CAPITOLO XV

2.1K 167 7
                                    

(Devo fare questo avviso poiché ci saranno scene un po' forti, se siete sensibili vi prego di non leggere)

Mi trovavo in un luogo strano, era una stanza non tanto grande,  al buio, non vedevo nulla

All'improvviso sentii delle urla, erano disperate, queste erano seguite da un pianto che sembrava non avere fine

Alle grida e al pianto si affiancarono delle urla di minaccia, queste sembravano appartenere ad un uomo mentre le prime a quelle di una donna

Continuavano, continuavano

Non riuscivo a vedere nulla, però poi improvvisamente si matrializzarono davanti ai miei occhi due figure

La prima la riconobbi subito, era quella di mia madre...

Era lei che piangeva disperata, e vedendo l'altra persona capii il perché

Quel bastardo di mio padre

La stava picchiando, le tirava i capelli, le urlava in faccia

Io non riuscivo a fare nulla, gridavo ma era come se non mi sentissiro

Successivamente poi, notai nell'angolo un piccolo bambino rannicchiato su se stesso

Piangeva anche lui vedendo quella scena

Poi si alzò e lì, vidi, ero io...

Il me piccolo e innocente

Quel bambino che ora non c'è più, dopo essersi alzato andò verso le due persone

Tentò di abbracciare la mamma ma, quel bastardo, con uno schiaffo lo fece letteralmente volare dall'altra parte della stanza

La mamma urlò ancora di più vedendo il suo bambino piangere dopo che quell'uomo, che considerava suo marito e padre di suo figlio,aveva alzato le mani su di lui

Tuttavia non era la prima volta

Eh già, era successo già altre volte, non solo alla mamma, ma anche al bambino

Quell'uomo era senza scrupoli, schiavo dell'alcol, della droga, della lussuria e dei soldi

Un tempo ci voleva bene, a me e... Alla mia mamma

Eravamo la sua vita, ci faceva continui regali ed io ero felice, non per questi, ma perché vedevo in lui una persona da stimare, da seguire, come se fosse un esempio, un eroe...

Poi però non è stato più così

Lui continuava a piacchiarla e nel mentre,  faceva dei sorsi da quella cazzo di bottiglia, fin quando questa finì

A quel punto, guardò prima il bambino, poi lei e, davanti ai miei occhi, le spaccò la bottiglia in testa

Le mise mani al collo e non le tolse fin quando... la mia povera mamma non cessò di respirare

Dopo che il suo corpo cadde a terra privo di vita, si guardò le mani e prendendo pezzi di vetro della bottiglia rotta cominciò a tagliarsi, a farsi ferite sulle braccia e infine sulla gola, cadendo poi anche lui sul corpo morto di mia madre

Scoppiai a piangere, tanto, avevo visto quell'uomo ucciderla senza che io potessi fare nulla

Mi accasciai a terra, tremavo...

"JUNGKOOKIE TI PREGO SVEGLIATI"

Era lui...

Era la voce del mio angelo

𝖄𝖔𝖚𝖗 𝕬𝖓𝖌𝖊𝖑Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora