Capitolo 24

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Ma per fortuna quel minimo spostamento mi ha salvata la vita. La mia testa mi faceva veramente male, così come tutto il corpo. Mi sentivo veramente debole e se avessi continuato di più in queste condizioni non saprei se sarei riuscita a salvare la mia vita.
Sento dei passi avvicinarsi verso di me. Avevo paura che fosse la signorina e quindi per me sarebbe veramente la fine. Ma i passi sembrano molto veloci, come se fosse una persona preoccupata che voleva controllare come stessi. Sorrido tra me e me, abbassando la testa. Poi la alzo e mi ritrovo accanto a me Izana. Ho cercato di ignorarlo, ma poi i nostri sguardi si sono incrociati. Ho scorso un brivido sulla schiena, perché non volevo che mi vedesse in queste condizioni non descrivibile. Poi mi chiede: «Come stai? Tutto bene?!»
Non riuscivo a digerire quelle sue domande. La risposta la sta vendendomi. Continuo a guardarlo con uno sguardo incredulo e gli dico, con un tono freddo: «Le risposte le sai già... Ahi...»
Ora anche semplicemente parlare mi causa dolori ovunque. Abbasso lo sguardo e poi mi sento abbracciata. La mia testa toccava la sua spalla. In questo momento mi sono sentita veramente voluta bene, dopo tutta questa sofferenza. Mi sussurro all'orecchio: «Mi dispiace tanto vederti in queste condizioni. Non mi aspettavo tutto questo nei tuoi confronti, ma spero di sistemare tutto. Mi dispiace ancora. È tutta colpa mia se sei stata tratta in questo modo orripilante»
Sentire queste sue parole sincere mi ha veramente commossa. Le lacrime sono scese sole e ho cominciato a bagnare la sua spalla. Volevo smetterla, non volevo sembrare una debole, ma non ci riuscivo. Almeno ora mi sento veramente voluta bene e protetta, ma so bene che questo non durerà tanto. Anche perché sono io stessa a non volerlo, perché non voglio mettere in rischio altre persone. Gli dico, senza nemmeno pensarci su: «È colpa mia che ho goduto le nostre chiacchierate, senza mai pensare alla tua futura moglie. Scusami tanto»
Ci stacchiamo e mi dice, guardandomi negli occhi: «Non è colpa tua. La colpa è unicamente mia. Devi sapere che io voglio bene più a te che a lei. Fattene una ragione e non cambiare mai più discorso»
Le mie guance subito diventano rosse ed il mio battito è aumentato. Non volevo nemmeno sentire niente di niente del genere. Potrei anche sembrare una donna dura, ma quando si parla sinceramente di ciò che si sente divento una veramente sensibile.
Sento dei passi avvicinarsi verso di noi. La signorina si fa vedere e poi gli dice: «Perché sei così interessato a lei, caro? Devi sapere che lei è una donna che ha infangato la reputazione della sua famiglia e non merita minimamente il tuo interesse»
Le parole che aveva pronunciato erano vere. Io ho sicuramente infangato la mia famiglia con i miei gesti: ho abbandonato la mia famiglia di duca per poi diventare una donna libera, che lavora nell'erboristeria. Da un suo punto di visto tutto ha senso, ma dal mio no. Ma non vale la pena discutere su ciò.
Izana prende la mia mano e mi dice: «No dare ascolto a quello che dice. Sai bene che non la penso in questo modo, Asuna. Lo sai bene che ti voglio bene per quello che sei»
Ho notato che questo ha irritato leggermente, per non esagerare, la signorina e si leggeva nei suoi occhi la voglia di porre fine alla mia esistenza. Tira fuori la pistola e la punta contro di me. Izana si pone davanti a me e le dice di mettere via la pistola. Lei lo implora di allontanarsi. Le scendevano le lacrime dagli occhi e continuava ad implorargli di allontanarsi, ma lui teneva sempre stretta la mia mano. Guardo furtivamente intorno e trovo i secchielli vuoti. Prendo uno e lo lancio prima che lei premesse il grilletto. La pallottola ha viaggiato nella mia direzione, ma il secchiello ha deviato la sua traiettoria causando un graffio sul braccio di Izana.
Subito Izana ordina i soldati di circondarla e toglierle ogni minimo oggetto che avesse.
Almeno adesso sono certa che lui ha scampato il pericolo. Subito all'improvviso sento un'ondata di stanchezza che mi costringe a cadere. Izana se ne accorge e si accuccia, dicendomi: «Scusami tantissimo, mia cara. È meglio per te riposare ora. Hai già visto abbastanza per oggi»
Gli tocco il braccio ferito e gli dico: «Devi farti curare il braccio. Non lasciare la ferita esposta all'ambiente che... Che non ti fa bene... Io sto bene»
Lui sorride e mi dice: «Certamente, Asuna. Ora ti porterò a riposare»
Sorrido e più sento le mie palpebre appesantirsi. Prima che tutto diventasse buio davanti ai miei occhi, avevo sentito un dolce tatto sulla mia guancia. Immagino che Izana mi abbia dato un bacio. Ricordo ancora di aver sentito anche delle urla.
La mia mente continua a farmi rivivere quell'orribile momento della mia vita, in cui ero veramente incapace di difendere me stessa. Così come anche la vita passata, in cui mio padre mi urlava incontro per rispettare le regole impartite a casa. Tutto sembrava farmi sembrare che tutto quello che ho fatto non era corretto. E per aggravare di più, ho cominciato ad immaginare a subire altri maltrattamenti ed io, impotente, non ero capace di fermare il tutto. Ancora frustate in frustate. Poi un colpo di pistola che arriva al mio petto. Riuscivo a percepire dal mio petto la fuoriuscita del sangue. Avevo paura e angoscia e questo mi costringere ad aprire gli occhi.

Il richiamo del passato e lo sguardo verso il futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora