Aveva guidato fino al Royal Victoria Hospital con i nervi a fior di pelle, immaginando chissà quale turpe scenario potesse nascondersi dietro le misteriose sparizioni di Darrell, e non era giunto a nessuna conclusione accettabile. L'unica che aveva sostato per più di qualche minuto nella sua testa era anche quella più improponibile, quella impraticabile: il cimitero, Lucia. Sapeva che non sarebbe mai riuscito a raggiungere quel posto senza l'auto; era troppo lontano, perciò era anche inutile rimuginarci sopra, tentare di giustificarlo oltre.
Così, entrando nell'ospedale, si decise a gettare la spugna e si lasciò andare a un sospiro pesante. Lo sguardo fisso, procedette spedito nell'ingresso e filò verso l'ascensore. Solo allora, sentendosi chiamare, si fermò.
«Lei è il Signor Morgan?»
Trasalì. La fronte corrugata, si chiese chi mai potesse averlo riconosciuto proprio in quel momento e poi, lentamente, si voltò.
Dinanzi a lui, un'infermiera distinta, con i capelli castani ben raccolti in una coda bassa. Sorrise, disse: «È lei, giusto? Sono già due giorni che viene a trovare il Signor Graham».
Randy annuì confuso, non sapendo come comportarsi o cosa dire. Attese in silenzio, sperando che proseguisse alla svelta, e poi le vide sollevare una cartellina rigida per controllare chissà cosa.
«Il martedì non viene mai nessuno» iniziò, con fare loquace, puntellando il tappo di una Bic su dei fogli. «Mi ha sorpresa vederla qui; ma è pur vero che il fratello del paziente ha già chiamato per avvisarci di farla restare al suo posto.» Si strinse appena nelle spalle, poi tornò a guardarlo in viso e concluse: «A ogni modo, non voglio trattenerla o disturbarla. Ci tenevo solo a dirle che il Signor Graham potrebbe essere un po' nervoso...».
«Per quale motivo?» indagò, un sopracciglio sollevato.
«È tornato da poco dalla riabilitazione; il suo umore non è mai dei migliori dopo le sedute» mormorò, chiudendo la cartellina.
Lo sguardo di Randy parve incupirsi, tanto che non riuscì a rispondere e prese a mordicchiarsi l'interno di una guancia con fare nervoso. Per un attimo provò l'impulso di tornare indietro, di montare in auto e guidare alla cieca, nonostante le gambe fossero diventate molli come gelatina.
Gli occhi vuoti, pensierosi, e il cuore in gola, mugolò e udì un:
«Si sente bene?».
«Sì, sto bene» confermò sottovoce, mentre la gola gli si chiudeva in una terribile morsa.
«È un amico di famiglia, un parente?» iniziò vaga l'infermiera. Inclinò di poco la testa, cercò di guardarlo bene in viso e mormorò: «Sa, qui forniamo delle sedute di supporto psicologico per i familiari delle vittime d'incidenti gravi come quello capitato al Signor Graham».
«Sto bene» la interruppe ancora. «Posso andare?» domandò atono, fissando la punta delle proprie scarpe.
Lei assentì dispiaciuta. «Certo, vada pure.» Fece un sorriso tirato, poi un passo indietro, e provò a dire qualcosa come: «Le auguro una buona giornata».
«Sì, grazie» bofonchiò torvo, senza nemmeno guardarla.
Dopo quella notizia non era più così certo che sarebbe potuta essere una buona giornata; non che fosse iniziata bene, in fondo, ma sperava di distrarsi, di non pensare a Darrell per un po'. E la preoccupazione, invece, si era solo moltiplicata.
Perciò, raggiunto il reparto di neurologia, con una mano tra i capelli, sbuffò sonoramente. Si avviò svelto lungo il corridoio, ignorò il vociare proveniente dalle stanze e sgattaiolò in quella di Gabriel.
![](https://img.wattpad.com/cover/190055006-288-k828132.jpg)
STAI LEGGENDO
Invisibile (salvation)
Romance(ADATTA A UN PUBBLICO MATURO) Dopo l'incidente, Gabriel non è più lo stesso. Steso sul lettino del Royal Victoria Hospital, fatica perfino a parlare e non riesce a muoversi. È per questo che Darrell prende in mano la situazione e, spronato da Simon...