Capitolo 23

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Raggiungo il palazzo abbandonato da anni dopo aver fatto un lungo viaggio di una mezz'oretta. Sembrava anche il tempo si fosse bloccato e tutti i minuti erano contati. Non volevo trovarmi Asuna senza vita. Era l'unica cosa che non volevo affatto che si verificasse, perché la colpa sarà unicamente mia. E poi penso che non reggerò più la sua distanza dopo averla rincontrata.
Scendo dal cavallo e lo lascio accanto ad un ingresso. Giro per diversi corridori, ma non trovavo traccia di Yukie né di Asuna. Il mio cuore batteva forte forte e ogni volta che aprivo una porta, mi preparavo a vedere una scelta molto orribile. Io non posso immaginare quale scena potrei vedere.
Ho percorso i due piani e non trovavo nessuna loro traccia. Così ho deciso di scendere giù e ho cominciato a sentire delle disperate urla di dolore. Era Asuna che urlava. La rabbia ribollita dentro di me perché lei subiva ciò che non doveva. Ha già sofferto tanto nel passato e non volevo aggravarle il presente. Raggiungo la sorgente del suono e intravedo una figura in piedi. Allora chiedo: «Che cosa sta succedendo?»
Metto una mano sulla spada, ma poi vengo circondato da un gruppo di soldati e poi una figura femminile si avvicina verso di me. La luce si accende e mi rivela essere Yukie quella che si avvicinava. Mi ha abbracciato e mi ha detto: «Ciao caro. Come stai?»
Io continuo a cercare con lo sguardo Asuna, ma lei mi prende il viso e mi obbliga a guardarla. Ho notato che aveva qualche traccia di sangue sul suo viso. Subito un brivido di paura mi è scorso sulla schiena. Continua a guardarmi e mi dice: «La stai cercando, vero? Come immaginavo lei ti ha stregato il cuore e ti vuole tutto per lei. Ma non preoccuparti, perché - il suo dolce sorriso si è tramutato in un sorriso malizioso, che non promette nulla di buono - stai per vedere il magnifico spettacolo che ti ho preparato»
Schiocca le dita e poi sento dei rumori di una frusta colpire un oggetto. Delle deboli urla si fanno sentire e so bene che si tratta di Asuna. Il mio cuore si spezza al sentire queste urla, che non volevo mai sentirle in tutta la mia vita. Cerco di girare la testa, ma lei me la tiene fermamente e mi dice: «Non è ancora completo lo spettacolo. Manca ancora un'ultima cosa e poi ti lascerò ammirare questo spettacolo. Ahahahahah!»
Quella risata malefica mi ha paralizzato. Non mi permetteva di muovermi come volevo, né andare alla ricerca di Asuna. Mi stava come ipotizzando. Poi ho notato che ha allungato il suo braccio e ho potuto vedere una pistola nella sua mano. La punta in un determinato punto e poi preme il grilletto. Ho sentito un altro urlo e a quel punto non ho potuto starmene fermo lì. Mi sono liberato e mi sono diretto nella direzione in cui ha puntato la pistola. Corro senza pensare a ciò che potrebbe accadere. Mi libero dalla presa dei soldati che volevano fermarmi su ordine di Yukie e mi trovo Asuna in uno stato non descrivibile. Nemmeno la parola orribile poteva descrivere ciò che i miei occhi hanno visto. Si reggeva a malapena in piedi. I suoi vestiti erano malridotti, strappati in diversi punti e con del sangue ovunque. Si poteva vedere la sua pelle chiara con diversi, anzi tanti lividi. Anche nel suo viso c'erano lividi.
Appena i nostri si incrociano, mi avvicino da lei e le chiedo: «Come stai? Tutto bene?!»
Lei mi guarda incredula alle domande e mi dice: «Le risposte le sai già... Ahi...»
Il tono che aveva utilizzato era veramente freddo e capisco anche perché mi ha risposto in questo modo. In effetti anche le domande che le avevo posto non avevano minimamente senso. L'abbraccio e le sussurro all'orecchio: «Mi dispiace tanto vederti in queste condizioni. Non mi aspettavo tutto questo nei tuoi confronti, ma spero di sistemare tutto. Mi dispiace ancora. È tutta colpa mia se sei stata tratta in questo modo orripilante»
Sento delle gocce d'acqua cadere sulla mia spalla. Mi ci è voluta una frazione di secondo per comprendere che si trattano delle sue lacrime. Lei mi dice: «È colpa mia che ho goduto le nostre chiacchierate, senza mai pensare alla tua futura moglie. Scusami tanto»
Sento una stretta al cuore da quanto ha detto. Ci stacchiamo e le dico: «Non è colpa tua. La colpa è unicamente mia. Devi sapere che io voglio bene più a te che a lei. Fattene una ragione e non cambiare mai più discorso»
Pov's Asuna
Dopo aver sentito quella voce, ho sentito una stretta al cuore. Ho cercato di alzarmi, almeno da non farmi vedere in quelle condizioni. Quella signorina ordina qualcosa ai due servi e poi si allontana, immaginando che avrebbe accolto l'ospite come lei desidera. I due servi svuotano tutto il contenuto d'acqua presente nei secchi e poi mi colpiscono con la frusta continuamente. A quei colpi non riuscivo a trattenere delle urla. Non volevo che sentisse le mie urla, ma questa era troppo forte per me.
Ma poi decido di bloccare le fruste e cercare di presentarmi in alcune condizioni accettabili, nonostante i miei indumenti siano messi male. Blocco le fruste e metto ko i due servi con quel poco di forza che mi è rimasta. Mi tengo in piedi appoggiando sul muro e poi mi sposto leggermente, perché avevo sentito il rumore di uno sparo. E sicuramente la pallottola sarebbe stata mirata verso di me.

Il richiamo del passato e lo sguardo verso il futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora