30 - In The End

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La Smart si fermò sul fondo di Bryson Gardens; e in quel momento, di fronte all'unica villa che c'era, Simon parve irrigidirsi. Fermo sul sedile anteriore, con gli occhi fissi sulla fioca luce del primo piano, non solo si chiese se sarebbero riusciti a entrare, ma addirittura a uscire vivi da quel posto. Così deglutì a vuoto, sentì la gola improvvisamente secca e percepì il freddo della lama premere contro il polpaccio, proprio dove aveva deciso di spostarla prima dell'arrivo di Darrell.

«Sei pronto?» chiese lui, distogliendolo dai suoi pensieri.

Batté le palpebre un paio di volte, poi si voltò a guardarlo e, stralunato, annuì. Lento più di un bradipo, si sganciò la cintura di sicurezza e lasciò che questa si arrotolasse nel meccanismo. Infine, col cuore in gola, tirò fuori il coltello e lo strinse in una presa ferrea. «Sono pronto» confermò.

Darrell trattenne una sequela di domande, sollevò solo le sopracciglia e poi scese dall'auto. Quando lo vide fuori, scosse la testa e sputò un: «Lo hai preso a casa di Abeigeal?».

Lui annuì. Era certo che, prima o poi, avrebbe dovuto raccontargli tutto; tuttavia non precisò nulla e pensò che non fosse neppure il momento giusto. «È una lunga storia» borbottò vago. Tenne il braccio teso lungo il fianco e s'incamminò veloce verso il viale.

Alle sue spalle, Darrell. Dapprima mantenne il passo, poi lo superò e in un mormorio disse: «Non vorrai entrare dalla porta principale, spero».

«Hai qualche altra idea?»

Storse le labbra in una smorfia, si guardò attorno con aria sospetta e poi gli fece cenno per essere seguito, iniziò a perlustrare il giardino che costeggiava la villa. «Non possiamo certo suonare al campanello e dire "Sorpresa, siamo qui per portare via Randy"» sbottò a denti stretti.

Simon sollevò gli occhi al cielo, si lasciò andare a uno sbuffo frustrato. «Questo è ovvio» sussurrò. Allora abbassò lo sguardo, seguì i passi di Darrell verso le aiuole di destra, i bei vasi di begonie, e si fermò. Sul suo viso comparve un sorriso sinistro, un ghigno. «Dobbiamo dividerci.»

A quelle parole, Darrell si voltò subito nella sua direzione e grugnì un: «Sei impazzito?».

«Nient'affatto» negò, indicando i vasi con la punta affilata del coltello. «Uno di noi li getterà dentro, spaccherà tutte le finestre e attirerà la loro attenzione; finiranno in salone, o forse usciranno fuori, chissà.»

«E l'altro entrerà dentro» concluse, le sopracciglia aggrottate.

«Non ti sembra una buona idea?»

«Mi sembra un'idea folle, soprattutto perché conosco i soggetti sottintesi: sarò io quello che dovrà lanciare i vasi, vero?»

Simon fece spallucce. «Oh, non prendertela» disse, emettendo un suono divertito. «Abbiamo un solo coltello, ed entrare in quella casa disarmati sarebbe assurdo.»

«Sarebbe più assurdo lasciare disarmato me, visto che mi ritroverò di fronte a chissà quante persone» gli fece notare.

«Diavolo, Darrell, perché non apri un po' la mente? Al massimo puoi chiuderti in auto!» Gesticolò nervoso, muovendo la lama con nonchalance. «Pensa a me, piuttosto: non riuscirei mai a correre, risento ancora dell'incidente.»

Darrell si passò una mano sul viso, tentò di scacciare la frustrazione accumulata e non ci riuscì. Allora borbottò un: «Va bene». E grugnì, sollevò una mano, indicò chissà dove, disse: «Su, nasconditi, non ne voglio sapere niente. Se il piano andrà male, sarà solo colpa tua».

Un leggero ghigno si dipinse sul volto di Simon. Non disse nulla, fece solo ciò che gli era stato detto e subito dopo, allontanandosi, udì il primo crash, la prima finestra in frantumi. Lo maledisse in silenzio, a denti stretti, perché non era neppure riuscito a raggiungere un dannatissimo cespuglio. Così storse il naso, ne puntò uno e ci si tuffò dentro.

Invisibile (salvation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora