XVII - Un principe senza corona (I)

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Eccoci qua! Speriamo che la vita privata mi dia un po' di tregua. Grazie per l'attesa! 💚

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  Nel bagno del professore si respirava un'atmosfera un po' retrò: le classiche piastrelle bianche, un mobile con ampio lavabo, un ampio specchio, una vasca ovale con tenda doccia, per garantire massima privacy e una finestrella tipo oblò, il tutto contenuto in una stanza rettangolare non molto grande. Tutto lucidato a dovere, chiaramente, perfino i vari prodotti di igiene erano sistemati al centimetro. A Zhao sfuggì un sorriso. Anche se piccola, quella casa era quasi aristocratica. Di ritorno dall'orfanotrofio, ancora una volta, era riuscito a scroccare la cena dal professore: non era molto nobile, dal momento che doveva ancora ripagarlo della prima uscita, ma il giovane poliziotto non poteva fare a meno di tormentare il posato professore. Cominciava quasi a considerarlo il suo passatempo preferito. Una volta asciugate le mani nel morbido e profumato asciugamano, si diresse in cucina, dove un altro profumino aleggiava nell'aria e la tavola era pronta per potersi servire. Solo a guardarla gli veniva doppiamente fame: come poteva rinunciarci?! Prese posto, annusando a pieni polmoni quell'odorino paradisiaco.

- La tua casa spicca tra le altre del quartiere, ha un sapore quasi antico, non si direbbe che ci viva un giovane professore. Ti somiglia, però. Se ne vedono pochi come te in giro. -

- In realtà, la proprietaria della casa è la signora Yao. Avrei cercato un appartamento vicino all'università, ma dal momento che lei si era trasferita all'orfanotrofio ed era un po' restia a vendere, ho accettato: l'arredamento mi piace. Lo prendo per un complimento, comunque. -

- Voleva esserlo, infatti. -

  Ruffiano, pensò Shen, mentre finiva di sistemare le ultime ciotole. Si astenne dal ribattere, senza però nascondere un sogghigno, mentre voltava le spalle a Zhao per prendere l'ultimo piatto da aggiungere a quelli già presenti sulla tavola. Prese posto a sua volta, sotto lo sguardo divertito di Zhao, che cominciò a servirsi senza farselo dire due volte. Chiacchierarono del più e del meno, come due amici di vecchia data; ricordarono soprattutto i momenti di quel pomeriggio, passati in mezzo al fracasso infantile, che aveva fatto loro spuntare un sorriso. Zhao continuava a dire che la piccola Jiu Yue avesse gran simpatia per il professore, che lo considerasse come un fratello maggiore, cosa che Shen continuava, invece, a negare. Secondo lui erano tutte coincidenze, era come se non volesse essere complimentato, come se non si ritrovasse negli aggettivi "figlio modello", "il miglior fratello maggiore" e altre cose legate alle relazioni famigliari. Più Zhao lo osservava, più gli sembrava che quel professore nascondesse qualcosa, ma non riusciva a capire cosa potesse essere, perché dall'esterno risultava perfetto, un uomo pieno di risorse, adorato da tutti, che non se la prendeva mai per niente. Nessuno era sempre tranquillo, pensò. Qualcosa doveva ribollire dentro Shen, anche se era davvero bravo a controllarlo. Shen, dal canto suo, trovava che Zhao avesse trovato il proprio elemento nell'orfanotrofio: gli era sembrato uno dei tanti bambini, non aveva dato minimamente l'aria di essere un adulto più o meno responsabile, con un lavoro difficile e importante per la salvaguardia delle persone. Osservandolo per tutto il pomeriggio, il professore aveva avuto la sensazione che il detective fosse stato privato di quella parte della vita, o quantomeno, che non l'avesse vissuta appieno. Anche Shen era stato un bambino cresciuto troppo in fretta, ma a differenza di Zhao, col suo carattere non aveva sentito il bisogno di avere un'infanzia piena di giochi, di matto divertimento e spensieratezza esagerata, gli era sempre bastato il poco che aveva avuto. Col carattere che si ritrovava Zhao, invece, non doveva essere stato facile per lui, qualsiasi cosa fosse successa. Tornando dai propri pensieri, lo trovò con lo sguardo fisso su una delle tante ciotole.

- Qualcosa non va? -

- La pancetta brasata... -

- Sì, me n'era rimasta un po'. Avevo capito che ti piacesse; perché, non è buona? -

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