Importa invece....

33 6 24
                                    

La canzone che è qui su vi consiglio di ascoltarla nel punto che vi indicherò dopo.
Buona lettura!

La serata al locale dei Girardi è stata la cosa più divertente che mi sia capitata di fare da mesi. Per qualche ora non ho pensato a niente, c'ero solo io, Riccardo, un ragazzo tra tanti e c'era lei, Isabella, una ragazza tra tante e per una sera, solo una, ho avuto la mia età. È la cosa più assurda è che è successo in mezzo a persone che con me non c'entrano nulla, che la vita l'hanno vissuta e non smettono di farlo nonostante abbiano assaggiato sulla loro pelle il sapore del dolore. Ma poi esiste anche la gioia e quelle persone questa sera mi hanno mostrato che il suo sapore sa essere più dolce e allo stesso tempo più forte
di quello del dolore. Ed io vorrei essere capace di essere come loro un giorno, vorrei essere capace di vivere la mia vita e arrivare ad avere i loro occhi, pieni di vita passata, di dolori che non se ne andranno e di gioie grandi e così forti da darti la forza di credere sempre che ne vale la pena, anche quando fa male. E a me, fa male dovunque. Ma quella "felicità" che stasera ho sentito cantare da chi non ha più la mia età mi ha ricordato che anche io la vorrei per me un po' di felicità.
Stasera sono stato Riccardo, in un luogo che non è casa mia, in un posto che non mi appartiene, eppure solo lì mi sono sentito me stesso, lontano anni luce dal ragazzo che sono stato e vicino a quello che vorrei essere. 

Rientro a casa che è ormai notte e prima di aprire la porta di casa mi fermo. Prendo il cellulare dalla tasca e riguardo la foto che ho scattato stasera. Non ho pensato quando ho deciso di farla ed il sorriso che mi porta il solo guardarla mi dice che forse questa volta non ho sbagliato. Avrò con me un ricordo da guardare dentro queste mura che di miei sorrisi ne ha visti pochi e quei pochi si sono spenti tutti.
Rimetto il cellulare nella tasca dei jeans e faccio scattare la serratura della porta di casa.
Non c'è nessuna luce, nessun rumore se non quello dei miei passi. Niente di cui sorprendersi, questa casa ha sempre avuto il sapore della solitudine. Mi aspettavo però di trovare Arianna preoccupata per me. Non esco da mesi, nessuno da cui andare qui e oggi sono letteralmente fuggito senza dirle una sola parola.
Ma invece lei non c'è, è solo silenzio quello che mi accoglie e forse è meglio così, non voglio ritornare a quanto accaduto con mia madre, ma solo tenermi stretta la mia serata inaspettata.   
 
Raggiungo le scale seguendo solo la poca luce che filtra dalla finestra, ma quando il mio piede tocca il primo gradino la luce della sala si accende ed una voce mi raggiunge.
"Divertito?" Mi pento subito di aver deciso di rientrare in casa, sarei dovuto rimanere fuori a vagare senza meta, magari dormire in veranda, tutto sarebbe stato meglio che rientrare e trovare mio nonno ad aspettarmi. Decido di non rispondere e di andarmene.
"Non si risponde più?" Insiste mio nonno, ma io continuo a salire le scale ignorandolo, non ho intenzione di dargli alcun soddisfazione, non stasera. Ma lui deve pensarla diversamente perché sento i suoi passi pesanti seguirmi e raggiungermi al piano di sopra.
"Tanto lo so dove sei stato stasera" e il caro signor Visconti sa sempre tutto di tutti. Un talento il suo nel voler controllare tutto. Mi domando come faccia a saperlo visto che non credo Isabella abbia davvero pubblicato la foto fatta mentre mangiamo la pizza.
Mi fermo un attimo e di spalle rispondo: "Se lo sai già non ha senso che io ti risponda" e riprendo a camminare lungo il corridoio per raggiungere la mia camera.
"Un Visconti non può fare quello che hai fatto tu stasera"
Continua a parlare ma io non lo ascolto e ormai dovrebbe sapere che tutto quello che farebbe un Visconti io non lo vorrò fare mai.
"Allora lo rifarò" dico mentre apro la porta della mia stanza.
No non ho neanche il tempo di entrare che mio nonno mi spinge dentro.
"Tu non rifarai proprio niente. Lì non ci metterai più piede!"
E mio nonno non chiede, lui ordina e basta.
"Io faccio quello che voglio" e lo guardo in quei suoi occhi ghiaccio mentre gli rispondo.
"No! Tu fai quello che dico io!" Ribatte lui con la sua solita voce roca e dura che non ammette obiezioni. Ma con me non ha funzionato mai neanche da piccolo, io ho sempre cercato tutte le obiezioni del mondo.
"E chi sei tu?" Gli domando con sarcasmo.
"Io sono Giacomo Visconti e tu sei mio nipote e devi fare come ti dico!"
Certo! Si ricorda sempre che sono suo nipote quando devo fare come mi dice. Le altre volte invece sono solo un fallito come l'uomo che mi ha messo al mondo.
Mi viene da ridere se crede davvero di potermi dare ancora degli ordini, io non vedo l'ora di dimostrargli che di essere suo nipote ne farei volentieri a meno.
"Cos'è? Hai paura che mangiando dai Girardi mi renda conto che tu sarai sempre secondo a loro?" E lo dico ridendo.
"Io non sono secondo a nessuno! E credimi che stasera non ho voglia di scherzare. Tu là non ci devi più andare"
"Neanche io scherzo quando ti dico che farò come voglio. Stasera lì ho mangiato benissimo e credimi quando ti dico che essere tuo nipote è la cosa che più mi fa schifo" e ora non rido più, lo fisso negli occhi duro perché voglio che lo senta tutto quanto il mio disprezzo.
"Essere mio nipote ti ha evitato il carcere ed un processo che ti saresti meritato, dubito che questo ti faccia schifo"
Ecco che colpisce dove sa di poter fare male, ma ormai sono abituato anche a questo ed i colpi che lui crede possano ferirmi mi aiutano solo a rendermi impermeabile al male che vuole provocarmi.
"Sai che ti dico? Fammi fare il processo, fammi arrestare se vuoi, ma ora esci di qui!"
Ride mio nonno ora.
"Potrei pensarci" si avvicina di più e mi punta  il dito sul petto: "Ma tu sei un Visconti che ti piaccia oppure no ed il nostro buon nome non può macchiarsi e per questo che dai Girardi non ci andrai mai più!" gli allontano bruscamente la mano da me.
"Ed io ti ho già detto che farò come voglio"
Sorride mio nonno, di nuovo.
"Io non credo proprio"  prende il cellulare dalla sua vestaglia color porpora.
"Vieni" lo sento dire solo per poi rimettere il cellulare al suo posto.
"Che cosa vuoi fare? Farmi picchiare di nuovo per caso?"
"Io voglio solo impedirti di diventare come lui" e non ho bisogno di chiedergli di chi sta parlando perché è da sempre che vede mio padre in me, mentre vorrebbe vederci sé stesso. Ed in ogni rimprovero me lo ha sempre ricordato, in ogni schiaffo ha cercato sempre di allontanare l'ombra di mio padre da qui.
Ma cosa c'entra impedirmi di diventare come lui con i Girardi?
"Io non lo so com'era lui e non vedo cosa c'entri adesso"
"Lui c'entra, era come te. Non gli andava bene nulla, doveva sempre fare di testa sua e questo l'ha portato a rovinarsi e a rovinare mia figlia"
"E tu cosa hai fatto per tua figlia oltre  guardarla distruggersi?"
"Io ho fatto tutto per mia figlia! Tutto! E tu non sai niente. Sei solo un ragazzino che ho viziato anche troppo"
"Tu! Non mi hai dato niente! Niente! Solo una famiglia di cui vergognarmi ogni giorno"
E questa volta sono io che mi faccio avanti e che lo sfido. Sono io che gli punto il dito contro per tutto quello che pensa di avermi dato senza sapere che è solo il nulla quello che ha seminato.
"Io ti ho dato una famiglia che altrimenti non avresti avuto" mi prende il volto tra le mani mio nonno.
"Dovresti ringraziarmi ed un giorno capirai che sono io l'unico che ci tiene davvero a te e che tutto quello che ho fatto è stato per il bene tuo e di tua madre"
Mi libero dalla sua presa e lo spingo lontano, non è più forte come una volta, il peso degli anni si fa sentire anche su di lui ed io non sono più un bambino  spaventato dalla sua sola presenza e la mia spinta lo manda a terra.
"Non hai mai fatto nulla per il mio bene tu. Hai fatto tutto sempre per te stesso"
Ed ecco arrivare una delle guardie del corpo di mio nonno, ne ha tre e lo seguono dovunque. Ora qui di fronte a me che aiuta mio nonno ad alzarsi c'è Marco, alto un metro e novantacinque, senza capelli e con una massa corporea che fa paura al solo guardarlo. Era un pugile lui, ma un infortunio gli ha distrutto la carriera e mio nonno l'ha preso con sé, ma non per generosità, ma solo perché sua madre era la sua amante.
È uno dei suoi lacchè più fidati.
"Grazie Marco. Potresti far vedere per favore a mio nipote come ci si comporta?"
Marco non fa domande e ascoltando quello che dice il nonno mi si avvicina e mi tira un pugno in pieno volto. Non faccio neanche in tempo a provare a difendermi che sono per terra, ai piedi del letto, con il sangue a sporcarmi il volto. Dovevo immaginarlo, mio nonno è solo questo che sa fare, dare ordini e costringere tutti ad eseguirli, con ogni mezzo.
Il suo volto che non lascia trasparire emozione se non un velata soddisfazione nel vedermi a terra sconfitto ai suoi piedi è il suo tenerci a me, questo il suo volermi bene.
"Te l'ho già detto, non sarà di certo questo a impedirmi di fare ciò che voglio" gli dico mentre tento di alzarmi da terra appoggiandomi al letto.
"Ed io te l'ho già detto, ti impedirò di diventare come lui"
"Io voglio essere me e basta" dico una volta in piedi.
"Tu sei un Visconti! Ricordalo!"

C'È IL MONDO DENTRO I TUOI OCCHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora