non stare da solo tutto il tempo, ne sono stanco e spero di non deludere nessuno, perché in questo sono sempre stato molto bravo purtroppo.

"A che stai pensando?" Mi chiede Arianna interrompendo il mio vagare.
"A nulla di particolare" rispondo.
"Mi piace questo nulla se è in grado di strapparti un sorriso"
Devo ricordarmi più spesso che in questa casa non sono mai solo come sembro, Arianna poi si accorge sempre di ogni mio minimo gesto, mi chiedo come faccia.
"Non stavo sorridendo mica"
Arianna mi ride praticamente in faccia.
"Ti conosco troppo bene" si avvicina sulla poltrona in vimini sulla quale sono seduto.
"E quando queste qui" indica le mie labbra " si piegano un po' vuol dire che stai sorridendo, cosa che converrai con me è più unica che rara"
"Bè, non ho mai avuto motivi per sorridere molto" le dico serio.
Arianna si siede sul divanetto accanto  a me e mi fissa: "Allora lo vedi che ho ragione? Non è nulla quello a cui stavi pensando"
"Arianna credimi che non è così"
Sa essere davvero cocciuta. Ma davvero non è nulla, il sorriso è stato del tutto involontario.
"Isabella è davvero carina non trovi?"
Cosa? Ma Arianna si è impazzita?
"No!" Esclamo troppo deciso.
Lei mi guarda stranita: "No?"
"No. Voglio dire...Non lo so, cioè....Credo di si, non lo so. Che domanda è?"
Benissimo! Ci manca solo che mi incarti da solo. Ma come le vengono in mente certe domande? Ho una vita talmente incasinata che neanche con tutta la fantasia del mondo potrei mai immaginarla una cosa così.
"Una domanda come un'altra, non ti agitare"
"Non sono agitato!" 
È solo una cosa assurda.
"A me non sembra"
Dio! Arianna inizia a darmi sui nervi!
"Arianna! Basta! Lo sai benissimo qual è la mia situazione, non ho tempo di pensare a nient'altro"
Arianna si fa improvvisamente seria.
"Ne sono consapevole e credimi se ti dico che pensare ad altro è proprio quello che ti serve. Comunque non dirò più nulla, come vuoi tu"
Le lancio solo un'occhiata di gratitudine e mi taccio anche io.
Con le parole mi incarto, meglio stia zitto.
Ovvio poi che sia carina Isabella, con i suoi occhi color cioccolata e i capelli  portati nella sua lunga treccia chiunque lo penserebbe. L'avevo già notata a scuola, ma ora è tutto diverso, ora non posso pensare ad altro.
Accidenti ad Arianna e alle sue domande a cui sto anche perdendo tempo a rispondere. Assurdo!

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