VII - Il vento del cambiamento (I)

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  Il cielo notturno traboccava di stelle, come mai ne aveva viste. Era da solo nel giardino di casa, ma c'era qualcosa in quella solitudine che lo calmava e lo faceva sorridere, mentre guardava il manto scuro. Ma poco dopo, la leggera brezza che gli accarezzava il viso, diventò via via più forte e cominciò a sentire freddo. Improvvisamente, sotto i suoi piedi si aprì una voragine, mozzandogli il fiato per un tempo che sembrò infinito e un brivido di terrore gli attraversò la spina dorsale. Volle allontanarsi, ma i piedi sembravano incollati al suolo. L'ultima cosa che ricordò, fu una voce famigliare che gli disse: "E' ora." Al che, una mano lo afferrò e lo allontanò dal pericolo. Zhao si svegliò col respiro affannato, gli occhi che bruciavano e un peso invisibile che gli premeva sul petto. Gli ci vollero un paio di minuti per riprendersi. Si asciugò gli occhi umidi e tenendoli chiusi, cercò di riprendere lentamente una respirazione regolare. Si sedette sul bordo del letto, mettendo la testa fra le mani. Nella stanza semi buia, illuminata solo da qualche flebile raggio di sole mattutino che filtrava dalle tapparelle della finestra, non importava se gli occhi fossero chiusi o aperti, l'oscurità che lo avvolgeva era la stessa. Una volta, Zhao adorava svegliarsi la mattina, perché gli faceva pensare a quante possibilità avrebbe potuto portare il nuovo giorno e si chiedeva sempre se avrebbe fatto qualcosa di grande in quel giorno. Ma ormai, quello che voleva non l'avrebbe mai potuto avere e quelle piccole scie di speranza che entravano nella stanza, non gli davano più quella gioia: ora, la mattina era fatta solo per andare a fare un lavoro che non lo entusiasmava particolarmente ed incontrare gente che non avrebbe voluto vedere, per poi tornare di nuovo al punto di partenza e ricominciare da capo il giorno dopo. Si lasciò sfuggire un sospiro. Era inutile pensarci, tanto non sarebbe cambiato niente, così si alzò dal letto e tamburellò con le mani sulle ginocchia, come per darsi forza e coraggio. Sbadigliando, si recò in bagno: ogni ondata d'acqua gelida sul viso era un toccasana. Scendendo al piano inferiore, con stupore trovò il padre ancora seduto in cucina, con il giornale in una mano e una tazza di caffè nell'altra. Quell'incrocio di sguardi era sempre una spina nel fianco.

- Che ci fai ancora qui? -

- Buongiorno anche a te. -

  Zhao fece il giro del tavolo e andò a prendersi una tazza di caffè a sua volta. Quell'abitudine era una delle poche cose che i due avevano in comune, solo che, se la mattina era solo in casa, il giovane detective si gustava quella bevanda amara con molto piacere, ma se capitava che fosse presente anche il padre, gli passava la voglia. Però, ne aveva bisogno, altrimenti si sarebbe trascinato come uno zombie per tutto il giorno. Il silenzio riempì l'ampia e luminosa cucina, rotto solo dal rumore del giornale che veniva ripiegato, dai passi del vecchio Zhao verso il lavandino e il tintinnio della tazza che veniva posata all'interno di quest'ultimo. Il giovane Zhao si spostò verso la porta scorrevole che dava sul giardino, dando le spalle al padre, che intanto finì di preparare la sua ventiquattrore. Quando finì, l'uomo alzò lo sguardo verso il figlio: vederlo stare in piedi vicino a quella porta, a guardare fuori, gli riportò alla mente dei ricordi poco piacevoli che tentò subito di scacciare dalla mente.

- Avete qualche caso particolare oggi? -

  La domanda fece rizzare i peli sulla nuca del giovane, che fece una smorfia ironica.

- Perché, vuoi decidere se è adatto a noi o no? -

- Sai che non sei fatto per stare lì. Potresti prendere parte al nostro caso, un vero caso. -

  Il giovane Zhao si voltò, lanciando un'occhiataccia al padre. Un "vero" caso? Come se quelli che risolvesse la sua squadra fossero spazzatura! Era vero che sembravano più un'agenzia di investigazione privata, ma come disse Guo, erano pur sempre dei casi: potevano non essere di grande rilevanza e spessore, ma si aiutavano comunque le persone ed era quella la cosa più importante. Perché il vecchio insisteva con quella storia? Sapeva benissimo come la pensasse il giovane a riguardo.

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