Capitolo 25

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Mi guardo intorno e mi rendo di trovarmi in una stanza a me familiare. Mi alzo lentamente e mi trovo accanto Kiki e Zeno addormentati sul bordo del letto. Mi alzo lentamente e li copro con delle lenzuola. Mi metto una mantellina alle spalle e mi guardo allo specchio. Avevo lividi che avevano un colore chiaro. Ho controllato le braccia e ho notato che avevo tutto bendato. Sorrido tra me e me ed esco dalla stanza, perché la mia mente voleva dell'aria fresca ed i miei polmoni volevano respirare dell'aria fresca notturna, visto che sono rimasta a lungo tempo nella mia stanza con i sensi persi. Mi fermo ad un corridoio che si affaccia al giardino. Il vento gentile sembrava accarezzarmi e questo mi dava un sentimento di piacere e tranquillità. Tutto al palazzo sembrava tranquillo e privo di problemi, ma come ben si sa questo è soltanto un volto della medaglia. Mi guardo le mani e mi rendo conto che i lividi che avevo si stavano schiarendo e questo mi indica che sono rimasta priva di sensi per un lungo periodo. Immagino che tutti si fossero preoccupati per me. Mi dispiace tanto averli fatti preoccupare, ma non potevo farci nulla. Non potevo evitare ciò che era stato programmato nel minimo dettaglio. Alzo lo sguardo e ammiro la luna, cominciando a sorridere.
Mentre stavo contemplando la bellezza della luna, sento un caldo abbraccio. Rimango lì impalata per alcuni minuti e poi l'abbraccio si scioglie. La persona che mi ha abbracciato si mette accanto a me, rimanendo in silenzio. Rimango anch'io e per curiosità decido di rivolgere uno sguardo e appena i nostri sguardi si incrociano, un brivido scorre lungo la mia schiena. Avevo intenzione di allontanarmi, ma lui prende la mia mano e mi dice: «Sono felice di vederti ripresa da quello stato. Non sapevi quanto eravamo preoccupati per te, Asuna»
Sorrido, sempre guardando il giardino, e gli dico: «Mi dispiace veramente avervi fatto preoccupare. Non era mia intenzione e spero di non doverlo rifare in futuro. Ma avervi al mio fianco è un vero tesoro, di cui veramente vorrei lottare per mantenerlo»
Lui stringe la mia mano e poi incrocia le sue dita con le mie. Mi giro e lo trovo guardarmi. Le mie guance erano diventate rosse e gli chiedo, imbarazzata: «C-che stai facendo, Izana? Siamo fuori. T-ti prego di lasciare la m-mia mano»
Lui fa no con la testa. Lui prende la mia mano e mi dice con un tono triste, accarezzandola: «Sono veramente mortificato per quello che ti è successo. È tutta colpa mia se ti sei trovata in quella situazione e non so proprio come fartela dimenticare. La colpa è unicamente mia perché non ho gestito bene questa situazione e ti ho messa in pericolo. Non sono veramente un uomo che protegge le persone che le sono care. E non saprei nemmeno come diventerai un sovrano, se neanche le persone che mi sono care non le ho riconosciute né salvate da un pericolo che io sono stato l'origine della sua genesi. Mi dispiace veramente»
Notavo proprio dal suo tono che era veramente dispiaciuto per quello che mi era successo. Questo mi faceva capire che almeno è una persona che comprendere i propri errori e vuole anche cercare di mediare quanto possibile. Questo tipo di personalità la ammiro e credo che sia lo giusto spirito che un futuro sovrano dovrebbe avere. Allora gli dico, dopo avergli dato un bacio sulla guancia: «Non dire così. Hai fatto del tuo meglio. Certo non potevo prevedere quello che le girava in testa. Lei ti voleva tanto da eliminarmi una volta per tutte. So che a volte l'amore potrebbe rendere la vista di una persona offuscata, ma fa di tutto per realizzare ciò che vuole. È tipico di noi umani, no? Non saresti mai in grado di prevedere quello che voleva fare. Ormai fa parte del destino e quel che è stato fatto è fatto. Non bisogna rimpiangere quello che è accaduto, ma comprendere da esso e seguire gli insegnamenti presi nel futuro. Non è vero, Izana? Non voglio che ti senta in colpa per quello che mi è successo e quello che ha detto. Io credo fermamente in quello che penso e non mi farò influenzare da altri, perché ci ho riflettuto per tutti questi lunghi anni»
Lui continua a guardarmi con uno sguardo perplesso e incredulo. Subito mi scappa una risata e mi asciugo le lacrime che mi erano uscite. Lui intreccia le sue dita con le mie e poi si avvicina sempre al mio viso. Lo guardo con lo sguardo preoccupato e imbarazzato. Gli dico: «C-che vorresti fare, I-izana? Siamo f-fuori e...»
Non mi lascia finire la frase che posa delicatamente le sue labbra sulle mie. Chiudiamo gli occhi e mi lascio trasportare da questi sentimenti condivisi. L'altra sua mano cerca la mia e poi le intreccia. Rimaniamo attaccati per non so quanto, ma mi sentivo stranamente a mio agio. Ci stacchiamo e mi dice, guardandomi negli occhi: «Asuna, io ti amo veramente. Ti amo!»
Le mie guance diventano rosse. Non volevo affatto sentire queste parole ora come ora. Non voglio affezionarmi, per poi pentirmene definitivamente. Abbasso lo sguardo e gli dico: «Capisco quello che provi, ma non sono ancora pronta a corrispondere. Perciò... Ti prego di non dirmelo continuamente»

Il richiamo del passato e lo sguardo verso il futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora