Capitolo 30

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Pov's Asuna
Izana sembrava non volersi staccare e questo mi ha messo seriamente in imbarazzo. La porta era semichiusa e chiunque poteva entrare e vederci.
Allora mi allontano e gli dico: «O-ora basta. Vado a chiamare il dottore affinché ti controlli»
Lui sembrava inizialmente contrario e capivo che voleva soltanto la mia presenza nella stanza, ma la sua salute viene prima di tutto.
Esco e mi dirigo all'erboristeria, per avvisare il capo che Izana si è ripreso e chiamo anche il dottore.
Lo seguo nei vari corridori che ha attraversato e poi rimango in disparte, lasciandolo fare il suo lavoro.
Dottore: «Sua altezza, la sua salute si è migliorata parecchio. Le raccomando di non sforzarsi per i prossimi tre giorni e di farsi sempre accompagnare ogni volta che vuole andare da qualche parte. Il suo corpo deve cominciare a prendere movimento, ma l'importante è che proceda con calma. Dopo i tre giorni può continuare la sua attività regolarmente»
Lui annuisce. Il dottore si alza, prende le sue cose e prima di andarsene gli bisbiglia qualcosa all'orecchio.
Il dottore se ne va e stavo per andare anch'io, quando Izana mi chiama.
Io: «Che c'è, Izana? Cosa vuoi da me?»
Izana, con le guance leggermente arrossate: «Ti voglio ringraziare per quello che hai fatto per me»
Io, sorridendo: «Nessun problema. La salute viene prima di ogni altra cosa nella vita. Ti avevo detto l'altra volta di farti curare la ferita perché sapevo che sarebbe successo quello che ti è successo»
Izana: «Guarda che tu eri peggio di più rispetto a me. Avevi i vestiti strappati, lividi dappertutto e a malapena riuscivi a tenerti in piedi. Come avresti potuto curare la mia ferita?»
Subito le mie guance si arrossano e gli dico, girandomi: «Ce l'avrei fatta. Devi sapere che io sono forte più di quello che ero. Sarei riuscita a curarmi»
Izana, curioso: «E perché non l'hai fatto?»
Io: «Volevo sentirmi - parlando a bassa voce, in modo tale che non mi senta - protetta da qualcuno»
Izana: «Non ho sentito, potresti ripetere?»
Mi giro, gli faccio la linguaccia e gli dico: «No, non voglio ripetere quello che ho appena detto. Cambiando discorso, vuoi andare a prenderti una boccata d'aria?»
Izana: «Era proprio quello che ti volevo chiedere»
Io: «Bene. Ti aspetto in ufficio. Vestiti bene e fammi sapere quando sei pronto»
Annuisce ed esco. Rimango in ufficio e mi metto alla finestra, per guardare cosa succedeva fuori. Tutti sembrano svolgere la loro funzione nel palazzo, ma ho notato che molte volte le serve si mettevano a parlare.
La porta di apre e mi trovo Izana vestito bene. Gli sorrido e gli chiedo dove volesse andare. Lui mi dice: «Dove vuoi tu»
Così ci siamo messi a camminare nei corridori, parlando di varie cose. Poi mi è parso di vedere Zen e Shirayuki al giardino e quindi volevo farli uno scherzo. Procediamo con calma fino a raggiungere il giardino. Izana voleva aprire bocca, quando gli faccio il segno di stare zitto. Ci avviciniamo sempre di più fino a raggiungere una distanza che permetteva di ascoltare ciò che dicevano. Stavano parlando di noi due e allora li dico, spaventandoli scherzando: «Di chi stavate parlando?»
Loro si girano di scatto e rimangono sorpresi nel vederci insieme.
Shirayuki: «Vedo che vi siete ripreso vostra altezza»
Lui annuisce, perché voleva ancora sembrare la figura che era prima: quella fredda e dal cuore impassibile.
Zen: «Mi fa piacere vederti in salute ani-we. Ti ringrazio per aver preso cura di mio fratello, Asuna»
Io, sorridendo: «È il mio compito, no? Ad ogni modo mi sembra che voi due dobbiate parlarvi e quindi è meglio che andiate a camminare schiarendovi le idee»
Stavo per andarmene, quando Izana tiene stretta la mia mano.
Io: «H-ho per caso detto qualcosa che non avrei dovuto?»
Izana: «Non è il momento. Dopo cena vorrei parlarti, Zen»
Io: «Bene. Allora fate quello che dovete fare, ragazzi. A dopo!!»
Ritorniamo in giardino e Izana teneva sempre stretta la mia mano. La situazione è al quanto imbarazzante, ma non riuscivo a capire quello che mi voleva dire. Volevo liberarmi dalla sua presa, ma era tutto inutile.
Prima di girare verso destra e quindi rientrare al palazzo, lui mi avvolge in un abbraccio e mi sussurra all'orecchio: «Non rovinare i momenti preziosi con te. Io voglio passare la maggior parte del tempo in tua compagnia, così mi potrò tranquillizzare e prepararmi per la mia ripresa al lavoro. Io ti - baciando la mia fronte - amo, Asuna»
Subito le mie guance si sono arrossate. Ritorniamo al palazzo e lo accompagno nella sua stanza. Non avevamo aperto bocca durante il tragitto e nonostante ciò non voleva mollare la presa. Tutti ci guardavano e subito cominciavano a bisbigliate tra di loro. Sapevo che parlavano di noi e questo mi imbarazzava tanto. Una volta raggiunta la sua stanza, mi libero dalla sua presa e gli chiedo spiegazioni del suo gesto. Lui si siede su un divano e mi chiede di sedermi accanto a lui. Faccio come vuole e subito prende la mia mano, dicendomi: «Non devi preoccuparti Asuna. Loro sono fatti così. Appena vedono qualcosa di nuovo al palazzo, subito cominciano a parlarne fra di loro!»
Io, con le guance arrossate: «Non intendevo quello. Volevo sapere perché tenevi stretta la mia mano ovunque siamo andati?»
Izana ride e poi mi dice: «Così. Voglio confermarti che io ti voglio come moglie. Voglio passare il resto della vita in tua compagnia. Mi dispiace - pronunciandolo con un tono triste - che ti sia successo quello che è successo. È stata solamente colpa mia e non so come farmi perdonare. Avevo lasciato varie questioni aperte e non sapevo come terminare effettivamente»

Il richiamo del passato e lo sguardo verso il futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora