Capitolo 16

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Subito ripenso a quello che avevo detto e sapevo che me ne sarei pentita. Alzo lo sguardo e lo trovo fare un sorriso malizioso. Sento la sua mano poggiare sulla mia e mi dice: «Andiamo a leggere dei libri in biblioteca»
Annuisco e cerco di ritornare alla mia normalità. Ci spostiamo nella biblioteca e prendo un libro qualunque dell'erboristeria e lo sfoglio. Stranamente riesco a concentrarmi e leggo diversi capitoli. Sentivo come se fossi sola in quella stanza. Nessuno accanto a me se non il libro che leggevo.
A riportarmi alla realtà è la voce di una serva dire che la cena sarebbe pronta fra una mezz'oretta. Alzo lo sguardo e trovo Izana guardarmi. Chiudo il libro e gli chiedo: «Terra chiama Marte. Cosa c'è tanto da ammirare in me?»
Le sue guance diventano leggermente arrossate e mi scappa una leggera risata. Quel rossore dava un tocco di sincerità a quel volto che per la maggior parte era molto serio e freddo, privo di sentimenti e di espressione. Quell'immagine rimarrà per sempre impressa nella mia mente, perché a quanto pare risulta molto raro vederlo con le guance arrossate. Mi alzo e rimetto il libro al suo posto. Mi affaccio sulla finestra e osservo il movimento delle persone che lavoravano a casa. Tutti sembravano avere qualcosa da fare mentre io stavo perdendo tempo per fare compagnia a Izana, solamente per soddisfare le richieste dei miei genitori. Anche perché non volevo che sospettassero che sia successa qualcosa tra di noi, che effettivamente è accaduta. Questo perché dovevo gestire la situazione personalmente e poi pensare a come dire a loro la mia decisione finale.
Mi giro e mi imbatto contro il petto di Izana. Subito le mie guance diventano rosse e gli chiedo: «C-che ci fai qui?»
Izana, sorridendo: «Volevo vedere cosa ti ha preso l'attenzione, ma a quanto pare sono arrivato in ritardo»
Sentivo le mie guance imporporarsi sempre di più, anche perché Izana aveva avvicinato il suo viso tremendamente al mio. La voce sembrava non voler uscire dalla mia gola, contrariamente dai pensieri che mi passavo per la mente. Lui posa delicatamente le sue labbra sulle mie. Potevo percepire tutto quello che mi voleva trasmettere, ma io non sono pronta a corrispondere.
Volevo porre fine a questa situazione d'imbarazzo e gli dico: «P-perché continui così, I-izana?»
Lui sorride e mi dice: «Ti ho già detto: io ti amo, Asuna, per quello che sei. Non sei affatto cambiata dai tempi in cui passavamo il tempo insieme ad oggi. Hai dei lineamenti che ti rendono unica davanti ai miei occhi ed è ciò che apprezzo in te...»
Lo interrompo dicendogli: «O-okay, okay. Ho capito. Ora basta con questo discorso e andiamo a raggiungere gli altri nella sala da pranzo»
Faccio per avvisarmi, quando Izana mi prende la mano e mi blocca contro uno scaffale pieno di libri. Sentivo le mie guance imporporarsi sempre di più, perché sapevo cosa voleva fare. Lo sguardo sembrava incapace di reggere ciò che sarebbe accaduto in quei pochi secondi a seguito. Sento le sue dita raggiungere il mento e alzarmi la testa verso l'alto. Mantenevo gli occhi chiusi perché non volevo sapere nulla su quello che voleva fare. Le mie guance rosse esprimevano la mia situazione sentimentale interna: non riuscivo a nascondere quanti sentimenti provavo in quel momento.
Ma a rompere questa situazione di disagio mentale è un qualcosa di morbido poggersi sulla mia fronte. Nei microsecondi successivi realizzo che si tratta delle labbra di Izana. Apro gli occhi e poi lui si stacca, abbassa lo sguardo incrociando il mio e mi dice: «Sei veramente bella con le guance rosse, Asuna. Ti donano veramente un tocco di bellezza indescrivibile»
Sentire quelle parole ha fatto sì che le mie guance si infuocassero sempre di più e le parole sembravano bloccarsi e non voler uscire. Sembravamo veramente come due piccioni innamorati, ma io veramente non volevo affatto sembrarlo.
A rompere questa situazione di beato benessere è la voce di una serva, che ci dice: «Vostra altezza principe Izana-oji, signorina Asuna la cena è pronta. Vi prego di raggiungere la sala da pranzo»
Subito mi libero dalla sua presa e le rispondo, cercando di essere il più normale possibile: «Certo! Grazie per averci avvisato. Saremo lì a pochi minuti»
La porta si chiude e decido di andare, ma Izana prende la mia mano e mi dice: «Non devi dirmi nulla?»
Sapevo cosa voleva, ma non potevo permetterglielo. Gli dico: «Prima di tutto togli quella mano. Secondo, hai sentito anche tu quello che la serva ci ha detto e quindi è meglio che ci avviamo prima che tutti insospettiscono. Terzo, la risposta la sai già e non mi va di ripertela ogni santa volta. Su, andiamo!»
Usciamo e mentre stiamo camminando nei corridori, ho sentito le sue dita intrecciare le mie. Uno e anche più di un brivido mi scorre lungo la mia schiena a quel semplice contatto, così come un forte aumento del battuto cardiaco. Sentivo delle strane emozioni, che speravo non le provassi perché sapevo che mi avrebbero tormentata quando sarei rimasta sola sola. Ed è per questo che volevo evitare di stare con lui.
Appena vicino alla porta della sala da pranzo mi libero dalla sua presa e cerco di calmarmi, anche se risultava una missione molto complessa.
Ci sediamo e mangiamo in silenzio. Io non avevo alzato lo sguardo dai piatti ed immagino che i miei genitori lo abbiano notato. Dopo che è stato servito il dessert, mia madre mi fa: «Come è andato questo pomeriggio, Asuna?»

Il richiamo del passato e lo sguardo verso il futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora