Capitolo 21

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Un odore pungente raggiunge le mie narici che mi costringe a riprendermi da uno strano sogno che stavo facendo. Sento improvvisamente un dolore alle mie braccia e mi rendo conto di avere le braccia appese a delle catene sulla parete. Cerco di liberarmi cercando di fare meno rumore possibile, ma tutto è inutile. Le catene sono fermamente saldate alle pareti ed io avevo il corpo leggermente piegato in avanti, fattore che aumentava sempre di più il dolore percepito.
Mentre la mia mente cerca di trovare una possibile soluzione a questo mio problema, ma anche una plausibile spiegazione a questo mio rapimento e chi mai potrebbe farmi ciò, sento dei passi avvicinarsi e faccio finta di essere ancora svenuta.
Il suo metallico della porta che si apre mi fa scorrere un brivido sulla mia schiena, come se stessi guardando un film horror. Rimango come ero e sento più passi avvicinarsi verso di me. Mantengo la mia mente lucida e anche la mia pazienza. Sento dei passi avvicinarsi e poi si fermano giusto poco vicino a me. Mettono qualcosa nel pavimento e poi sento una voce femminile dire: «Sta ancora dormendo?! Procedete pure»
Sento dei passi avvicinarsi verso di me e poi sento qualcosa di freddo versarsi su di me. È acqua gelida che mi è stata versata su di me.
Apro subito gli occhi e comincio a percepire freddo. Mi trovo davanti una giovane signorina, che immagino abbia più o meno la mia stessa età. Ha i capelli biondi che le ricadono sulle spalle. Indossa un vestito non aderente al suo corpo, ma che si abbina con la sua pelle chiara. Infatti il colore è un rosso acceso. Nella sua faccia potevo notare un sorriso malizioso e mi lancia uno sguardo molto freddo. La guardo senza comprendere e prima che potessi chiederle spiegazioni, ordina ai due servi di versare altra acqua su di me. I sue servi, come dei robot, seguono i suoi ordini e versano su di me non so quanta acqua fredda. Ciò che riuscivo a comprendere che per una strana ragione quella signorina vuole sbarazzarsi di me e lo vuole fare lentamente, godendosi lo spettacolo.
Quando hanno finito tutte le risorse d'acqua, ordina hai due servi di portare altra acqua e poi rimaniamo tutte e due.
Rimaniamo in due e allora le chiedo, tremando dal freddo: «Per caso... Noi due ci... ci conosciamo?»
Lei mi guarda con uno sguardo inizialmente dolce, ma poi esso tramuta in uno malizioso, pieno di voglia di vendetta. Prende da dietro le sue spalle una frusta e mi dice: «Ora capirai tutto. Tutto ha il suo tempo, Asuna»
Mi sorprende il fatto che lei conosca il mio nome mentre io no. Non credo proprio di averla mai vista. Prima che potessi aprire bocca e chiedere ulteriore spiegazioni, sento un forte dolore sulle gambe. Sono stata frustata in un battibaleno. Sento dolore nella parte del mio corpo che ha subito la frustata. È troppo forte, ma cerco di trattenere il dolore dentro di me. Alzo lo sguardo e la trovo gustare la mia sofferenza.
Appena i nostri sguardi si incrociano, lei mi manda frustate una dopo l'altra. Il dolore percepito aumentava gradualmente e cercavo di non emettere suoni il più possibile, ma quando si raggiunge un limite e poi lo si oltrepassa si tralascia ogni nostro patto.
Ormai non so quante volte sono stata frustata perché il conto l'ho perso per via del dolore. Ad ogni frustata seguita dall'altra aumentava di forza e quindi il dolore percepito aumentava esponenzialmente. Inoltre, più io soffrivo più lei sembrava godersi lo spettacolo e mi sembrava che voleva assistere alla mia fine. Nei suoi occhi potevo leggere quella voglia assetata di liberarsi di me una volta per tutte, perché sicuramente centro qualcosa con lei. Ma no so veramente cosa le abbia fatto!
Mi guardo, nonostante subisca le frustate, e mi rendo conto che avevo lividi ovunque e anche i vestiti strappati e bagnati. Faccio un respiro e fermo la sua frusta, tenendola in un pugno. La guardo e le chiedo: «Posso sapere cosa ti ho fatto? Perché devo subire questo maltrattamento? Dammi una spiegazione a questo tuo gesto e forse potrei capire la tua situazione»
Lei mi guarda male e si avvicina da me. Avevo paura che potesse farmi qualcosa di grave. Mi prende il viso con le sue mani e mi dice, con un tono arrogante: «Eh, già. Non ti ho spiegato perché subisci questo speciale trattamento. Ma - assumendo un tono grave e pieno di vendetta - ti meriti anche di più»
Prima che potessi capire ciò che lei mi dice, sento un forte colpo all'addome che mi costringe ad emettere un urlo. Lei libera le mie mani dalle catene e poi mi da una serie di calci e pugni. Rimango accasciata per terra a soffrire e poi mi dice: «Meriti anche di più. Come hai potuto divertirti con il mio caro Izana? Ogni volta che venivo a trovarlo lui era sempre da te. Ho sentito che passa spesso tempo con te e questo mi fa veramente infuriare! Perciò tu meriti la morte, ma una molto lenta e dolorosa. Così capirai come mi sono sentita io»
Volevo risponderle, ma vengo subito bagnata con dell'acqua gelida. Fatico a respirare e sentivo sempre più freddo. Questa è la conseguenza di godere quei momenti di felicità con Izana. Sapevo che stavo mettendo in rischio la mia vita, godendo quei momenti. Ma non pensavo che arrivassi a questo punto. Se lo avessi saputo, avrei sicuramente rifiutato e mi sarei salvaguardata la vita. Ormai non c'è modo di rimpiangere ciò che è stato fatto in passato. Spero di riuscire a scampare a ciò, altrimenti tutto finirà per sempre. E pensare che volevo fare tante cose nella mia vita! Se questo è ciò che mi è stato prescritto, allora lo accetto senza discussione.

Il richiamo del passato e lo sguardo verso il futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora