XIV - Tutti i grandi sono stati bambini una volta... (V)

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L'erba era di un verde particolarmente luminoso quell'anno, i fiori avevano dei colori vibranti, il loro profumo inebriava i sensi e le piantine officinali erano cresciute abbondantemente. Sembrava essere un'ottima annata. Il giovane chiuse gli occhi per un istante e assaporò quella bella e tranquilla giornata domenicale, prima di mettersi al lavoro. Non era del tutto vero che non sapesse sciogliersi, anche uno preciso come Shen aveva il suo piccolo hobby, con cui si sbizzarriva per qualche oretta in totale relax. - Ok, magari qualcuno intendeva che dovesse sciogliersi nei confronti del mondo esterno e non tra le mura di casa, dove nessuno lo vedeva, ma comunque... - Non gli piacevano solo i fiori in sé, ma piuttosto ciò che stava dietro, il loro significato, le loro origini, le varie leggende ad essi legate e cose simili. Quando passava del tempo in giardino, riusciva a non pensare. Non era stato uno dei risvegli migliori quello di quel giorno: era da un po' che le sue notti non erano più state popolate dai lampi e tuoni del passato, dal rumore della pioggia che batteva sulla finestra della stanza dove si era rinchiuso, dandogli la sensazione che stesse battendo direttamente nel suo petto, come quando si stava troppo vicini alle casse di uno stereo; il pavimento sul quale sedeva era freddo, sentiva un senso di nausea alla bocca dello stomaco, mentre guardava le mani tremanti ed immagini sfocate e voci indistinte lo circondavano, come bulli in cerca di svago, che volevano impedirgli di dimenticare. Solitamente, si svegliava in un bagno di sudore dopo un ultimo tuono sempre più forte degli altri, ma quella volta la stanza si era riempita improvvisamente di quiete, si era fatto giorno e i raggi del sole erano entrati dalla finestra, portando calore e la presenza di un piccolo arcobaleno nelle sue mani, ora grandi, poste in lettura.


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mani in lettura = immagine di sincerità, si spera che la verità venga letta in esse

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  Il finale non era stato poi così spiacevole, conferiva una malinconica serenità, ma ciò non impedì a Shen di svegliarsi piuttosto irrequieto, con la sensazione che stesse per succedere qualcosa, senza che gli fosse dato sapere se sarebbe stato positivo o negativo. Per quello aveva deciso di liberare la mente con del sano lavoro manuale all'aria aperta, era una sorta di meditazione che l'aveva aiutato molto negli anni. Si era rimboccato le maniche della leggera felpa bianca con interno azzurro, aveva annaffiato la fila di fiori da una parte, tolto qualche erbaccia presente nel mentre - procurandosi qualche piccolo taglietto sulle dita - e aveva appena finito di controllare la prima mini serra dall'altra parte del giardino, quando gli squillò il cellulare in tasca.

- Signora Yao, buongiorno. [...] Nessun disturbo, mi dica pure. [...] Sì, ho presente. [...] E' la bambina con le treccine? [...] Ecco, io non... Non sono il tipo da festa. [...] Sì, ha ragione. [...] Ah... Allora immagino di non poter rifiutare. -

  Al che, il già precario sorriso si spense del tutto sul volto del giovane, a sentire le ultime parole della donna: "Perché non porti anche quel tuo simpatico amico, già che ci sei?" Si era già dimenticato della promessa fatta, segno che non bramasse di passare del tempo extra con quell'uomo, per niente. Ma sfortunatamente, non aveva via di fuga: era domenica, il che significava niente lavoro e niente impegni, rifiutare per entrambi sarebbe suonato alquanto strano, soprattutto se a richiedere la presenza del professore era una tenera bambina che, per un motivo a lui ignoto, sembrava essersi affezionata e lo voleva presente alla sua festa di compleanno. Corrugò la fronte, arreso.

- Va bene, signora Yao. A più tardi. -

  Niente da fare, il detective continuava ad andare e venire nella sua vita, come niente fosse. Il fatto che non riuscisse ad evitarlo, con tutta la buona volontà, era davvero irritante. Sospirando, finì di prendersi cura delle piantine, dopodiché rientrò in casa, si lavò le mani e andò a prendere il blocchetto sul quale aveva fatto scrivere a Zhao il suo numero di telefono. Con molta probabilità, stava ancora dormendo a quell'ora. Non appena girò la copertina, i suoi occhi si chiusero per reprimere un qualsiasi commento al "nome" che l'altro aveva scritto: Il Capo. Esibizionista! Se non fosse stato per il piccolo innamorato, la signora Yao non avrebbe mai incontrato Zhao e Shen non sarebbe stato obbligato ad accettare di doverselo portare dietro alla prima occasione. Beh, in fondo, sarebbe bastato che il giovane professore fosse stato in grado di dire di no alla donna che l'aveva cresciuto. L'amore era sempre un problema... Zhao si era appena svegliato, in effetti, quando ricevette la telefonata. Si svegliò con due occhiaie che non aveva neanche in tutti i giorni di lavoro più proficui messi insieme: aveva passato la notte a sognare edifici, mobili e Hong che continuava ad indicare questo e quello, come fossero una coppia neo-sposata, in cerca dell'arredamento giusto per la nuova casa. Il giorno prima era stato davvero devastante, si vedeva che non aveva mai molto da fare per riempirsi le giornate: si era quasi pentito di aver accettato di farsi seguire dalla collega nella ricerca del nuovo ufficio e infatti, aveva posticipato l'uscita per tre giorni, ma il quarto giorno dovette arrendersi, anche se lo metteva a disagio stare da solo con lei. Era superficiale per molte cose, ma non era stupido, sapeva benissimo cosa stava succedendo: Hong era una bellissima ragazza e molto sveglia, ma semplicemente non era il suo tipo. Però, nonostante l'apparenza da dura, doveva ammettere che aveva buon gusto, perché aveva proposto dei pezzi di arredamento piuttosto carini. Se non altro, i chilometri che si erano fatti erano serviti, visto che erano riusciti a trovare il posto perfetto in un giorno: era collocato in una stradina secondaria e tranquilla, non lontano dal centro, così avrebbero avuto tutto a portata di mano. Zhao si ritrovò a sorridere, perché il momento di allontanarsi dalla persona che più gli creava disagio sembrava essere vicino. Avrebbero ancora dovuto condividere la casa, certo, ma almeno per quanto riguardava il lavoro non avrebbe più dovuto dare conto a nessuno ed era una gran cosa. Mentre si apprestava a bere il suo solito caffè, vibrò il cellulare sul tavolo.

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