Capitolo 11

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Stella

Il ragazzo si arrabbiò alle mie parole e mi scaraventò a forza sul letto da dove prontamente mi scostai.
"Ascoltami pezzo di merda, non voglio farti del male ma ti conviene lasciarmi andare se non vuoi problemi" dissi aggressiva
"Ahahah non ti lascerò mai andare"
"Peggio per te" risposi iniziando a mostrare i denti.
"Che cosa stai facendo? Sei fuori di testa!" mi urlò ma ne approfittai per andare in cucina.
"Oh Stellina cara, vedo che hai già conosciuto mio figlio, condividerete la stanza non è fantastico?"
"Si Carl... È meraviglioso" in realtà è un vero scempio, essere sottomessi nella propria casa e obbedire ad uno sconosciuto, tutto questo mi fa vomitare.
A cena fu tutto tranquillo ma i veri problemi iniziarono in serata quando mi fermai con il compagno di mia madre a vedere la televisione mentre lei lavava i piatti.
"Come si stava in carcere?" mi chiese
"Diciamo che si sopravvive, ne più, ne meno di fuori"
"E dimmi..." continuò posando una sua sudicia mano sulla mia coscia sinistra "ti hanno trattata bene?"
Lo guardai dritto negli occhi "si. Benissimo" risposi, non volevo che sapessero dei continui abusi, ne delle ferite inflitte ed evidenti sul mio corpo.
"Hai dei bellissimi capelli lo sai?" mi coccolò la testa e mi annusò le punte.
"Scusa ma adesso vado a dormire" dissi alzandomi di scatto infastidita.
"Certo Stellina, vai pure e tratta bene mio figlio, non voglio problemi"
"Stai tranquillo"
"Siamo passati al tu, in un giorno solo, ormai siamo amici intimi" sottolineò l'ultima parola con malizia e lì corsi via. Sarò anche un mostro ma ho sempre 19 anni e i criminali questa volta sono in casa mia e io dovrò impegnarmi fino all'ultimo per sconfiggerli.
Andai in bagno a cambiarmi e poi mi diressi a letto, salutai mia madre e restai a fissare quasi tutta la notte il soffitto.
Erano ormai le due di notte quando fui svegliata dai miei pensieri da dei gemiti di piacere e urla soffocate.
"Li senti anche tu?" disse Roberto
"Si..."
"Fanno sesso sempre a quest'ora e sembra che venga giù il mondo perché tua madre urla come una dannata. Ho capito che mio padre sia dotato ma è esagerato così" commentò mettendosi il cuscino in faccia.
Tra i vari orgasmi sentimmo che Carl urlò il mio nome in preda al piacere, guardai Roberto e rimasi sbigottita.

CANNIBAL  -segreto di sangue-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora