Capitolo 15

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Aiuto la servitù a servire le varie pietanze e poi mi siedo anch'io, dopo che tutti si sono riuniti in tavola. Mangiamo in silenzio e poi mio padre mi ricorda dell'attività che dovevo fare al pomeriggio. Gli dico che non serviva che me la ricordassi. Anche perché non me la sono mica dimenticata!
Dopo aver lavato i denti, esco in giardino e mi trovo Izana aspettare. Lo ringrazio per avermi aspettato, dicendolo a malavoglia, e poi ci mettiamo a camminare per il giardino. Il silenzio governava su di noi e per non far avere dei dubbi su quello che già è successo tra di noi, comincio a parlare. Gli dico: «Lo sai che le piante posso rivelarsi degli ottimi amici quando si è in solitudine. Ogni fiore ha un suo significato nella nostra vita e anche ogni albero»
Lui annuisce e continuiamo a camminare in silenzio. Raggiungiamo un padiglione e ci sediamo. Alzo lo sguardo e mi metto ad ammirare il giardino. Era ben tenuto bene dai giardinieri e sapevo che facevano un ottimo lavoro. I vari colori dei fiori ti infondeva una sensazione di serenità, piacere della vita. Ma a rompere quelle sensazioni è la sensazione che qualcosa poggia sulla mia mano destra. Mi giro e trovo la sua mano sulla mia. Allora gli dico, imbarazzata: «C-cosa stai facendo, Izana? T-togli quella mano»
Lui fa non con la testa e prima che potessi rispondere a quel gesto, mi dice: «Non hai ancora risposto alla domanda che ti avevo fatto, Asuna»
Gli dico: «Perchè mai dovrei rispondere a quella domanda. Dovresti sapere tu la risposta e poi ti avevo già dato la risposta. Se non ho accettato la proposta del re di Tanbarun, ti sembra che accetterò la tua? La risposta la sai bene e non continuare con questa storia. Parlare con te l'ho fatto solo per i miei genitori, altrimenti non ti avrei nemmeno degnato di un saluto. Quindi, chiudiamo questa discussione una volta per tutte»
Sapevo di essere stata dura, ma dovevo porre fine a questa questione. Stava mettendo in crisi la mia mente e non volevo trovarmi in una situazione peggiore di tale crisi. Lui sembrava non comprendere la mia situazione e si avvicina da me, mentre io indietreggio. I nostri volti sembravano lontani solo per un paio di centimetri e mi dice: «Non riesco ancora a capire perché non mi vuoi bene. Ho fatto qualcosa che non avrei dovuto fare. Dimmelo e mi farò perdonare»
Metto la mia mano tra noi due e lo allontano da me. Poi gli dico: «Se è questo il modo per farti perdonare, allora sappi che sei messo male. Non che io non ti voglia bene, ma non voglio accettare quella tua proposta»
Lui mi guarda sconcertato: «Ma perché? Perché Asuna?»
Una risata mi scappa e gli dico: «Sai cosa comporta avere una relazione con te? Diventare la sovrana»
Lui mi guarda dritto negli occhi e mi dice: «Lo so. E allora?»
Mi irrita la sua risposta e mi alzo, dicendogli: «E allora cosa? Non dirmi che tu sei veramente cieco»
Lui si alza e mi guarda dritto negli occhi. Sto anch'io, ma poi non riesco a reggere il suo sguardo e lo abbasso. Lui mi alza la testa mettendo una mano sul mento e mi dice: «Ho una valida ragione per averti scelta. Perché ritengo che tu sia l'adatta a quel posto per via di questo tuo carattere. So bene che vai d'accordo con tutti, compreso con il sottoscritto»
Le mie guance diventano subito rosse e gli dico, balbettando: «C-ccosa stai d-dicendo, I-izana?! Non p-prendermi in giro»
Lui accarezza le mie guance mentre io sentivo sempre il mio volto infuocato. Non riuscivo a credere a quello che mi aveva detto. Non volevo crederci nemmeno.
Abbasso la mia testa per nascondere l'evidente rossore, ma lui me la alza e mi dice: «Io ti amo, Asuna»
Lo guardo negli occhi e poi mi bacia. Non volevo che lo facesse anche a casa, dopotutto tutti potrebbero vederci. Volevo andarmene, ma le sue mani mi hanno circondata in un abbraccio. Gli davo dei pugni sul petto, ma lui ignorava tutto. Allora decido di dargli uno forte forte e lui si allontana addolorato. Lo guardo malamente e gli dico: «N-non ti permettere di fare ciò anche q-qui»
Me ne volevo andare, ma Izana mi prende la mano e mi costringe a sedermi accanto a lui. Tengo lo sguardo basso, anche perché il mio volto era fiammeggiante e non volevo che lo notasse.
Lui mi dice, tanto per rompere il silenzio: «Scusami. Non volevo affatto farti arrabbiare, Asuna. Ma non sono riuscito a resistere al tuo dolce volto incredulo. Sei così carina e...»
Lo interrompo e gli dico: «Okay. Basta. Fermati. Non continuare con questo discorso perché già sono imbarazzata per questo e non vorrei diventarne ancora. Dimmi cosa vuoi fare e lo farò. Così almeno soddisferò la richiesta dei miei genitori»

Il richiamo del passato e lo sguardo verso il futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora