Scatto

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La canzone, se volete e vi consiglio di sì :), dal punto in cui vi indicherò io dopo.
Buona lettura.

Il ristorante della famiglia Girardi è molto accogliente, rustico, non troppo sofisticato, ma entrando sei avvolto subito dalla sensazione di calore e non perché siamo ad agosto, ma perché si nota subito che qui si sentono tutti parte di una grande famiglia.
L'ambiente non è piccolo per nulla ed è diviso tra una parte interna ed una esterna. All'interno il soffitto è in legno con delle travi che sembrano lì a sostenerlo, le pareti sono fatte in pietra e sono intervallate da dei piccoli quadri che ritraggono posti che non ho mai visto in vita mia. India, Cina, Stati Uniti, Olanda, Inghilterra, Africa, Australia, Brasile, ogni quadro ritrae, un paese, una città o squarci di città che mostrano culture, tradizioni e colori diversi. È molto bello e camminando sul pavimento in terracotta e girando tra i vari tavoli, sembra di attraversare mille città diverse in una sera sola.
All'esterno invece i tavoli sono distribuiti sotto una tettoia in legno, molto ampia e rettangolare, alla quale si arriva attraversando il locale dall'interno. Prima di uscire, sulla destra, si può ammirare il grande forno a legna che viene utilizzato per cuocere le pizze.
Non sono mai stato qui, ma dovevo immaginarlo che fosse l'opposto di quello che il nonno ha sempre detto. Lui l'ha sempre descritto come un locale scadente, con un arredamento da strada e un menù da far venire la pelle d'oca. Ma guardandolo tutto mi sembra tranne un posto che faccia schifo al solo nominarlo.
"Allora ti piace?" Mi chiede Isabella.
"Diciamo che non è come me l'immaginavo"
"Fammi indovinare, pensavi che avessimo un clown a fare le pizze, una brace sulla quale cuocerle, un tendone a ripararci le teste e tutti seduti intorno ad aspettare di mangiarle"
Però, Isabella con le descrizioni non era mica male. Credo che abbia però centrato in pieno quello che vede il nonno ogni volta che passa di qua.
"Sì, una cosa del genere" le rispondo ridendo.
"Ma piantala!" Mi tira una gomitata al braccio.
"Dai vieni! Ti faccio conoscere Adriano"

Ci dirigiamo verso il forno a legna dove Adriano sta infornando e sfornando pizze di ogni tipo. Ha una maglietta bianca, il grembiule blu ed un cappello blu da chef in testa a coprire i suoi capelli biondi. Ed io che pensavo che i cappelli fossero solo bianchi.
Quando ci vede si ferma, ci guarda mentre ci avviciniamo. Con i suoi  occhi neri mi osserva, anzi forse sarebbe meglio dire che mi squadra dalla testa ai piedi. Sembra molto giovane non gli darei più di cinquant'anni. Fissa le mie mani ferme nelle tasche dei  jeans, la mia maglietta leggera ed il mio volto, che dallo sguardo preoccupato che mi lancia, deve sembrare parecchio provato. Poi si volta verso Isabella e le sorride, lei contraccambia e va verso di lui per abbracciarlo.
"Isabella Girardi! Non può mica stare da questa parte. Lo sa benissimo che non voglio nessuno vicino alle mie pizze"  la rimprovera bonariamente.
"Si lo so, lo so. Guai a chi entra nel suo regno Maestà" gli fa una piccola riverenza.
"Ma che spiritosa! Dai su vai dall'altra parte che qui si lavora" ribatte Adriano ridendo.
"Ok, però stasera vogliamo mangiare una delle tue pizze da fare girare la testa" afferma mentre torna accanto a me.
"Allora sedetevi pure fuori e aspettatevi due pizze che non dimenticherete facilmente" dice sempre rivolto verso Isabella, sembra io non esista, forse sa chi sono.
"Va bene, però non metterci troppo che ho fame"
"Nessuno si è mai lamentato dei tempi di attesa qui. Io sono il numero uno cara la mia signorina Girardi" le fa un occhiolino.
"Per questo noi, in famiglia, ti adoriamo" dice lei sorniona.
"Adulatrice. Forza filate fuori ora!"
"No, no. Mica possiamo fare i maleducati, prima devo fare le presentazioni" ma se potessi le direi che io di presentarmi ne farei volentieri a meno.
"Adriano lui è Riccardo" dice indicandomi con il braccio.
Lui si gira verso di me, diventa serio e mi guarda negli occhi, sembra stia cercando qualcosa lì dentro.
Dopo l'incidente mi sono accorto che ogni volta che mi vedeva la gente mi fissava, ho smesso di uscire per questo. I loro sguardi erano rimproveri ed io mi vergognavo troppo di me stesso per riuscire a reggerli.
Ora negli occhi di quest'uomo che mi stanno fissando non vedo rimproveri, solo un nero profondo che mi ricorda tanto il dolore che mi porto dentro fin da piccolo. Forse lo vede o forse lo sto solo immaginando, ma nel dubbio abbasso lo sguardo.
"Ciao Riccardo, mi fa piacere vedere gente nuova da queste parti. Accomodatevi pure, le pizze arriveranno in un lampo" dice lui invitandoci, non molto velatamente, a lasciarlo lavorare in pace.
"Grazie" l'unico suono che esce dalle mie labbra.
"Perfetto! Vieni Riccardo che sua Maestà qui non vuole essere disturbata" mi tira per il braccio verso la porta che dà all'esterno.
Non è stata una mia impressione allora, quel tipo non vedeva l'ora che ci togliessimo dai piedi. Anzi che mi togliessi dai piedi. Deve aver capito chi sono e vista la mia reputazione e quella della famiglia di mio nonno non lo biasimo.
"Adriano ha capito bene chi sono. Sicura che posso stare qui?" Domando mentre ci accomodiamo ad uno dei tavoli sistemati fuori.
"Ma certo! E ad Adriano non importa nulla di chi sei.  Solo che quando lavora non vuole essere disturbato troppo"
"Tu lo hai disturbato però" non mi convince mica quello che sta dicendo.
"Mi conosce da quando sono piccola, lui e mio padre sono buoni amici da sempre. Nessuno pensa al tuo cognome qui, credimi" fosse solo il mio cognome il problema.
"E nessuno pensa a quello che hai fatto mesi fa. Neanche Adriano, anzi, prima è stato lui a vederti fuori e si è preoccupato, come me"
Ora sì che mi sento meglio. Un tizio che non ho mai visto in vita mia ha notato che sono fuori di testa.
Veramente grandioso! Ecco perché mi guardava in quel modo, gli faccio pena forse.
"Forse non è stata una grande idea accettare di venire qui dentro"
Isabella mi guarda e le si forma una piccola ruga sulla fronte mentre si acciglia.
"Non dire stupidaggini. Venire qui dentro è stata una grande idea. Hai bisogno di mangiare e anche io. Quello che è successo prima è passato e nessuno ti giudica qui, perciò piantala! Inizia a vivere e smettila di punirti! Non serve a nessuno!"
Diretta la ragazza devo dire, mi dice le cose come stanno e al momento sembra che la mia autocommiserazione l'infastidisca.
Non sono sicuro che nessuno mi giudichi qui, lei di certo non mi fa sentire così, sia ora e anche prima. Forse posso provare a essere almeno sopportabile stasera, almeno per lei che chissà per quale motivo ha deciso che forse vale la pena essere amica di uno come me.
"Tieni! Scegli la pizza che vuoi invece di startene imbambolato a pensare, che ti fa anche male" mi porge il menù con le pizze.
"E tu che ne sai di quello che sto pensando?" Le domando.
"Non è difficile capirlo, hai la faccia da cane bastonato" non le viene proprio di non essere sincera.
"Certo che tu non te ne tieni una" le dico mentre prendo il menù.
"Perché dovrei? Se vogliamo essere amici la prima regola è essere sinceri. E sinceramente ti dico che sto morendo di fame per cui puoi ordinare la tua pizza per favore?"
"Margherita" le dico senza guardare il menù, ma guardando lei.
"Sul serio? Senza neanche guardare che offriamo scegli la Margherita?"
"Cara signorina Girardi lei dovrebbe sapere meglio di me che la Margherita è la regina delle pizze, se non la sai fare vuol dire che non sai fare la pizza. Per cui vediamo se Adriano è il numero uno come dici"
Lei ride di gusto.
"Lo è. Lo è"
Con la mano chiama uno dei camerieri e gli dà le nostre ordinazioni.
"Mi piacciono molto" le dico quando il cameriere si allontana.
"Cosa? Non abbiamo ancora mangiato niente" mi guarda.
"Non parlo del cibo" ora è confusa.
"E di che cosa?" Domanda curiosa.
"Delle persone. Mi piacciono molto le persone sincere..." mi fermo un attimo e poi continuo: "Come te"
Lei mi sorride e abbassa lo sguardo. Non se l'aspettava questa e lo vedo che ora è in imbarazzo, non riesce a nasconderlo.
Qui davanti a lei mi sento quasi normale, un ragazzo come tanti e sto bene. Sto bene perché nel vedere il viso di Isabella prendere colore mi accorgo che in questa sera d'agosto posso essere Riccardo. Solo Riccardo.

C'È IL MONDO DENTRO I TUOI OCCHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora