Capitolo 8

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La stanza era buia ed accendo la luce. Mi trovo seduto Izana con un sorriso malizioso e poi una donna a me molto famigliare. Prima che potessi chiedere delle spiegazioni, la riconosco subito e mi affretto ad abbracciarla. Lei ricambia l'abbraccio e mi dice: «Sono veramente felice di vederti sana e salva, mia cara figliuola! Non sapevi quanto fossi stata preoccupata, dopo che te ne sei andata»
Le dico, in imbarazzo: «Mi dispiace ancora aver causato dei problemi da piccola, ma quella svolta era necessaria per me. So di essere stata molto frettolosa e non curante nel confronto dei vostri sentimenti, ma non riuscivo proprio a tollerare ciò»
Ci sediamo e le spiego in grandi linee quello che mi è successo in questi anni. Lei sembrava ascoltare attentamente, così come anche Izana. Ogni tanto gli lanciavo degli sguardi come per dirgli lasciaci sole, ma lui sembrava gustare stuzzicarmi e darmi veramente fastidio. Allora ignoro la sua presenza e mi comporto come se fossimo sole. Poi mi dice: «Sono veramente grata al principe Izana-oji per avermi confermato la tua presenza, che non ho esitato a venire a trovarti»
Io, imbarazzata: «Ah... Molto gentile da parte sua, ma non doveva fare ciò. Perché era mia intenzione andare a trovarvi quando mi sarei stabilizzata per bene. Ma purtroppo ci sono stati diversi maltempi e quindi ho dovuto rimandare sempre più in là la vostra visita. Mi dispiace ancora»
Lei mi accarezza la mano e mi guarda con uno sguardo, che capisco subito dove vuole parare. Ma io non volevo che lei pensasse a ciò. Allora la osservo attentamente e noto che stava sudando e che il respiro sembrava essere affannoso. Mi alzo e le tocco la fronte e noto che aveva una temperatura più alta del normale. Subito mi allarmo e le chiedo: «Madre, da quando è che stai male? Perché sei venuta in queste condizioni? Era meglio per te rimanere a letto e mandarmi una lettera»
Lei sorride e mi dice: «So bene che non avresti nemmeno messo piede a casa. Inoltre, questo stato di malessere persiste in me da tanto tempo ed i medici stessi non hanno trovato una medicina a ciò. Ma non preoccuparti, sono sicura che prima o poi riprenderò la mia salute»
La guardo attentamente, riflettendo, e le dico: «Sarebbe meglio che rimani, madre, a letto e bevi delle calde tisane. Questo aiuterebbe tantissimo il tuo corpo. Poi andrò a vedere come stai, per vedere come sta la tua salute»
Lei sorride e mi dice: «Sei per caso diventata un medico, oltre ad un'erborista? Okay. Seguirò quello che mi hai detto e aspetterò la tua visita!»
Le ricambio il sorriso e ci abbracciamo. Poi ci separiamo e Izana chiama un servo ad accompagnare mia madre. Prima che uscisse, le corro incontro e l'abbraccio nuovamente, dicendole: «Mi sei mancata tantissimo, madre. Fammi sapere come stai e anche se dovesse peggiorare. Voglio aiutarti a superare questo malessere!»
Lei mi fa: «Certamente, cara. Vedi - sussurandomi all'orecchio - di fare anche la tua parte, perché i suoi occhi non negano l'evidenza. Ad ogni modo - sciogliendo l'abbraccio e guardando in direzione di Izana - la ringrazio per avermi avvisato della presenza di mia figlia e le auguro lunga vita»
Lui sorride e poi continuo a salutare mia madre, muovendo la mia mano, fino a che le porta non si chiudono. Esco fuori al balcone e seguo con lo sguardo mia madre che sale sulla carrozza e la partenza della carrozza. Sono certa che ha quella malattia. Non c'è ombra di dubbio. Ma devi agire il più veloce possibile, altrimenti potrebbe aggravarsi la situazione.
Rientro dentro e subito una mano poggia sulla mia spalla. Alzo lo sguardo e trovo Izana accanto a me. Faccio un sospiro e gli dico, seccata: «Cosa vuoi ora?»
Lui sorride e so che quel sorriso non promette nulla di buono. Lo guardo con uno sguardo da sfida e lui mi fa: «Chi mai ti ha dato il permesso di poter uscire?»
So dove vuole parare, ma al momento quello che mi importa è la salute di mia madre. Allora gli dico: «Non sei tu quello a cui dovrei chiedere il permesso di andare. Inoltre, non farti delle strane idee e ti avevo detto già dall'inizio di lasciarci sole. Perché continui ad impicciarti? Perché continui a...»
Non termino la frase che trovo la sua mano sul mio collo. Le mie guance diventano subito rosse e metto le mie mani sulle sue, con l'intenzione di allontanarle. Ma il semplice tatto mi ha messo in imbarazzo, che ho riportato le mie indietro. Sentivo che lui mi guardava, ma io non volevo degnarlo di uno sguardo. Faccio un respiro e prima che potessi aprire bocca, lui mi dice: «Non andrai da nessuna parte se non me lo chiedi gentilmente. Sono stato chiaro?»
Subito furibonda lo guardo e gli dico, nonostante disprezzi dirglielo: «Io dovrei uscire e salvare la vita di mia madre. Non mi importa quello che mi dici o no, ma la vita di una persona non deve essere persa fintanto che la speranza c'è. Ti prometto che tornerò al palazzo e farò quello che vuoi, ma concedimi questa uscita»
Subito noto un sorriso malizioso sul suo volto e mi pento veramente di ciò che gli ho detto. Le sue mani raggiungono il mio viso e prima che potesse avvicinarsi, gli sferro un pugno in pancia e chiamo un servo, affinché lo accompagna nella sua stanza con la scusa che il principe si fosse sentito improvvisamente male. Lui mi guarda con uno sguardo implorevole, come se volesse rimanere con me ma io non lo voglio. Voglio continuare a vivere sola, senza pensare ad altro oppure a lui.

Il richiamo del passato e lo sguardo verso il futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora